Viggo Mortensen
Scheda di Viggo MortensenNasce lunedì 20 Ottobre 1958 in Manhattan, New York City, New York, USA.
Persona conosciuta per Good: L’indifferenza del bene (film), Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re (film), On the Road (film), Captain Fantastic (film), Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello (film), Falling – Storia di un Padre (film), Appaloosa (film), Loin des hommes (film), Jauja (film), Daylight – Trappola nel tunnel (film), Green Book (film), Psycho (film), A Dangerous Method (film), Il Signore degli anelli – Le due torri (film), La promessa dell’assassino (film)
Conosciuto per
Biografia
Quando è arrivato il momento di scegliere i due ruoli centrali del film, i produttori sapevano che trovare gli attori giusti sarebbe stata la chiave per creare un viaggio autentico ed emozionante per il pubblico. “Ricordo di essermi seduto con Brian Currie e Nick Vallelonga, e sono cominciati a venir fuori tutti questi nomi di attori – e un sacco di nomi italiani”, dice Wessler. “E poi Pete disse: Sai chi sarebbe perfetto per questo ruolo? Viggo Mortensen. Era uno dei primi nomi a uscire dalla bocca di Pete. E noi: Cosa?! Ma non è danese o qualcosa del genere?”. Ma Farrelly aveva pensato proprio a Mortensen mentre stava scrivendo la sceneggiatura. “Il mio primo pensiero su chi potesse interpretare Tony è stato Viggo Mortensen”, dice Farrelly. “Quando siamo arrivati al momento dei casting, l’ho proposto e tutti mi dicevano: Non ci riuscirai, è impossibile, non fa molti film”. Lo stimato attore è noto per essere molto selettivo sui suoi ruoli, anche rifiutando ruoli principali in importanti progetti delle Major a favore di ruoli in film indipendenti più piccoli. Ma Farrelly era imperterrito. “Ho pensato, bene, mandiamogli la sceneggiatura. Non abbiamo nulla da perdere”. Vallelonga ne era incuriosito. “Se guardi gli italiani ritratti in film come Il Padrino o in serie televisive come I Soprano, vedi un certo gruppo di attori italiani”, dice Vallelonga. “Ma la quintessenza dell’italiano è Marlon Brando nel Padrino. Marlon Brando era irlandese, ma il suo livello di recitazione faceva pensare a tutti che fosse italiano. Ha interpretato un italiano meglio di un italiano vero. Viggo è il nostro Marlon Brando”. Due giorni dopo che avevano inviato a Mortensen la sceneggiatura, dice Wessler, Mortensen ha chiamato Farrelly. “Ho detto a Pete che mi piaceva molto il personaggio per diverse ragioni e amavo la storia tra questi due uomini”, dice Mortensen. “Non ero sicuro di andare bene per quel ruolo. Non avevo mai interpretato un uomo come quello prima d’ora. Ma lui ha insistito, così ho detto: fammela rileggere”. Mortensen la lesse di nuovo – e poi ancora – e come Farrelly e Currie prima di lui, non riusciva a togliersela dalla mente. Così ha chiamato Farrelly. “Abbiamo avuto queste lunghe conversazioni a riguardo, e immagino che parte della mia iniziale reticenza riguardasse la paura di non rendere giustizia al personaggio”, dice Mortensen. “Tuttavia, anche quando scelgo senza esitazione di accettare una parte, da un punto di vista creativo c’è sempre un elemento di paura coinvolto. Dopo anni di esperienza, alla fine ho scoperto che questa paura è un buon segno, un segno che forse dovrei affrontare quella sfida. Così ho detto di sì”. Ciò non ha tuttavia alleviato le sue preoccupazioni. “Durante i primi giorni di riprese, ero ancora un po’ preoccupato per alcuni dettagli”, dice Mortensen. “Ma dopo che avevo imparato diverse cose su Tony Lip e il suo passato, e ho imparato a conoscere i modi di lavorare di Mahershala e Pete, mi sono sentito sempre più a mio agio”. Mesi prima che iniziassero le riprese, Mortensen era salito su un aereo dalla sua casa in Spagna, era volato a New York e aveva guidato fino a Franklin Lakes, nel New Jersey, per incontrare i Vallelonga – Nick, suo fratello Frank e il loro zio Rudy – al Tony Lip Restaurant, che Frank gestisce. “Sono stati molto generosi con me dal momento in cui ci siamo incontrati”, dice Mortensen. “Pensavo di stare lì per un’ora o due, e invece abbiamo passato insieme quattro o cinque ore, incluso un pranzo italiano incredibilmente buono, e una grande conversazione. E ho realizzato qualcosa di sorprendente e molto utile su Tony: quanto fosse simile a mio padre. Anche se le famiglie Vallelonga e Mortensen sono molto diverse tra loro – etnicamente e non solo – ci siamo relazionati l’uno con l’altro con forza, con un senso dell’umorismo e una dinamica familiare comune. Mio padre veniva dalla Danimarca, ma i suoi atteggiamenti nei confronti della razza e della politica, il suo passato da operaio, la sua testardaggine, il suo carisma – tutto ciò era molto simile a quello che mi stavano dicendo di Tony. Il tipo di battute che Tony faceva, il suo comportamento, le sue contraddizioni – ho continuato a metterlo in relazione a mio padre e a condividerlo con loro. Abbiamo riso e ci siamo vantati dei nostri padri, trovando un vero terreno comune. Quello è stato il calcio d’inizio per me”. Mortensen dice di essere stato molto attratto dal cuore di Tony e dalla sua accessibilità. “È il classico uomo che non vorresti far arrabbiare”, dice Mortensen. “Ma per quanto grossolano e forse violento come sembra a prima vista, dimostra di essere un uomo di parola che è davvero perbene. È un gentiluomo nato, e ha fatto quello che doveva fare per guadagnare un po’ di soldi, sia come buttafuori nei nightclub, che alla guida di un camion della spazzatura, o giocando a carte, qualunque cosa. È un personaggio con molto carisma e una persona che ha una vera forza di volontà”. Alla fine della lunga conversazione, la convinzione della famiglia che Mortensen avesse capito Tony, aveva alleviato le sue preoccupazioni. “Quando sono partito e ho ripreso a guidare verso Manhattan, ho pensato: OK, forse posso farlo… Va bene, ho alcuni alleati”, dice Mortensen. “Quella notte ho iniziato a sentire che ci fosse come un seme che poteva diventare un alberello. È stato un incontro importante, e sono davvero grato alla famiglia Vallelonga di avermi aiutato”. Vallelonga ricorda di aver visto, nel corso di quel pranzo e quelle ore di conversazione, Mortensen “a poco a poco trasformarsi in mio padre”. “A fine serata, Viggo stava fumando come mio padre e parlava come noi, ci stava studiando”, dice Vallelonga. “C’era riuscito”. Mortensen, che è ben noto per le minuziose preparazioni dei suoi ruoli, si è immerso nel personaggio, ascoltando e guardando le registrazioni audio e video di Tony, andando nel Bronx dove viveva, e trascorrendo ore lì “parlando di lui con i vecchi abitanti del quartiere”, dice Mortensen. (Ha persino divorato tutte le stagioni dei Soprano, che non aveva mai visto). Ad un certo punto prima delle riprese, Mortensen è tornato nel New Jersey e ha trascorso un paio di settimane con la famiglia Vallelonga, ascoltandoli, parlando con loro, imparando da loro. “Non ci aveva nemmeno detto cosa stava facendo”, dice Wessler. “Viggo stava parlando con l’accento di Tony. Ha lavorato duramente per farlo al meglio. Nick ha chiamato dal New Jersey e ci ha detto cosa stava facendo Viggo: Parla come noi adesso. Ed era vero. Ecco perché tutti vogliono un attore come Viggo”. “Viggo è un brav’uomo, un professionista, e non smette mai di lavorare”, dice Currie. “Quando ci sedevamo a pranzo con lui, parlava sempre del personaggio e di come migliorarlo. Si è immerso completamente. Quando la sera andava via dal set, indossava i suoi vestiti degli anni ’60. Pensava sempre alle sue battute. È incredibile vedere la sua mente al lavoro”. “Viggo si è tuffato a pieno in questo personaggio”, dice Burke. “Non ho mai visto un attore immergersi così profondamente in una parte. Il suo livello di impegno è stato sorprendente”. Per Vallelonga, certi momenti in cui Mortensen interpretava il ruolo di suo padre sono stati trascendentali, quasi come se stesse canalizzando in sé lo spirito di Tony. “A volte era strano per me guardare Viggo”, dice Vallelonga. “I suoi modi, il modo in cui fumava e accendeva una sigaretta era esattamente quello di mio padre. Vedevo mio padre. Era molto inquietante ma in senso buono”. Una volta che Mortensen aveva accettato di fare Green Book, i produttori avevano bisogno di trovare un attore che condividesse quel livello di impegno e che potesse incarnare il complesso e brillante Dr. Shirley, e anche riuscire a tenere testa sullo schermo a Mortensen. Un nome continuava a risuonare: Mahershala Ali.