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Ecco come lo sciopero a Hollywood potrebbe aiutare attori e doppiatori italiani

Non solo Hollywood: lo sciopero degli attori sta avendo ripercussioni anche in Italia, dove si combatte quasi per gli stessi diritti

Ormai non è più un mistero che lo sciopero a Hollywood sta portando un vero e proprio terremoto nel mondo dell’industria della settima arte. Prima lo sciopero degli sceneggiatori del WGA e, poi, soprattutto, quello degli attori del sindacato SAG-AFTRA hanno bloccato il cinema, con regole ferree. Gli attori, ad esempio, non possono partecipare a nessuna forma di promozione dei film a cui hanno lavorato, né possono fare qualsiasi cosa fuori o dentro il set che sia legato alla loro attività di interpreti. Fino ad oggi abbiamo sempre messo in evidenza le conseguenze che questi scioperi stanno avendo: il blocco delle produzioni, l’annullamento della partecipazione di attori internazionali al Giffoni Film Festival o il rischio che Alberto Barbera e tutto lo staff dell’ottantesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia siano costretti a scegliere un piano B qualora le produzioni decidano di ritirare i film in vista di periodi meno rischiosi dal punto di vista del marketing. Ma ora Variety offre un altro spunto di riflessione: e se lo sciopero potesse aiutare anche attori e doppiatori italiani?

Come forse molti non sanno, lo scorso marzo è iniziato lo sciopero dei doppiatori italiani che chiedevano cose molto simili a quelle che oggi stanno facendo tremare l’industria del cinema e di cui tutti stanno parlando. Percentuali, stipendi e tutela dall’intelligenza artificiale erano i punti fermi di un reparto di lavoratori del settore che sono stati lasciati indietro nelle contrattazioni, che sembrano avere sempre meno peso contrattuale, nonostante si faccia sempre un gran parlare del doppiaggio italiano e della bravura di chi ci lavora.

Sempre Variety riporta una dichiarazione di Sabina Di Marco, leader di SLC CGIL – acronimo che sta per Sindacato Lavoratori della Comunicazione -, secondo la quale ci si trova in “un momento molto critico, quasi storico” in questo incontro/scontro con l’associazione cinematografica ANICA e con altre organizzazioni di settore. Secondo la testata ora la SLC CGIL insieme a UNITA – che rappresenta circa 1600 attori – sono nelle fasi finali di una contrattazione che potrebbe modificare i contratti collettivi dei lavoratori dello spettacolo. Di Marco avrebbe dunque aggiunto una riflessione su come lo sciopero in America possa aiutare anche quello in Italia. Nello specifico ha detto:

“È molto utile, per noi, che gli attori americani così come gli sceneggiatori stiano sollevando questioni importanti. È come un risveglio collettivo per il nostro settore.”

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, la situazione italiana riguarda soprattutto il mondo dei doppiatori, un settore che in Italia è ancora fondamentale visto quanto è radicato nella nostra cultura. La paura principale è che sia la voce la prima cosa a essere replicata con l’intelligenza artificiale. Un timore che sembra essere giustificato dal fatto che i doppiatori spesso erano quasi obbligati a concedere diritti sull’uso perpetuo della propria voce. Anche su questo tema è intervenuta Sabina Di Marco, che ha detto:

“Stiamo stipulando clausole che portino a delle restrizione della voce umana affinché venga utilizzata per prodotti specifici, proibendo che vengano clonate.”

Una scelta che incontra anche il favore di Luca Ward, forse tra i doppiatori più conosciuti al grande pubblico non di settore, che sempre a Variety ha sottolineato l’importanza della riconoscibilità di una voce quando si doppia un grande interprete straniero – come nel caso di Russell Crowe, appunto – e del fatto che la voce è comunque una forma d’arte che non merita di essere clonata o usata senza il suo permesso. Il mondo dello spettacolo, dunque, è in fermento non solo negli Stati Uniti, ma anche a pochi passi di distanza da casa nostra.

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