La mafia uccide solo d’estate (2016)
La mafia uccide solo d'estateSalvatore è un bambino di 10 anni. Un giorno arriva a scuola una nuova compagna di classe, Alice, di cui si innamora perdutamente. A Palermo però tutti dicono che a causa delle donne si muore, Salvatore quindi si convince presto che se si fidanzerà con Alice morirà e lascia che Fofò, il suo miglior amico, si fidanzi con lei. Nel frattempo il padre di Salvatore, Lorenzo, è testimone di un omicidio di mafia e non sa cosa fare. Lorenzo, dopo mille tentennamenti, decide che è arrivato il momento di cambiare casa e va alla ricerca di una nuova abitazione. Ma a Palermo non è così semplice cambiare casa e si scontra presto con l'edilizia mafiosa. Nel frattempo Fofò si è fidanzato con Alice e non è morto. Salvatore decide quindi di provare a conquistare Alice che ama dal primo momento in cui l'ha vista.
INFO TECNICHE
Titolo Italiano: La mafia uccide solo d’estateTitolo Originale: La mafia uccide solo d'estate
Genere: Commedia, Drammatico
Stagioni: 1 - Episodi: 12 (durata media 45 minuti)
Nazionalità: Italia | 2016
Stagioni e Episodi
Stagioni - Episodi | Prima Visione Assoluta | Prima Visione Italia |
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Stagione 1 Episodi 12 | lunedì 21 Novembre 2016 su Rai 1 | |
Stagione 2 Episodi 12 | giovedì 26 Aprile 2018 su Rai 1 |
Cast e personaggi
Regia: Luca RibuoliSceneggiatura: Stefano Bises, Michele Astori, Michele Pellegrini
Ideatori: Michele Astori, Stefano Bises, Pierfrancesco Diliberto, Michele Pellegrini
Cast Artistico e Ruoli:
Produttori: Mario Gianani (Produttore | Produttore WildSide), Lorenzo Mieli (Produttore | Produttore WildSide), Francesca Loiero (Produttore | Produttore Rai Fiction), Olivia Sleiter (Produttore | Produttore esecutivo), Daria Hensemberger (Produttore), Stefano Bises (Produttore Rai Fiction)
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Ispirata all'omonimo film, opera prima di Pif, La mafia uccide solo d'estate, del 2013. Serie e film sono legati da un doppio filo, un legame rinsaldato da Pif, ispiratore e voce narrante della serie, a cui spetta il compito di raccontare la storia di una famiglia palermitana alla fine degli anni '70.
NOTE DI REGIA – Luca Ribuoli
Avevo visto "La mafia uccide solo d'estate" di Pif e mi era piaciuto. Quando ho saputo che stavano sviluppando una seria tv tratta dal film, ho pensato subito che mi sarebbe piaciuto dirigerla. È stato allora che ho iniziato a interessarmi al tema della serie. E, tra i tanti libri disponibili, tra quelli che potevano fornirmi un quadro ampio della Sicilia e dei siciliani, ho scelto La Sicilia come metafora, un libro intervista di Marcelle Padovani a Leonardo Sciascia. Nel mio lavoro i segni contano e ho interpretato proprio come un segno, la notizia, appresa proprio in quei giorni, che l'autrice viveva a Roma, a pochi passi da casa mia. È stato allora che ho pensato che la Sicilia si stava avvicinando. È stato in quegli stessi giorni che mi hanno offerto di dirigere la serie. Non vedevo l'ora di affrontare il racconto di quella realtà cosi lontana. Non mi spaventava certo la trasposizione in commedia ma ero solo preoccupato di non coglierne l'essenza. Sono mezzo piemontese e mezzo emiliano e avevo bisogno di calarmi nella realtà di Palermo e della mafia, di afferrarne lo spirito, magari addirittura il senso. Non sapevo ancora che Palermo è una città inafferrabile, che non è fatta solo di mafia, ma sapevo che la differenza stava lì, nella capacità o no di capire quel mondo. Ho pensato di leggere tutti i libri di mafia che avrei trovato, ma presto ho capito che sarebbe stato impossibile. Neanche se avessi avuto un anno avrei potuto affrontare tutta la bibliografia sulla mafia siciliana. Poi ho fatto un viaggio a Palermo, d'estate, per vedere la gente, sentirla parlare, ragionare, raccontare, anche solo per vederla muovere nel suo spazio naturale. Ho incontrato Pif nel quartiere Libertà, dove è nato e cresciuto. Abbiamo camminato per poche vie. Tra un angolo e l'altro ho conosciuto i luoghi dove sono stati assassinati tra il '79 e il '91 il capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, il presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella, il giudice Rocco Chinnici, l'imprenditore Libero Grassi. Pif era felice che dal film sarebbe nata una serie. Ci sarebbe stata così la possibilità di far conoscere a un pubblico più ampio quelle tragiche realtà di cui io avevo avuto un assaggio in quel breve tragitto. A quel punto ero pronto per affrontare il mio lavoro. Ho cercato di creare un mondo che prendesse spunto dal film ma che poi riuscisse ad avere una propria autonomia perché il racconto seriale ha altre regole, altri tempi. Ecco, queste sono state le mie intenzioni di regia. Portarsi dentro delle cose lungo il viaggio, modificarle magari, approfondirle se possibile, ma tenerle dentro, non tradirle mai. Tutto il resto, come diceva Falcone, è lavoro a più non posso. Certo il mio lavoro è diverso e la mia battaglia assomiglia più a un enorme gioco. Ma sempre di lavoro a più non posso si è trattato.