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ZeroZeroZero, il libro di Saviano che ha ispirato la serie di Stefano Sollima

In occasione dell'uscita della serie di Stefano Sollima, 'ZeroZeroZero', parliamo del libro di Roberto Saviano da cui la serie è tratta

Debutterà questa sera su Sky Atlantic ZeroZeroZero, la serie televisiva firmata da Stefano Sollima e tratta dal romanzo omonimo di Roberto Saviano.

I primi due episodi della serie sono stati trasmessi in anteprima alla 76a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia lo scorso Settembre, dove è stata presentata in anteprima mondiale una storia fatta sì di droga, ma che riesce a creare un legame tra due mondi apparentemente opposti come quello messicano, da una parte (che da sempre risulta essere quasi lo stereotipo del narcotraffico), e quello dei piccoli paesi calabresi dall'altro.

L'intento di ZeroZeroZero, dunque, è quello sì di raccontare una storia incentrata sul narcotraffico, ma che abbia anche la capacità di preservare il tono d'inchiesta del libro da cui è tratto.

Proprio per prepararsi meglio alla visione di ZeroZeroZero abbiamo deciso di leggere il libro inchiesta di Roberto Saviano, per cercare di comprendere nel miglior modo possibile il mondo tratteggiato dallo scrittore di Gomorra e La Paranza dei Bambini ed essere così in grado di seguire con maggiore attenzione la serie internazionale di Stefano Sollima con protagonisti Dane DeHaan, Gabriel Byrne e Andrea Riseborough.

ZeroZeroZero: la struttura del libro

ZeroZeroZero è un romanzo inchiesta diviso in 7 parti. Ogni parte inizia con il titolo Coca e una numerazione progressiva: Coca #1, Coca #2 ecc… fino al numero sette, quello conclusivo, ch apre le porte ai ringraziamenti, in cui lo scrittore mostra la propria gratitudine per tutti coloro che gli hanno permesso e che lo hanno aiutato a scrivere questo libro.  

Ogni parte è preceduta da una breve introduzione, in cui Roberto Saviano sembra rivolgersi direttamente al lettore, quasi chiamandolo per nome. Quasi sfidandolo a negare quello che troverà nelle pagine seguenti. È una sorta di chiamata alle armi, una non-così-muta richiesta di tenere gli occhi aperti e alta la concentrazione. L'inchiesta diventa allora una conversazione o, meglio ancora, una lezione che Saviano da alla sua aula virtuale di lettori.

SE NON È LUI: CHI USA LA COCAINA?

ZeroZeroZero comincia immediatamente con una sorta di pugno nello stomaco o, se si preferisce, con un disvelamento che avviene senza mezzi termini. Quasi un voler parlare subito chiaro, che si snoda nella forma di un lungo elenco interpuntato.

L'essere umano comune, occidentale e soprattutto borghese, è sempre stato spinto a pensare che la cocaina fosse qualcosa di astratto, quasi. Qualcosa che è al di fuori del proprio mondo, qualcosa di cui abusano le persone che non hanno speranza, quelle che non hanno futuro. I tossici, queste oscure creature che si muovono ai margini di una società che sembra non volerli vedere, sono sempre scarti, borderline, persone povere.

Ecco, Roberto Saviano comincia immediatamente dicendo quanto questa idea sia sbagliata. E lo fa facendo un lunghissimo elenco delle persone – dei professionisti – che ricorrono alla cocaina: vuoi per sentirsi meglio con se stessi, vuoi per migliorare il proprio rendimento. Dalla prostituta che annebbia l'umiliazione della carne attraverso lo specchio della droga, al tassista che vuol rimanere più sveglio possibile per fare più corse. Ma anche il medico che ha bisogno di più energia per operare, o l'architetto che vuole assaggiare il brivido di un viaggio che sembra annullare confini, arrivando ai calciatori, alle persone di spettacolo, a tutti coloro che nella cocaina cercano soddisfazione e prestazioni.

Ma Saviano va ancora più a fondo e riflette su come la droga in generale e la cocaina in particolare siano ormai all'ordine del giorno. Come la figura del mostro, riscritta nel novecento, che non era più distinguibile da deformità o diversità e che si nascondeva nella quotidianità, così la cocaina è diventata qualcosa che qualcuno utilizza. Qualcuno vicino a noi, qualcuno magari di insospettabile. E Saviano chiude dicendo che se non conosci qualcuno che è dipendente dalla cocaina: "Semplicemente la persona che ne sta facendo uso sei tu".

COME E PERCHÈ NASCE IL ROMANZO

Roberto Saviano stesso racconta da dove nasce l'idea di ZeroZeroZero. L'idea nasce quando lo scrittore sotto scorta è stato chiamato dalla polizia americana per chiedergli di scrivere un articolo su una soffiata ricevuta e vedere sell'articolo avrebbe smosso le acque non solo a dimostrazione della fondatezza delle informazioni ottenute, ma anche nella speranza che esso avrebbe potuto provare a delle prove tangibili riguardo la colpevolezza del boss registrato in un audio in cui da una lezione su cosa voglia dire essere un leader della malavalita e su cosa significhi affiliarsi con lui.

È il capitolo che Saviano chiama La Lezione, perché l'uomo registrato nella cassetta è questo che fa: spiega come funziona il mondo. Meglio, spiega come funziona il suo mondo. Un mondo dove "se rischi tutto, hai tutto". Ma, allo stesso tempo, un mondo in cui si deve dar per scontata la propria dose di sfortuna e, insieme, la propria dose di punizione: "Se pensi di farcela senza carcere, senza scappare, senza nasconderti, allora non sei un uomo". Ed è molto importante, in questo ambiente, essere un uomo: "Se non lo siete uscite da qui, perché se non siete uomini, non potrete mai essere uomini d'onore".

Quella che Saviano sente è una lezione tipica di una certa malavita tutta italiana – da qui anche la scelta, nella serie, di inserire la figura del vecchio boss calabrese – e lo scrittore riflette su come, per la prima volta, i boss italiani addestrino messicani e latino-americani, creando una congiunzione nel mondo della criminalità che non era mai stata vista prima.

I RACCONTI DELLA DROGA

Nel corso di ZeroZeroZero, per segnare il cammino e insieme l'evoluzione del mercato legato alla cocaina, Roberto Saviano racconta varie storie. Comincia dalle storie di Arturo, un uomo che diventa trafficante di oppio per non vedere la propria guerra bruciare e che finirà alle dipendente de El Padrino, vale a dire Miguel Angel Felix, ex poliziotto diventato poi il capo di uno dei cartelli più in vista del narcotraffico.

La storia di El Padrino, che credeva in un traffico fatto di riunioni e strette di mano coi suoi competitors, è in realtà la storia di Kiki Camarena. Ex sbirro anche lui, Kiki lavora per El Padrino e finisce col fare amicizia con un altro boss, Caro Quintero, di cui si guadagna la fiducia. Quello che Quintero non sa è che Kiki non è un ex sbirro, ma un agente sotto copertura della DEA (Drug Enforcement Administration) che voleva cambiare il sistema da solo.

Quasi giunto al traguardo, Kiki è stato però tradito dalle istituzioni che dovevano proteggerlo, grazie ad un governo che dimostrava già le sue falle e la sua corruzione.

Kiki finì per essere smascherato, torturato in maniera abietta e crudele. Il suo caso, però, è diventato quello che oggi definiremmo un caso virale, tanto che oggi, negli Stati Uniti, si festeggia ancora la Red Ribbon Week, la settimana in cui viene fatta mostra di un nastro rosso per combattere la droga, proprio in onore di Kiki.

Ma è alle storie dei "grandi capi" che Roberto Saviano si mostra interessato: alla storia di El Chapo (il tarchiato), di Osiel Cardenas Guillén,dei gruppi di Los Zetas e di La Familla. Tutte figure che partono dal Messico e che sembrano rendere ovvia e plausibile la frase che Saviano scrive nel suo libro: "Per capire la coca devi capire il Messico".

Ecco allora che viene descritto il commercio di Sinaloa, già dall'ottocento terra di oppio, il cosiddetto veleno nero. Terra in cui intere famiglie si sono sostenute proprio grazie al suo traffico e che, grazie ai suoi 650mila chilometri quadrati è il più grande cartello messicano e uno di quelli che è riuscito a trasportare maggiore cocaina negli Stati Uniti. Tra il 1990 e il 2008 con le sue 200 tonnellate di cocaina più i grossi quantitativi di eroina, il cartello di El Chapo è stato davvero il più grande distributore di cocaina, arrivando poi anche nel mercato delle metanfetamine.

I NUMERI DELLA DROGA

Essendo un romanzo d'inchiesta, naturalmente, ZeroZeroZero non si tira indietro quando si tratta di elargire al pubblico che lo legge i numeri del commercio della droga.

Innanzitutto Saviano insiste, quasi in un'esaltazione della droga, quasi ti volesse convincere a diventare uno spacciatore, che la cocaina è l'investimento che rende di più. Quelle di Saviano non sono parole vuote, ma porta avanti un esempio, paragonando un investimento nel 2012 in azioni della Apple. Se si investivano 1000 nell'azienza Steve Jobs si aveva un ricavato di 1670 euro. Lo stesso investimento, fatto in cocaina, portava ad un riscontro di ben 172.000 euro. Un guadagno stratosferico.

La Cocaina, dunque, è una delle merci più "esportate" al mondo. Secondo uno studio condotto dall'ONU nell'ormai lontano 2009 (ricordiamo che ZeroZeroZero è un libro uscito nel 2013), la ripartizione della droga era così:

• 21 Tonnellate in Africa
• 14 Tonnellate in Asia
• 2 Tonnellate in Oceania
• 101 Tonnellate in America Latina e Caraibi.

La cocaina, spiega dunque Saviano, è una merce che si vende più facilmente dell'oro ed ha introiti che fanno impallidire persino quelli del petrolio.

Ma si tratta – ovviamente! – di un commercio che non può essere definito pulito da nessun punto di vista lo si guardi. Un commercio che, molto spesso,chiede un pagamento in vite umane.

L'11 Gennaio 2012 viene pubblicato il Bollettino della Narcoguerra, che stima con precisione che tra il Dicembre del 2006 e il Settembre del 2011 ci siano state ben 45.515 morti dovute alle guerre legate alla droga.

La cosa spaventosa è la crescita esponenziale delle morti dovute al narcotraffico:

• Nel 2007 sono state 2826 morti
• Nel 2008 sono state 9614 morti
• Nel 2010 sono state 15273 morti
• Nel 2011 (con una stima fatta solo fino a Settembre, e quindi con tre mesi mancanti di traffico) le morti erano già a 12.903

Nel febbraio el 2013 il Ministro dell'Interno Miguel Angel Osorio Chong afferma che le vittime della narcoguerra sono ben maggiori rispetto a quelle riportate dagli studi pubblici e che superano le 70.000. In altre parole è impossibile tenere il conto di quella che Saviano chiama la Contabilità della Morte, se si tiene conto di corpi sciolti nell'acido di persone scomparse e delle innumerevoli fosse comuni in cui le persone venivano gettate come sacchi di farina ormai inutilizzabili.

Nel corso dello spettro temporale preso in esame sono stati uccisi 31 sindaci messicani, di cui 13 solo in Messico, al punto che la gente aveva paura di candidarsi.

ZeroZeroZero: un libro da leggere?

Fatte queste premesse e raccontato un po' – a grandissime linee, è chiaro – quello che ZeroZeroZero di Roberto Saviano racconta, nasce spontanea la domanda: ma quindi è un libro da leggere? Come dicevamo qualche riga più su, nel suo voler fare un'inchiesta e insieme sfatare qualche luogo comune legato al narcotraffico, Roberto Saviano sembra in qualche punto voler glorificare la cocaina. Naturalmente si tratta di un "effetto indesiderato", qualcosa che emerge perché naturalmente parlando della cocaina come di una merce da un fatturato inimmaginabile è chiaro che emergano le sue qualità di mercato. Ma va detto che questa "glorificazione" di tanto emerge e può risultare fastidiosa. Come a volte appare fastidioso anche il tono saccente con cui Saviano si rivolge al pubblico che legge: come un maestro che dispensa il sapere che lui solo ha. Lo stile, poi, oscilla troppo tra il didascalico (essendo un libro d'inchiesta gli "spiegoni" sono inevitabili) e una prosa che sembra tesa più che altro a mostrare l'arte di chi scrive. In altre parole, leggendo ZeroZeroZero si sente un po' troppo la personalità dello scrittore, e la sua voglia non tanto di insegnare qualcosa, ma di mostrare come pensare.

Detto ciò, però, ZeroZeroZero è anche un libro preciso, colmo di informazioni e offre un quadro più o meno completo di cosa significasse trafficare in cocaina all'epoca della pubblicazione. Un romanzo che Saviano ha dedicato ai carabinieri che fanno parte della sua scorta e coi quali aveva passato 30.000 ore insieme.

Perciò se siete appassionati dell'argomento o se siete veramente interessati a scoprire come funziona il mondo del narcotraffico che siamo abituati a vedere nei film, il libro di Roberto Saviano è quello che fa per voi. Forse uno dei migliori titoli sull'argomento. Altrimenti, per farvi un'idea un po' dell'anima del libro, potete sempre guardare prima la serie di Stefano Sollima e vedere se l'argomento è di vostro interesse. L'appuntamento, ve lo ricordiamo, è per la sera di San Valentino su Sky Atlantic.

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