DOC – Nelle Tue Mani (2020)
DOC - Nelle Tue ManiAndrea Fanti è un giovane e brillante primario di Medicina Interna. Le sue diagnosi sono veloci, acute e corrette. È temuto e rispettato dai colleghi e dai pazienti, con i quali è particolarmente distaccato e pragmatico. L’empatia per lui è fuorviante. Ripete spesso infatti che il malato è il peggior medico di sé stesso.
Questo è in sintesi il dottor Fanti prima dello sparo che spezza in due la sua vita. A premere il grilletto nella sala d’attesa dell’ospedale è il padre di un paziente deceduto nel suo reparto. Quando si risveglia dal lungo intervento chirurgico, appare subito chiaro che il proiettile ha cancellato dal suo cervello i ricordi degli ultimi dodici anni di vita. Riconosce i colleghi, dei quali nota però, con stupore, le rughe e i cambiamenti.
La memoria di Andrea si è fermata a un passo dalla morte di suo figlio Mattia. Scopre la scioccante verità quando dal letto d’ospedale chiede di lui; si trova così a vivere di nuovo il lutto per quella perdita. Non riconosce sua figlia Carolina perché la sua ultima immagine è di lei bambina e non ricorda nemmeno che a causa della scomparsa di Mattia si è separato dalla moglie, dirigente sanitario nello stesso ospedale.
Anche dell’esperienza di primario non ha consapevolezza, né arriverebbe mai a immaginare di essere stato un despota in corsia, severo e freddo con tutti.
Ora Andrea è finito improvvisamente dall’altra parte. È un paziente inchiodato a un referto inequivocabile: corteccia cerebrale gravemente lesionata. C’è soltanto una cosa che non è cambiata: il desiderio di essere medico. Chiede di poter continuare la sua professione, ma l’unica possibilità che gli viene offerta è quella di ripartire dal basso insieme a chi ha vent’anni meno di lui, a chi come primario ha maltrattato senza pietà.
Contro tutto e tutti, Andrea si impegna come non mai per dimostrare di essere ancora il medico brillante che è stato. Scopre anzi che può diventare un medico persino migliore perché ha vissuto l’ospedale anche da “malato”. Perché capisce che l’empatia è in realtà un potente strumento di cura e che una malattia non è solo un rompicapo da risolvere, ma una seconda occasione che la vita a volte concede. Una seconda occasione che va colta.
Ogni puntata tratta diversi casi clinici che i nostri protagonisti riusciranno a risolvere non solo grazie alle loro competenze scientifiche, ma anche alla progressiva scoperta delle vite private dei pazienti, che a poco a poco riveleranno aspetti segreti, dimenticati o trascurati. Ciascuno avrà una seconda occasione per riconsiderare alcuni capitoli della propria vita come una relazione segreta, un legame nascosto, un vizio clandestino.
In ogni episodio i personaggi coinvolti nel caso medico – dal paziente, ai suoi parenti, ai medici – ne usciranno più consapevoli.
La serie è ispirata alla storia vera di Pierdante Piccioni (raccontata nei libri “Meno dodici” e “Pronto Soccorso”, Mondadori).
INFO TECNICHE
Titolo Italiano: DOC – Nelle Tue ManiTitolo Originale: DOC - Nelle Tue Mani
Genere: Medical Drama
Stagioni: 2 - Episodi: 32 (durata media 50 minuti)
Nazionalità: Italia | 2020
Produzione: Lux Vide, Rai Fiction (in collaborazione con)
Stagioni e Episodi
Stagioni - Episodi | Prima Visione Assoluta | Prima Visione Italia |
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Stagione 1 Episodi 16 | giovedì 26 Marzo 2020 su Rai 1 | |
Stagione 2 Episodi 16 | giovedì 13 Gennaio 2022 su Rai 1 | |
Stagione 3 Episodi 16 |
Cast e personaggi
Regia: Jan Maria Michelini, Ciro Visco, Beniamino CatenaSceneggiatura: Viola Rispoli, Francesco Arlanch
Musiche: Tony Brundo, GoodLabMusic
Fotografia: Napoleone Carbotta, Napoleone Carbotta
Montaggio: Alessio Doglione, Alessandro Heffler, Michele Soffientini
Scenografie: Stefano Pica, Mauro Paradiso
Costumi: Chiara Mazzetti di Pietralata, Giorgia Guglielman
Ideatori: Francesco Arlanch, Viola Rispoli
Cast Artistico e Ruoli:
Produttori: Luca Bernabei (Produttore), Sabina Marabini (Produttore Delegato Lux Vide | Produttore creativo), Daniele Passani (Produttore esecutivo), Corrado Trionfera (Produttore esecutivo), Alessandra Ottaviani (Produttore RAI), Matilde Bernabei (Produttore), Jan Maria Michelini (Produttore esecutivo), Sara Melodia (Produttore creativo), Luigi Mariniello (Produttore RAI), Edoardo A. Gino (Produttore delegato Lux Vide), Elena Bucaccio (Produttore creativo), Giacomo Lopez (Produttore RAI)
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I PERSONAGGI DELLA SERIE
Andrea Fanti (Luca Argentero), uno dei migliori primari di Medicina Interna, freddo, distante e per nulla empatico con i pazienti, a seguito di un colpo di pistola alla testa che gli porta via dodici anni di memoria, è costretto a tornare in ospedale paziente prima, aiutante degli specializzandi poi. Studente tra quelli che erano i suoi studenti.
Ha perso ogni ricordo degli ultimi dodici anni, compreso quello più drammatico, la morte del figlio, che ha sgretolato la sua famiglia e lo ha reso duro e impassibile. L’amnesia non gli toglie il dolore dell’assenza del bambino, ma permette ad Andrea di decidere l’uomo e il medico che vuole essere. Contrariamente al passato, Fanti sceglierà la strada dell’empatia e dell’ascolto.
Al fianco di Fanti c’è Giulia Giordano (Matilde Gioli), che da lui – un tempo suo primario – aveva imparato il metodo da applicare in ospedale: zero empatia, zero ascolto del paziente, fiducia esclusiva nei risultati delle analisi e dell’esame clinico. Ma Giulia è anche la dottoressa che Andrea ha dimenticato di aver amato in passato. Ora che non riconosce più l’uomo che ama, Giulia cerca di seguire fedelmente gli insegnamenti di Andrea, ma questo la porterà ad entrare sempre più in conflitto con lui. Per fortuna può contare sul sostegno di Lorenzo Lazzarini (Gianmarco Saurino), suo brillante collega e caro amico. A volte sembra che lui consideri Giulia qualcosa di più di una semplice amica, ma all’ultimo momento si tira sempre indietro, preferendo dedicarsi senza impegno alle tante ragazze che cadono facilmente vittima del suo sorriso.
Andrea non si accorge dei sentimenti di Giulia, perché in ospedale lavora anche Agnese Tiberi (Sara Lazzaro), ex moglie e ora direttrice sanitaria. Nonostante siano separati da quasi dieci anni, Fanti vuole riconquistarla, scontrandosi con la ferma opposizione di lei, che nel frattempo si è rifatta una vita e non può cancellare il passato con semplicità.
Il filo che continua ad unire Andrea e Agnese passa attraverso Carolina (Beatrice Grannò), la loro figlia maggiore che, dopo la morte del fratello, è stata costretta a crescere troppo in fretta. Brava ragazza e studentessa modello, a cui però i genitori non hanno mai prestato abbastanza attenzione tanto da non scorgere i segni di un disagio profondo e di un segreto nascosto da troppo tempo.
Ad aiutare Andrea a non perdersi in questo nuovo mondo sconosciuto c’è Enrico Sandri (Giovanni Scifoni), il suo migliore amico, nonché neuropsichiatra infantile. Enrico è un medico brillante dalla grande sensibilità umana. Il suo contributo sarà fondamentale per aiutare Andrea nel suo percorso di riabilitazione.
Poco prima del colpo di pistola, Andrea scopre che Marco Sardoni (Raffaele Esposito), un medico suo sottoposto, ha falsificato un documento per nascondere la vera causa della morte di un paziente. Quello che fino ad allora Andrea ha considerato un errore umano si rivela improvvisamente qualcosa di molto più grave.
Sardoni, certo di essere radiato dall’Ordine dei medici, si salva grazie all’amnesia di Andrea che cancella ogni traccia dell’accaduto e gli permette addirittura di diventare primario al suo posto. Andrea si ritroverà quindi ad obbedire proprio agli ordini del medico che, prima dell’incidente, era intenzionato a denunciare e che più di ogni altro è prova a ostacolare il suo reinserimento in ospedale.
Ad accompagnare Andrea nella sua vita quotidiana in reparto c’è anche un piccolo gruppo di specializzandi: la timida Alba (Silvia Mazzieri), ragazza emotivamente fragile ignara della sua grande forza d’animo; l’esuberante Riccardo (Pierpaolo Spollon), che cela dietro la sua simpatia un segreto; la dura Elisa (Simona Tabasco), che nel tempo si è costruita uno scudo per difendersi dalle difficoltà della vita; Gabriel (Alberto Malanchino), il perfezionista, che cerca sempre di acquisire nuovi meriti per saldare un debito con il passato.
LA PRODUZIONE
Le riprese della serie si sono svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location ospedaliera il Policlinico Universitario Campus Biomedico e l’Università Campus Biomedico di Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.
Fare il medico, per me, significa ascoltare le persone,
parlare con loro e prendermi cura di loro.
E il valore aggiunto sarà l’essere stato davvero
dall’altra parte della barricata,
l’aver vissuto da paziente e da disabile.
Pierdante Piccioni da “Meno dodici”
Note di Regia
di Jan Maria Michelini
Uno stile moderno e realistico: questo è l’ideale a cui ho puntato in ogni fase del processo di realizzazione di Doc. È stata una scelta in buona parte dettata dal materiale di partenza: un’incredibile storia vera non poteva che chiedere realismo nella maniera di raccontarla e un genere come quello “medical” imponeva di essere all’altezza dei brillanti standard internazionali.
La maniera migliore per permettere al pubblico di entrare nel mondo dell’ospedale mi è sembrata quella di immergerlo senza filtri: da qui la scelta di girare prevalentemente con la macchina a mano, che immette realismo e permette di entrare in un contatto intimo con i personaggi e di coglierne ogni sfumatura delle reazioni, dei pensieri e dei sentimenti.
Sul set ho voluto girare personalmente, perché penso che sia un’occasione unica di lavorare a strettissimo contatto con gli attori. Ho avuto la fortuna di dirigere un cast formidabile, pieno di energia positiva ma anche capace di prendere estremamente sul serio il progetto. Primo fra tutti Luca Argentero, che ha fatto un grande lavoro sul personaggio di Andrea Fanti, ispirandosi alla storia di Piccioni ma facendola profondamente sua. Ha dato prova di riuscire a gestire un ruolo drammatico importante, in cui si alternano tanti toni diversi: l’ironia che usa con i colleghi, soprattutto quelli più giovani, le corde sentimentali che emergono nel rapporto con la moglie, il dramma che rivive riscoprendo il suo passato, ma soprattutto l’empatia, che è il tratto caratteristico del suo nuovo modo di essere medico.
Il lavoro con il cast è iniziato molto prima delle riprese, quando abbiamo passato intere settimane in ospedale per studiare dal vero il funzionamento di un reparto di Medicina Interna, sia dal punto di vista tecnico e specialistico che da quello delle relazioni umane (ad esempio le gerarchie all’interno del reparto o il rapporto medici-pazienti). Abbiamo fatto in modo che ciascun attore avesse un riferimento preciso fra i dottori, a cui potersi ispirare, in modo da poter costruire il loro personaggio nei minimi dettagli e con la maggiore credibilità possibile.
Inoltre, un importante contributo alla modernità della serie viene dalla colonna sonora, impregnata di elettronica ma a tratti anche massimalista. E naturalmente non bisogna dimenticare il montaggio, sempre serrato, per trasmettere l’idea che il lavoro dei medici è un conto alla rovescia, la cui posta in gioco è la vita o la morte dei pazienti.
Nota di Pierdante Piccioni
Quando ho saputo che la LUX VIDE aveva acquistato i diritti dei due libri Meno Dodici e Pronto Soccorso, scritti da me e Pierangelo Sapegno per la Mondadori, per farci una serie televisiva, ho provato una strana emozione, un misto di piacere e di paura.
Perché la storia che viene raccontata nei libri è la mia storia personale.
E non è una storia semplice. È la storia di una sconfitta senza colpe.
Una storia di rabbia e di riscatto, di ingiustizia e di ricompensa, di drammi familiari e di riappacificazioni.
Un’incredibile storia di sentimenti estremi. Tanto incredibile quanto vera.
Ma quando mi sono trovato davanti il produttore (Luca Bernabei), il regista (Jan Michelini) e l’attore che mi avrebbe interpretato (Luca Argentero), mi sono detto: “Ok, Pier. Quello che devi fargli davvero capire è che cosa sia stato passare dall’altra parte della barricata. Diventare paziente. Essere trattato da disabile”.
Perché non c’è davvero niente come provare per capire.
Bene, leggendo le sceneggiature e guardando le riprese mi sono reso conto che l’obiettivo era stato raggiunto.
Far capire alle persone cosa si prova davvero a perdere la memoria, 12 anni di memoria, risvegliarsi da alieno in un mondo che non ti appartiene, in cui persino i tuoi figli sono dei perfetti sconosciuti, non ricordare nessuna emozione che hai provato e pensare davvero di farla finita.
E far capire anche che, nonostante tutto, tocca a te fare il primo passo. Che tocca a te entrare dentro gli altri. Che siano pazienti, amici, familiari o perfetti sconosciuti.
Contro la burocrazia, i pregiudizi, i rancori.
Perché se vuoi amare davvero, allora incominci per primo.
Perché questo è vivere: non avere paura di fidarsi degli altri.
Perché è esattamente questo che è successo al DOC, come mi chiamano tutti.
Aver vissuto un’esperienza drammatica che mi ha cambiato la vita come uomo, come amico, come padre, come marito ma soprattutto come medico.
Ecco, questa è l’anima profonda, l’essenza della serie DOC – Nelle tue mani.
E, come dicono i miei figli, è davvero tanta roba.