I tormentoni musicali estivi sono, senza dubbio, una delle costanti di ogni anno. Nel corso dei decenni, però, le canzoni e gli artisti sono cambiati e certamente la musica di oggi non è uguale a quella di un tempo. Ecco il parere di un esperto in merito al cambiamento dei tempi sotto questo punto di vista.
La musica si è standardizzata e non offre più spunti interessanti come un tempo. Questo è in sostanza ciò che emerge dalle dichiarazioni di un esperto in merito alla comparsa dei tormentoni musicali estivi degli ultimi anni.
A fornire una spiegazione di questa tesi è stato il Professor Massimiliano Raffa, un importante e noto sociologo dei processi culturali e comunicativi. Raffa è anche l’autore del saggio “Poptimism. Media algoritmici e crisi della popular music“.
La sua è una vera e propria battaglia contro i tormentoni. Ha spiegato che cosa essi siano nei minimi dettagli, la loro evoluzione e ha analizzato un processo che potrebbe portare l’aspetto comunicativo futuro, in tal senso, a livelli quasi irreparabili. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
I tormentoni musicali estivi esistono dagli anni Sessanta, dai tempi di Edoardo Vianello. Possiamo etichettare l’artista come il primo ad aver portato questo genere musicale che tanto piace alle persone specie nei mesi caldi dell’anno.
Da “Abbronzatissimi” all’attuale “Sesso e Samba” ne sono passati di tormentoni sotto i ponti. Alcuni di essi risuonano ancora nelle varie discoteche, mentre altri sono stati dimenticati.
Il Professor Massimiliano Raffa ha analizzato per bene la situazione, sottolineando per prima cosa cosa sia effettivamente un tormentone. Ha parlato di esso come di un fenomeno tipicamente italiano, nato negli anni successivi al Dopoguerra.
Questa la sua spiegazione: “Il tormentone è un brano che si riferisce solo all’estate e che si basa molto sulla ripetitività“. Un qualcosa di diverso rispetto alla hit, invece, che si protrae nel tempo e non conosce stagioni.
Il Professor Raffa non ha una buona opinione sui tormentoni estivi. Ecco che cosa teme per il futuro: “La logica culturale è sparita. Il livello di standardizzazione nella composizione musicale ha raggiunto livelli incredibili. Anche per questo ascoltiamo sempre più canzoni che ‘si somigliano’, sebbene la tecnologia potrebbe aiutarci ad andare in una direzione opposta“.
E ancora: “Ci stiamo avvicinando a una sorta di dissoluzione culturale“.
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