Violenza negli stadi? Matteo Renzi propone di adottare il modello inglese: educazione per le famiglie e pugno duro per chi sbaglia.
Stasera, lunedì 2 dicembre 2013, nel corso del programma Tiki Taka – Il calcio è il nostro gioco condotto da Pierluigi Pardo in onda pochi minuti dopo mezzanotte su Italia 1, interviene in esclusiva il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Di seguito alcuni passaggi dell'intervista.
Il sindaco di Firenze, a proposito della questione della violenza negli stadi, dichiara:
"Dovremmo adottare il modello inglese: possiamo fare la stessa cosa, instaurando un'attività educativa per le famiglie e usando il pugno duro nei confronti di chi sbaglia. Inoltro trovo sbagliato che i costi della pubblica sicurezza negli stadi, polizia e carabinieri, siano a carico della collettività: mi dispiace per i presidenti, ma dovrebbero pagare loro. Ed è inaccettabile che i servitori dello stato siano costretti a vivere ogni domenica in tenuta anti sommossa. Infine, è fondamentale una legge sui nuovi stadi, deve essere fatta al più presto".
Renzi prosegue parlando del suo rapporto con la Fiorentina:
"Fiorentina-Avellino 3-0, non ricordo precisamente l'anno, è stata la mia prima volta allo stadio. Ricordo il gol su punizione di Antognoni: Giancarlo è un mito per Firenze, è la luce. Anche per me: il mio attaccamento per la Fiorentina è viscerale, la Viola è un pezzo di cuore. Ma è bello il rapporto che il calcio ha con questa città e che questa città ha con il calcio: sono tanti anni che la Federazione ci onora della manifestazione della Hall of Fame. Poi oggi c'era Batistuta: la sua mitraglia era un'esplosione di gioia per noi, se la faccio io mi prendono per matto".
Infine, sul suo personale rapporto con il calcio, Renzi dichiara:
"Anche per me il calcio conta tanto, ma sono il tipo che fa l'arbitro perché non fa bene il calciatore e poi il sindaco perché non sa fare bene l'arbitro… Non riesco a giocare quanto vorrei, facendo politica non posso pensare alla partita di calcetto se ci sono problemi cittadini da risolvere. Ma il calcio è una metafora della vita, è un modello di aggregazione. Anche se dobbiamo stare attenti: da un lato i ragazzini di 12 anni che, emulando i campioni in tv, si lasciano andare in atteggiamenti incomprensibili, come delle simulazioni, dall'altra anche i genitori si devono dare una regolata. Il calcio può essere utile alla società, è fondamentale per l'Italia, ma dobbiamo tutelarlo, altrimenti rischieremmo di perdere un pezzo di noi stessi".
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