A volte il cinema non è altro che un sogno che prende vita: e a ricordarcelo è 'Wish', nuovo film di casa Disney. Ecco la nostra recensione
Per parlare di Wish, il nuovo lungometraggio Disney che arriva in sala il prossimo 21 dicembre, bisogna fare un passo indietro. Bisogna tornare al 1940, quando al cinema arriva Pinocchio con il suo inconfondibile brano Wish upon a star, che è di fatto diventato il main theme degli studios creati da Walt Disney. Sono passati più di ottant’anni dall’uscita di Pinocchio, ma la casa di produzione e distribuzione di Topolino, continua a rimanere fedele a se stessa, con gli occhi fissi verso un cielo trapuntato di stelle, dietro le quali si nascondono sogni da trasformare in immagini in movimento. Wish è il sessantaduesimo film Disney e arriva al cinema nell’anno in cui si festeggia il centesimo anniversario di questa grande fabbrica dei sogni che ha saputo parlare a intere generazioni e che, polemiche a parte, non ha mai smesso di incantare, commuovere e convincerci che un sogno val sempre la pena farlo, anche (e soprattutto) quando siamo con gli occhi aperti. E, in effetti, Wish sembra essere un po’ il manifesto della Disney: non il suo canto del cigno, ma la celebrazione massima, con i suoi colori, le musiche che sembrano già puntare a un teatro di Broadway e un tema che non smette mai di stancare.
Al giorno d’oggi, dove una nuova consapevolezza sociale e culturale permette di distruggere pezzo dopo pezzo retaggi tossici delle generazioni passate, ci si sta impegnando molto anche a far decadere la narrativa secondo la quale chiunque può raggiungere qualsiasi cosa, purché ci creda abbastanza. Una retorica che, nella vita di tutti i giorni, può diventare malsana quando diventa il metro di giudizio delle nostre esistenze e dei nostri fallimenti. No, non sempre possiamo ottenere quello che vogliamo solo credendoci o impegnandoci al massimo: ci sono troppe componenti che subentrano, quando ci mettiamo in testa di voler realizzare il nostro sogno. Ma sul grande schermo, il motto di casa Disney continua ad essere magico, continua ad essere funzionale. Perché è quella spinta che ci dice che possiamo almeno provare. Che possiamo avere speranza nei nostri sogni e provare a credere in loro per permetterci di credere in noi stessi.
Wish è un film che trabocca di questo concetto: è un film che parla di speranza ma anche di proattività, quando si tratta di realizzare quel sogno che nascondiamo nei nostri cuori e che a volte non abbiamo il coraggio di svelare nemmeno a noi stessi. Il lungometraggio è ambientato a Rosas, fantasiosa isola in mezzo al Mediterraneo nata dalla volontà di Re Magnifico di dare ai suoi sudditi un regno dove vivere in pace. Grande mago e uomo affascinante, Magnifico chiede ai suoi sudditi solo un piccolo prezzo da pagare: al compimento dei diciotto anni dovranno consegnargli uno dei loro desideri, che il re si impegnerà a proteggere nella volta della torre del suo castello. Inoltre, una volta all’anno, il re si impegna a esaudire uno dei tanti desideri che gli vengono affidati.
Asha è una ragazza di 17 anni, che ama il suo regno e crede ciecamente al suo re, al punto di offrirsi come sua assistente. Tuttavia, il giorno del colloquio, le cose non vanno affatto come previsto e la protagonista si rende conto che la fiaba del re non è altro che una bella storia. Magnifico non protegge i desideri, ma quasi li tiene in ostaggio. Rendendosi conto che la sua famiglia non vedrà mai realizzati i suoi desideri e che sono destinati a vivere per sempre con un buco nero nel cuore, la ragazza si rivolge di nuovo al cielo, e prega la stella dei desideri perché le conferisca di nuovo fiducia e speranza. Ma, quasi in una rilettura di Stardust di Neil Gaiman, le stelle non rimangono in silenzio a guardare. Una di loro, proprio la stella dei desideri che compare nel logo di casa Disney, arriva da Asha ed è pronta ad aiutarla a sfidare Re Magnifico, che nel frattempo ha deciso di ricorrere alla magia oscura per proteggere il proprio potere.
Risulta difficile cercare di racchiudere in poche frasi che cosa rappresenta Wish. Questo perché il lungometraggio è un caleidoscopio di tutto ciò che, in questi anni, la Disney ha regalato ai suoi spettatori. Senza dubbio, ci troviamo davanti a una storia che parla di coraggio e affermazione, in cui la giovane protagonista comprende l’importanza di far sentire la propria voce, anche quando essa è in disaccordo con l’opinione generale (e generalizzata). Wish è anche un lungometraggio sull’amicizia e sulla fiducia, su quei legami che a volte crei al di là del sangue e che sono quelli che ti tirano fuori dall’oscurità dei tuoi giorni peggiori. E’ un film sulla famiglia, sull’eredità di chi ci ha lasciato e sul bisogno di proteggere la felicità di chi è ancora con noi, salvaguardando il ricordo del passato mentre si cerca di costruire il proprio presente. E’ un film sull’importanza della speranza, sul bisogno di credere in se stessi, ma anche sulla difficoltà di emergere in un mondo che sembra votato alle bugie facili e consolatorie. Ancora, Wish è un film profondamente consapevole di se stesso, del suo ruolo come film del centenario di casa Disney e, infatti, è pieno di citazioni: da Cenerentola a La sirenetta, dal già citato Pinocchio fino a Il libro della giungla, passando per Mary Poppins, Peter Pan, La bella addormentata nel bosco e pellicole più recenti come Oceania e Zootropolis. Si tratta, dunque, di un film che ha molto da dire ma che, soprattutto, vuole essere una vera celebrazione per tutto quello che la Disney ha rappresentato in passato e per la magia che ancora continua a regalarci. Non si tratta solo di un film da vedere, ma di un’esperienza da vivere. Proprio come gli esseri umani di Rosas sono fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e i desideri, allo stesso modo chi è seduto in poltrona si rende conto di essere fatto di quegli stessi sogni che ha condiviso con decine di spettatori mentre era seduto al buio, in sala. Noi siamo fatti delle storie che abbiamo amato, di quelle che ci hanno formato quando eravamo bambini, di quelle che continuiamo a vedere anche se le sappiamo a memoria, perché a volte sono l’unico rimedio in un giorno di pioggia. Wish è Disney all’ennesima potenza: un’avventura e, insieme, quella proverbiale copertina di Linus che ci fa sentire sempre al sicuro. Sempre amati.
Come si diceva qualche riga più su, Wish è un lungometraggio che sembra già essere pronto per il suo debutto a Broadway. Non che sorprenda particolarmente il fatto che Disney abbia saputo creare un lungometraggio dove la musica si fa protagonista aggiunta, ma nel film diretto da Chris Buck e Fawn Veerasunthorn si respira un tono quasi epico, che commuove per la bellezza della partitura, ora solenne ora piena di allegra partecipazione. Davvero, non c’è un aspetto dove Wish non funzioni. Anche la storia, che di per sé ha una risoluzione facilmente intuibile, riesce ad essere avvincente e coinvolgente, al punto che vi troverete a singhiozzare in più di un’occasione, coinvolti dalla lotta di una ragazza che continua a guardare il cielo e a credere che la magia non debba essere di una persona sola, ma che debba subentrare nella quotidianità di chiunque. In casa Disney, inoltre, torna finalmente il conflitto e un villain che è assolutamente irresistibile, con un Michele Riondino al doppiaggio, che coopera alla costruzione di questo re apparentemente pacifico, ma la cui paura della perdita e del lutto lo spinge ad aprire le porte a un’oscurità che omaggia Aladdin e La principessa e il ranocchio. Wish è un film stupendo, pieno di sentimenti e di emozioni, che farà sicuramente la gioia di chi è cresciuto con i lungometraggi Disney e che si sente a casa sotto quelle stelle che promettono isole che non ci sono, desideri da realizzare e pianeti del tesoro.
Siamo sempre più disabituati a guardare i titoli di coda di un film, specie quando siamo al cinema. Appena il film finisce, di solito ci alziamo e ce ne andiamo. Per favore, non fate questo errore con Wish. Non solo per la presenza di una scena extra (di cui non vogliamo svelarvi nulla), ma anche per l’impostazione degli stessi titoli di coda. Man mano che i credits scorrono, infatti, sullo schermo appaiono tutti i protagonisti dei lungometraggi Disney che in questi anni ci hanno regalato tutto. E ognuno di questi personaggi è tracciato come se fosse una costellazione, un insieme di stelle e desideri. D’altra parte, ogni personaggio è figlio di un sogno e di una visione. In questi cento anni ci sono stati animatori, sceneggiatori, autori, illustratori e registi che hanno sognato di dar vita a qualcosa, di ispirare qualcuno con la forza delle storie. Ogni personaggio che abbiamo amato, ogni film che abbiamo imparato a memoria, non è altro che il sogno di un gruppo di persone che ci hanno creduto abbastanza non solo da realizzarlo, ma anche da condividerlo. E il primo a fare questo tipo di sogni è stato Walt Disney. Cent’anni di meraviglia e intrattenimento che, proprio in Wish, trovano il loro punto. Ma ora si ricomincia. Come si suol dire, punto e a capo.
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