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Terra, speciale ‘Primavera araba’ ad un anno dalla sua nascita – 2 aprile 2012


Lunedì 2 aprile 2012, in seconda serata su Canale 5, nuovo appuntamento con Terra!, il settimanale del Tg5 a cura di Toni Capuozzo e Sandro Provvisionato, incentrato sul tema: Primavera araba. Capuozzo, da Massa Marittima (cittadina toscana che, nell’Aprile scorso, ha accolto oltre un centinaio di profughi giunti dai paesi Nordafricani), dà il via ad […]

Lunedì 2 aprile 2012, in seconda serata su Canale 5, nuovo appuntamento con Terra!, il settimanale del Tg5 a cura di Toni Capuozzo e Sandro Provvisionato, incentrato sul tema: Primavera araba.

Capuozzo, da Massa Marittima (cittadina toscana che, nell’Aprile scorso, ha accolto oltre un centinaio di profughi giunti dai paesi Nordafricani), dà il via ad una puntata incentrata sugli sviluppi dei moti popolari che hanno infiammato, nel 2011, i paesi arabi dell’area mediterranea, facendo capitolare governi, regimi e dittature, saldi al potere da decenni.

Anna Migotto, in Egitto, racconta la vita di alcune donne egiziane, tra battaglie vinte ed altre ancora da combattere, per affrancare i loro diritti ora che, terminata la rivoluzione che ha visto cadere il Governo Mumbarack, il Paese si trova a gestire una difficile fase di transizione.

Sabina Fedeli, in Tunisia, accende i riflettori sul nuovo senso di libertà che, soprattutto tra i giovani, serpeggia in una nazione dove le componenti religiose e quelle laiche tentano di trovare un difficile equilibrio. L’inviata, in merito, raccoglie i commenti del primo ministro Hamadi Jebali e di alcuni parenti dei circa 500 profughi tunisini giunti in Italia all’inizio del conflitto, di cui, da oltre un anno e mezzo, non hanno più notizie.

Fausto Biloslavo, in Libia, raggiunge e intervista Giulio Lolli il quale spiega come, da latitante fuggito dall’Italia, sia giunto il Libia. L’uomo, dopo essere stato arrestato e in seguito liberato nel corso di una rivolta, ha preso parte alla primavera islamica come rivoluzionario.

Marco Corrias, in Italia, sottolinea il cammino di integrazione che diversi profughi, in maggioranza libici, hanno intrapreso nel nostro Paese, dopo essere giunti come rifugiati di guerra all’inizio dei conflitti.

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