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Personaggi

Wes Anderson si difende: ‘Non ho un’estetica’

In una recente intervista, Wes Anderson ha parlato del suo cinema e ha sottolineato il fatto che lui non ha un'estetica

Wes Anderson non ha un’estetica. È questo ciò che è emerso da una recente intervista che il regista ha rilasciato alla testata Deadline durante l’80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove il regista non solo ha presentato il cortometraggio La meravigliosa storia di Henry Sugar (qui trovate la recensione), ma dove ha ricevuto anche il premio Cartier Glory to the Filmmaker

Il cortometraggio, che è tratto da un racconto di Roald Dahl, arriva dopo Asteroid Cityuna pellicola che non è riuscita ad accontentare tutti e che sembra aver messo l’accento proprio sul fatto che Wes Anderson ormai somiglia sempre troppo a se stesso, come se fosse imprigionato nel suo stile, troppo occupato a curare la forma per rendersi conto che a volte il contenuto fa acqua da tutte le parti. Perché, di fatto, i film del regista di Grand Budapest Hotelhanno uno stile particolare e riconoscibile. Uno stile che permette al pubblico di riconoscere un film di Wes Anderson anche da una sola inquadratura. Uno stile così “standardizzato” da essere diventato anche un filtro e un trend virale su TikTok. L’estetica di Wes Anderson è identificabile e riconoscibile in ogni pellicola che il regista ha regalato al grande pubblico: i movimenti di macchina, l’uso del colore e delle tonalità pastello, le riprese statiche, lo sguardo in macchina e l’abbattimento della quarta parete, sono solo alcuni dei topoi che tornano nel suo cinema e che cooperano a rendere i suoi film riconoscibili e unici. Lo stile di Wes Anderson e la sua estetica (che è stata capace anche di ispirare collezioni e collezioni di carta da parati) sono innegabili e sono anche il motivo per cui, magari, tante persone amano i film del regista. Ma, parola di Wes Anderson stesso, lui non ha un’estetica.

Wes Anderson e la sua mancanza di estetica: ecco cosa ha detto il regista

 

Rispondendo a una domanda sul film I tenenbaum Wes Anderson ha detto a chiare lettere: “Non ho un’estetica. Quello che ho…”  A quel punto il giornalista di Deadline non gli ha dato il tempo di finire la frase o esprimere il concetto che il regista aveva in mente e ha commentato: “Mhm, penso che alcune persone non sarebbero d’accordo”. A questo commento, Wes Anderson si è fatto scappare una risata e poi ha spiegato:

“Cosa che capisco totalmente. Persino io posso dire: “Be’, sì, posso dire senza dubbio che è la stessa persona”. Ma si tratta di un’invenzione, sai? Quello che stavo facendo con Un colpo da dilettanti (Bottle Rocket in lingua originale, ndr) era ciò che avevo. Quella era la mia estetica. Ed è cambiata in questa. E, ogni volta, molto del prossimo film è influenzato da qualcosa che abbiamo fatto in quello precedente. Ad esempio, le persone spesso parlano di me e delle mie riprese con il dolly. Asteroid City inizia con una ripresa in dolly bella lunga. Andiamo da un posto all’altro, e corriamo intorno. Certamente è un tipo per girare una sequenza che non è tipica, ma che io faccio molto. […] Spesso mi sembra che è questo il modo in cui le cose evolvono quando sei uno che fa film. Sai, trovi la cosa che ti piace e poi la rifai. Magari la fai un po’ diversamente e ti dici: “Ok, proverò una cosa diversa qui. Andrò in un’altra direzione”.

La spiegazione di Wes Anderson, in effetti, sembra però suggerire proprio la presenza di alcuni punti fissi sul modo in cui realizza un film che richiamano proprio la presenza di un’estetica. Forse lo stesso regista si è stancato di sentirsi chiuso nel suo stile, di non essere altro che “quello stile lì” e sta cercando di liberarsene come può. Ma è senz’altro coraggioso ammettere che la sua produzione e il suo modo di essere un regista sono privi di un’estetica chiara e riconoscibile.

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