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Where to Invade Next, la recensione

Where to Invade Next è un film documentario ben riuscito e molto originale, che attraverso pungenti provocazioni, grande ironia ed intelligenza, mette in luce i diversi problemi della società, del governo e dell'economia degli Stati Uniti.

Dopo che gli Stati Uniti si sono resi conto di aver perso tutte le guerre a cui hanno preso parte, dopo il secondo conflitto mondiale, il regista Michael Moore decide quindi di andare in missione per conto del proprio paese, e di invadere alcuni stati dell' Europa, per "conquistare" alcuni dei loro stili di vita e riportarli poi con sé in patria, traendone profondi insegnamenti.

Where to Invade Next (ovvero "Qual è il prossimo paese da invadere") è un film documentario scritto e diretto da Michael Moore. Il regista, decide di andare letteralmente in "missione" e di far visita ad alcuni paesi dell'Europa, per riuscire a prendere alcuni aspetti della loro cultura e riportarli negli Stati Uniti, con lo scopo di poter migliorare quello che al momento non funziona nella società, ma soprattutto nel governo e nell'economia. Egli vuole quindi fare una sorta di invasione pacifica per andare contro (prendendo in giro in modo evidente) quelle che sono le usuali missioni di guerra americane. 

Attraverso provocazioni, sarcasmo e grande ironia, ci vengono  quindi presentate (purtroppo a volte con la presenza di alcuni classici stereotipi) diverse situazioni sociali ed economiche dei vari stati che di volta in volta vengono visitati ed "invasi", e da cui gli Stati Uniti dovrebbero trarre insegnamento. Il tipo di narrazione che il regista utilizza è semplice e diretta, con grande intelligenza riesce a far riflettere, portando alla luce caratteristiche e pregi di molti paesi europei di cui spesso non siamo a conoscenza. Ognuno di loro ha qualche cosa d'importante da insegnare (nell'istruzione, nel lavoro, nell'economia e in tanti altri ambiti) e Moore vuole farci capire come ci sia bisogno al giorno d'oggi di imparare l'uno dall'altro e non soffermarsi sulle nostre differenze.

Non sono inoltre i beni materiali che dobbiamo "rubare" (come ad esempio il petrolio) dalle altre nazioni, ma gli aspetti positivi della loro cultura e della loro società che possono aiutarci a migliorare. Quella che il regista fa è però in modo particolare un'auto critica verso il proprio paese, del quale è scontento sotto molti punti di vista, ed auspica quindi che siano proprio gli Stati Uniti, ad imparare e a migliorare tutto ciò che di negativo c'è nella loro società e nel governo in questo momento. Per Moore il cambiamento può, e deve avvenire, e forse basta solamente tornare alle origini, per capire dove si è sbagliato e poter porre rimedio nel presente.

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