La Bella e la Bestia (2014)
La Bella e la BestiaLa vicenda è quella classica, a tutti nota. Una ragazza pura e piena di sogni. Un uomo crudele e tormentato dal suo passato. Una scommessa per un'anima e la vittoria dell'amore che salva. Un racconto dove romanticismo, avventura e mistero si intrecciano e si sviluppano in una storia affascinante e senza tempo. La Bella e la Bestia è ambientata nella Francia del Settecento (ricostruita nello splendido castello di Aglié in Piemonte). E' la storia del principe, Leon DalVille, un uomo che aveva tutto: amore bellezza, gioventù, e che in una notte terribile perse ogni cosa, rimanendo solo e sfigurato. Ma è anche la storia di una fanciulla pura e senza paura. Bella Dubois è una ragazza piena di vitalità e di sogni, che sogna di viaggiare insieme al padre Maurice, un mercante. Dopo l'incendio che lo ha sfigurato, Leon è diventato un uomo temuto e odiato, un seduttore abituato a giocare con la vita altrui. Un uomo misterioso con il volto in parte celato da una maschera d'argento, che ricorda a tutti di non aspettarsi alcuna pietà…la Bestia.
INFO TECNICHE
Titolo Italiano: La Bella e la BestiaTitolo Originale: La Bella e la Bestia
Genere: Romantico
Stagioni: 1 - Episodi: 2 (durata media 90 minuti)
Nazionalità: Italia, Spagna | 2014
Stagioni e Episodi
Stagioni - Episodi | Prima Visione Assoluta | Prima Visione Italia |
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Stagione 1 Episodi 2 | lunedì 22 Dicembre 2014 su Rai1 |
Cast e personaggi
Regia: Fabrizio CostaSceneggiatura: Francesco Arlanch, Lea Tafuri
Ideatori: Elena Bucaccio, Mario Ruggeri, Lea Tafuri, Francesco Arlanch
Cast Artistico e Ruoli:
VIDEO
Immagini
NOTE DI REGIA – Fabrizio Costa
Chi si ricorderà che l'origine della fiaba "La bella e la bestia" è da ricercare nel modo antico di Apuleio e di quel racconto arcaico di "Amore e Psiche", coglierà lo spirito della trasposizione televisiva di questa fiaba. Psiche, nel nostro racconto Bella, intraprende un viaggio nell'anima fuggendo con un pretesto dalla casa paterna e inoltrandosi nel "bosco magico", pieno di insidie. Alla fine del bosco trova il castello del principe. Arido e malaugurante. Ma assolutamente attrattivo per la nostra "Anima", decisa nella conquista della sua consapevolezza femminile. Amore è apparentemente un mostro, non già nelle fattezze , ma nel cinismo acquisito a causa del dolore per la morte della moglie, inconsapevole psiche "di un tempo". La storia racconta come la nostra Bella, alias Psiche, esclusivamente con la determinazione della sua bellezza radicale e innocente, riesca a trasformare in armonia la cinica bestialità di Amore "la Bestia" . Dunque il trionfo della vita e della creazione: una fonte inaridita che ridona acqua a causa di una pioggia tanto inaspettata quanto provvidenziale. Insomma, per farla breve, una grande storia incentrata sul potere vitale dell'amore. Prodromo di tutti i romanticismi del mondo. La nostra Bestia non è un mostro, è un uomo che nasconde al mondo le sue ferite, semplicemente perché ancora non ha trovato la cura di esse. Non gli interessano i succedanei, perché troppo malati di egoismo narcisistico, né le facili magie. Dunque si aggira nel suo mondo, come anima in pena, un fantasma, alla ricerca disperata di chi quelle ferita potrà lenire. Bella è la sensualità primigenia, senza colpe, il catalizzatore del sentimento irrinunciabile che si sottopone a prove umilianti pur di trasformare l'elemento con cui viene a contatto. Dunque Bella, alla fine, riesce a curare il mostro, trasformandolo in un uomo finalmente in grado di concepire la vita e di farla fiorire intorno a se. Ne " La Bella e la Bestia" abbiamo trasfuso tutta la passione nel raccontare i germogli dell'amore: la " cronaca" della nascita del sentimento fondante della nostra esistenza. Abbiamo raccontato l'unica possibilità di riconciliazione tra le forze contrapposte e fondanti della nostra vita, il bene e il male. Alla fine, passando per la fiaba più volte rivisitata dal '500 in poi, siamo tornati ad Apuleio.
NOTE DI SCENEGGIATURA – Lea Tafuri
Riadattare una favola celebre come "La Bella e la Bestia" per il piccolo schermo pone una serie di interrogativi di non facile soluzione. Come inventare qualcosa di nuovo pur senza deludere chi conosce a memoria la versione classica? Come parlare dell'oggi e all'oggi, arrivando a tutti e preservando l'aura di un passato da favola, ma distinguendosi dagli adattamenti precedenti, nel nostro caso anche "definitivi" come quelli di Jean Cocteau o di Walt Disney? Trovare delle risposte non è stato facile e ha comportato un lavoro molto lungo di elaborazione e di discussione, portato avanti insieme ai colleghi Elena Bucaccio, Mario Ruggeri e Francesco Arlanch. L'idea di fondo che sin da subito ci ha animato era quella di non puntare sulla mostruosità fisica del personaggio della Bestia – e quindi sul trucco, sull'effetto speciale – come i nostri illustri predecessori avevano fatto, ma di giocare invece sulla mostruosità psicologica e morale. La Bestia ha assunto così i connotati di un principe bellissimo, dal volto solo parzialmente deturpato, ma dall'animo incancrenito; un uomo che odia le donne, che ama umiliarle e manipolarle, che seduce per distruggere; un essere cinico e crudele che deride i sentimenti e ogni spinta ideale perché ha deciso di soffocarli perfino dentro sé, e che per questo si diverte a dimostrare – anche solo per il gusto di vincere una scommessa – come nessuno sia impermeabile al male e al vizio. Un antieroe che trova il suo naturale antagonista nell'eroina della favola, la coraggiosa e altruista Bella, non meno di quanto lei trovi un'antagonista in lui. Un personaggio così lucidamente sadico come il nostro Principe si è trovato naturalmente a suo agio nel 1700, secolo di dongiovanni e libertini, non a caso il periodo in cui furono scritte sia la versione originale della fiaba – quella di Gabrielle Suzanne de Villeneuve – sia il suo più popolare adattamento, ad opera di Jeanne-Maria Leprince de Beaumont. Siamo riusciti così – o almeno ci abbiamo provato – a preservare la magica aura di un passato di cappa e spada, di castelli e boschi, di trine e merletti, e al tempo stesso a tirare fuori gli elementi più moderni e anche espliciti della favola. Speriamo con la nostra versione di aver aggiunto un tassello in più alla ricca tradizione di questa favola, che non smetterà crediamo di interrogarci, turbarci e affascinarci; e di ispirare nuovi adattamenti e riletture.