Vox Lux, la recensione
Natalie Portman e Jude Law si riuniscono sul grande schermo per portare in scena la storia di Celeste, popstar con un passato tormentato e un presente ricco di insidie, a cui fanno da colonna sonora le canzoni scritte da Sia.
di Matilde Capozio / 11.09.2019 Voto: 6/10
Vox Lux, scritto e diretto da Brady Corbet, è stato presentato nel 2018 al Festival del cinema di Venezia, e arriva infine in sala dopo essere già uscito un po' ovunque, anche se è stato snobbato dalla stagione dei premi cinematografici principali.
Protagonista del film, ambientato tra il 1999 e il 2017, è Celeste (interpretata prima da Raffey Cassidy e poi da Natalie Portman) che, da adolescente, si trova coinvolta in un'orribile vicenda di cronaca nera che la trasformerà, quasi per caso, in una popstar; anni dopo la ritroviamo adulta alle prese con la difficile gestione della carriera e della vita privata.
Non si tratta di un musical, ma di una storia che descrive anche, dall'interno, l'industria musicale, mostrandone i meccanismi per concentrarsi soprattutto su quello che è il lato oscuro della fama e del successo: la parabola di Celeste ricorda quella di altre star, sia reali che cinematografiche, che si ritrovano nello show business in giovane età, costrette da un lato a diventare adulte più in fretta del previsto, dall'altro a rimanere eternamente infantili, racchiuse in una bolla di egocentrismo e di immaturità che è mancanza di vera indipendenza.
Il film è anche una riflessione sull'intreccio fra fenomeni e modelli artistico-culturali e l'epoca a cui appartengono e da cui vengono plasmati, e a questo proposito la trama fa riferimento in particolar modo ad alcuni fatti di cronaca nera, dal terrorismo internazionale alle stragi sempre frequenti negli USA, su tutte quelle della scuola Columbine.
Corbet, ex attore bambino che ha ottenuto ottime recensioni con il suo debutto alla regia (L'infanzia di un capo) si conferma autore molto attento alla forma: la narrazione di Vox Lux è solennemente scandita in capitoli, accompagnata da una voce narrante (che in originale è quella di Willem Dafoe), messa in scena con una fotografia cupa, dai toni spesso freddi, con la macchina da presa a volte ferma, a volte che segue i personaggi in movimento, alle spalle, come in un documentario.
La protagonista ha il volto di Raffey Cassidy (già figlia di Nicole Kidman e Colin Farrell in Il sacrificio del cervo sacro) e di Natalie Portman, che è stata lei stessa una star fin da bambina, anche lei a modo suo icona pop, e che in questo film sfoggia un make-up di scena che in alcuni momenti ricorda quello del suo ruolo da Oscar nel Cigno nero. Le belle canzoni inedite del film sono invece firmate da Sia, una delle cantautrici di maggior successo del momento, tra l'altro perfetto esempio di fenomeno culturale e mediatico con la sua non-immagine.
Vox Lux è un film non sempre equilibrato, specialmente fra il primo e il secondo capitolo, e a cui manca un vero e proprio climax; l'idea di partenza è interessante, così come la mescolanza di spunti e riflessioni, ma non sempre riesce a essere all'altezza delle proprie ambizioni e sacrifica in parte personaggi come la sorella di Celeste (interpretata da Stacy Martin) e il suo manager (Jude Law).
Natalie Portman si mostra ancora una volta un'attrice eclettica e non banale nella scelta dei ruoli, così come il regista conferma di avere uno stile personale e originale, con un tocco d'autore che ne mostra il potenziale.