Non Uccidere (2015)
Non UccidereOgni puntata racconta casi riguardanti crimini familiari o comunque commessi in comunità chiuse. Ad indagare è Valeria Ferro, ispettore della Squadra Omicidi della Mobile di Torino, aiutata dal suo braccio destro Andrea Russo, dal veterano Gerardo Mattei e dal novellino Luca Rinaldi. Quando Valeria era una bambina, sua madre Lucia è finita in carcere per l’omicidio del marito, suo padre, e così la piccola Valeria è cresciuta appena fuori Torino con il fratello Giacomo e lo zio Giulio.
INFO TECNICHE
Titolo Italiano: Non UccidereTitolo Originale: Non Uccidere
Genere: Poliziesco, Drammatico
Stagioni: 2 - Episodi: 24 (durata media 90 minuti)
Nazionalità: Italia | 2015
Stagioni e Episodi
Stagioni - Episodi | Prima Visione Assoluta | Prima Visione Italia |
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Stagione 1 Episodi 12 | venerdì 11 Settembre 2015 su Rai 3 | |
Stagione 2 Episodi 12 | giovedì 1 Giugno 2017 su Rai Play |
Cast e personaggi
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LA STRUTTURA NARRATIVA
Ogni episodio di “Non Uccidere” è costruito intorno a un’indagine chiusa: un caso verticale che riguarda un delitto in famiglia o, più genericamente, un delitto consumato dentro una comunità chiusa (un monastero, un quartiere a prevalenza musulmana, la scena omosessuale torinese, ecc.) e di cui si arriva alla soluzione a fine puntata.
A condurre l’indagine è sempre Valeria, con il supporto di Andrea Russo (Matteo Martari), la sua “spalla”, efficiente e sempre operativo, e un gruppo ristretto di agenti – il “rookie” Luca Rinaldi (Luca Terraciano) e il veterano Gerardo Mattei (Riccardo Lombardo).
A capo della squadra Giorgio Lombardi, che si trova nella difficile posizione
di essere sia il compagno di Valeria che il suo diretto superiore: una posizione che diventa particolarmente scomoda quando le intuizioni investigative della nostra protagonista forzano le procedure – una circostanza che si verifica piuttosto spesso.
Se ogni caso è l’esplorazione di un piccolo sistema chiuso (la famiglia protagonista dell’episodio), parallelamente all’indagine raccontiamo quello stesso sistema attraverso tre punti di vista di personaggi che gli orbitano intorno. In ogni puntata, dunque, presentiamo tre ulteriori storie che sfiorano l’indagine (o comunque sono influenzate dal delitto) ma hanno, tutte e tre, uno sviluppo indipendente, che si apre e si chiude all’interno della stessa puntata.
Tipicamente si tratta di parenti della vittima, o di sospettati – raramente del vero colpevole: un vero e proprio coro laterale che accompagna lo spettatore lungo tutta la puntata e restituisce, alla fine, un ritratto tridimensionale della famiglia di riferimento della puntata.
Gli strumenti di Valeria? Un intuito investigativo che le permette di esplorare le scene del crimine arrivando quasi a immedesimarsi nella vittima. La sua debolezza? Non riuscire a staccarsi dal caso finché non è risolto. Le sue parole d’ordine? “Tutti mentono”.
Specialmente negli interrogatori, che sono la vera arena psicologica in cui Valeria mette in campo la sua abilità di scavo nei cuori dei sospettati e, soprattutto, nelle loro menzogne.
La linea orizzontale di “Non Uccidere” racconta la complessa evoluzione del rapporto tra Valeria e Lucia appena uscita dal carcere – che riverbera sulla protagonista, in una chiave più intima e personale, il tema centrale della serie.
E’ un rapporto estremamente conflittuale, e inizialmente a senso unico: Lucia vorrebbe ricostruire un qualche tipo di familiarità con la figlia, mentre Valeria rifiuta in toto la presenza della madre nella sua vita, non perdonandole l’assassinio del padre e rinfacciandole di essere stata assente nei momenti più importanti della sua vita.
Nel corso della serie, le due donne inizialmente estranee impareranno a conoscersi, a costruire un territorio di comunicazione condiviso, e una forma accettabile di vita quotidiana.
Ma Lucia è una donna misteriosa che – anche lei, come i sospettati di Valeria – protegge le sue verità nascoste.
Verità che, sotto lo sguardo analitico della nostra protagonista, non tarderanno a riaffiorare.
NOTE DI REGIA
Non Uccidere è una serie concepita come un classico televisivo. Volevamo che la messinscena, la luce, le scene fossero riconoscibili, volevamo che lo spettatore si trovasse di fronte al genere con i suoi codici stilistici ben definiti e il tono di alcuni classici – anche contemporanei – del noir poliziesco. Con la volontà, però, di dare alla serie un carattere fortemente italiano.
Per fare questo la prima necessità era far agire i personaggi in ambienti molto caratterizzati:
Il palazzo della questura, ad esempio, è stato ricostruito pensando ad un certo tipo di
architettura sabauda, rigorosa e imponente, ma con degli elementi pescati dall’immaginario cinematografico.
Nella creazione della squadra di poliziotti che gravita intorno alla protagonista, invece, l’ispirazione proviene direttamente dall’immaginario di alcuni fumetti che hanno codificato delle tipologie di personaggi molto precise. Questo principio è stato seguito anche per la scelta delle facce dei personaggi secondari, tra l’altro.
Non uccidere racconta 12 delitti in 12 episodi. Ciascun episodio ha un sapore e un’ambientazione diversa. Il carattere psicologico ed emotivo di ciascun personaggio è dato dal mondo da cui proviene. Ogni episodio ha tre protagonisti e il loro punto di vista determina lo sguardo della macchina da presa. Li abbiamo seguiti, pedinati, e ci siamo fatti raccontare la loro storia.
Penso a questa serie come a un esperimento che cerca di coniugare il visual della serialità contemporanea con il classico del racconto televisivo nostrano. Una sfida molto entusiasmante.