Roma 2014: il messaggio della Presidenza della Repubblica italiana sul film My Italian Secret
Il messaggio della Presidenza della Repubblica italiana sul docufilm My Italian Secret di Oren Jacoby, racconta la storia del ciclista Gino Bartali.
di Redazione / 16.10.2014
Vi proponiamo il messaggio della Presidenza della Repubblica italiana sul film-documentario My Italian Secret – gli eroi dimenticati di Oren Jacoby, con la voce narrante di Isabella Rossellini, che sarà presentato questa sera alle 20:30 come Evento Speciale al Festival Internazionale del Film di Roma, in occasione della commemorazione del 71esimo anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma.
My Italian Secret racconta la storia del ciclista Gino Bartali, del medico Giovanni Borromeo e di altri italiani che lavorarono segretamente per salvare ebrei e fuggiaschi dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Bartali, il vincitore del Tour de France del 1938, fece centinaia di viaggi trasportando documenti falsi nella sua bicicletta. Il dottor Borromeo inventò una malattia inesistente per spaventare le SS e tenerle lontane dall'ospedale sull'Isola Tiberina in cui nascondeva gli ebrei. My Italian Secret segue il ritorno in Italia dei sopravvissuti che raccontano le loro storie e ringraziano le persone che offrirono la loro vita per salvare degli sconosciuti.
Considero saggia l'idea di presentare il film-documentario nella giornata del 16 ottobre, data che ci ricorda la ferita ai valori umani e di civiltà inferta dalla deportazione di ebrei romani nel 1943. Non far dimenticare quella stagione di orrori è indispensabile. Far conoscere con racconti di protagonisti alcune delle coraggiose solidarietà verso le vittime delle persecuzioni naziste è un contributo utile alla consapevolezza della nostra società, e in particolare dei giovani, su quanto avvenne. Una consapevolezza di continuare a coltivare.
Con pari attenzione il documentario ricostruisce sia i meriti di un italiano famoso, Gino Bartali, sia quelli di altre donne e uomini privi di notorietà, tra le quali suore e sacerdoti, che mettendo a rischio le incolumità proprie permisero di salvare vite di concittadini di religione ebraica e di ebrei in fuga da varie parti d'Europa. I riflettori, in questo caso, portano la luce su un aspetto positivo di una storia tenebrosa. Il cui valore, infatti, risalta ascoltando ciò che, dopo aver perduto ad Auschwitz i familiari con i quali era stato deportato, afferma Piero Terracina sulle leggi razziste volute dal regime fascista e sull'indifferenza di tanti: "Ci hanno portato sull'orlo dell'abisso dove poi le SS ci hanno fatto precipitare".Maurizio Caprara, il Consigliere del Presidente della Repubblica per la stampa e la comunicazione
Questa l'immagine della lettera con il testo integrale: