Un Matrimonio (2013)
Un MatrimonioUn viaggio nei grandi sentimenti. Quella che Pupi Avati narra nella serie televisiva, "Un matrimonio" è una storia appassionante, "intima", che ricostruisce i tasselli delle sue radici, attraverso il racconto non di una famiglia qualunque, ma della sua. Tutto ha inizio nel 1948, sulle rive del fiume Reno, nel bolognese. Due ragazzi, appartenenti a contesti sociali diversi, si incontrano e subito si innamorano. Lui è Carlo Dagnini (Flavio Parenti), un giovane benestante, figlio di un commerciante scommettitore assiduo alle corse di cavalli; lei è Francesca Osti (Micaela Ramazzotti), una ragazza di umili origini, figlia di un operaio ed ex emigrante. Nonostante la disapprovazione delle rispettive famiglie si fidanzano, si sposano, mettono al mondo due bambini, Angelo e Alberto, scelgono di adottare una bambina paraplegica, Anna Paola, e diventano nonni. Non tutte rose e fiori però. Attraversano insieme mezzo secolo, superando le iniziali difficoltà economiche, le inquietudini dei figli che crescono, le disillusioni e la miopia che la lunga vita a due porta con sé, fino a separarsi. Per poi ritrovarsi, scegliersi di nuovo e stare l'uno accanto all'altra per sempre. "Un matrimonio", una produzione Rai Fiction, prodotta da Antonio Avati per Duea Film. La regia e il soggetto sono di Pupi Avati che firma anche la sceneggiatura con Tommaso Avati e Claudio Piersanti. Con Micaela Ramazzotti e Flavio Parenti nel cast anche Andrea Roncato, Valeria Fabrizi, Katia Ricciarelli nel ruolo di Zia Amabile, Mariella Valentini, Ettore Bassi, Corrado Tedeschi e con la partecipazione straordinaria di Christian De Sica.
INFO TECNICHE
Titolo Italiano: Un MatrimonioTitolo Originale: Un Matrimonio
Stagioni: 1 - Episodi: 6 (durata media 90 minuti)
Nazionalità: Italia | 2013
Stagioni e Episodi
Stagioni - Episodi | Prima Visione Assoluta | Prima Visione Italia |
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Stagione 1 Episodi 6 | domenica 29 Dicembre 2013 su Rai Uno |
Cast e personaggi
Cast Artistico e Ruoli:
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Note di Regia
Nove anni fa, il 27 giugno del 2004, mia moglie ed io, abbiamo festeggiato quarant'anni di matrimonio. Al termine della colazione, nel sole della campagna umbra, guardavo incredulo i nostri figli, i tanti nipoti, i miei fratelli, ognuno di loro tassello di un grande insieme che è la nostra famiglia. Com'era stato possibile che quella ragazzina della quale mi innamorai a prima vista, si fosse tradotta nella donna che mi sarebbe stata accanto in un percorso così lungo? Che cosa aveva fatto sì che due esseri umani provenienti da ambiti sociali e culturali così difformi abbiano condiviso gran parte della loro vita? Cosa ci aveva aiutati a superare le tante burrasche? Quale collante aveva fatto sì che una mia fuga o una sua, non si sia conclusa con una definitiva separazione ma sempre con un ritorno? Com'è stato possibile che lei sia diventata l'essere umano che pur nelle quotidiane insofferenze mi è più indispensabile? Quale misterioso intuito mi aveva guidato nel decidere che lei e nessun'altra delle tante ragazze dei tempi della jazz band dovesse essere la donna della mia vita? È a queste domande che ho cercato di dare una risposta con un film, lungo seicento minuti (definirlo fiction mi pare rinunciatario), che narra la storia di un matrimonio. Dal primo momento in cui i due protagonisti della vicenda si incontrano per concludersi con la celebrazione delle nozze d'oro. Cinquant'anni di vita di una famiglia Bolognese, dal primo dopoguerra al presente. Oggi le storie televisive o cinematografiche che riguardano la famiglia ne privilegiano le dissonanze. La storia di mezzo secolo del nostro Paese narrata attraverso un matrimonio che "regge" è quanto di più in controtendenza si possa proporre. Mi apparve già da quel primo momento in cui la immaginai, nel salutare i miei cari sul cancello di casa, un bel pretesto, soprattutto una bella provocazione. Così si è insinuata in me l'idea di poterla proporre alla televisione. Non è stato semplice individuare al di là della scrivania chi fosse disposto a entusiasmarsi a una storia così in controtendenza. Sono trascorsi molti anni e poi il miracolo: l'incontro con un gruppo di funzionari di Rai Fiction davvero entusiasti del progetto. È grazie a loro che mi sono trovato nell'opportunità straordinaria di poter recuperare, nella sua sontuosità, gran parte della nostra aneddotica familiare, costringendo zie, cugine, amici a frugare cassetti e bauli in cerca di fotografie, lettere, certificati anagrafici. Qualunque documento potesse aiutarci a ricostruire una vicenda così ampia. Nello scriverla, senza quella cautela produttiva che mio fratello Antonio avrebbe giustamente auspicato, ci siamo accorti di aver messo in campo ben 259 personaggi. Un cast vastissimo e tutto straordinario. È infatti ai tantissimi attori che mi hanno accompagnato in questo viaggio emotivamente fantastico che intendo dedicare questa storia. In così tanti anni di cinema non mi era mai capitato di arrivare all'ultimo giorno di riprese percependo in ognuno di loro una commozione così forte. In ognuno di loro l'identificazione con il personaggio che interpretava si era fatta misteriosa, inestricabile. Nel lasciare per l'ultima volta in camerino il loro costume non si sarebbero liberati così facilmente di quella zia Lilliana o di quel nonno Sisto ai quali avevano dato così tanto e dai quali avevano così tanto ricevuto.