Uomo tra gli uomini, il musical su Giovanni Paolo II al Sistina
Più che uno spettacolo su San Giovanni Paolo II, infatti, Uomo tra gli uomini è una rappresentazione evocativa ed efficace della continua lotta tra il bene e il male vista in chiave religiosa. Una giostra di archetipi folcloristici e di tradizioni spirituali che si innesta sul racconto di come Wojtila, durante tutta la sua vita e non solo durante il suo pontificato, sia riuscito a toccare la vita di molti
di Erika Pomella / 27.04.2016 Voto: 7/10
Nelle giornate del 25 e del 26 Aprile è stato presentato, al Teatro Sistina di Roma, il musical Uomo tra gli uomini, dedicato al papa Giovanni Paolo II, che arriva a teatro in occasione del secondo anniversario della canonizzazione e che è inserito nella vasta offerta culturale organizzata per il Giubileo. Lo spettacolo, che è scritto e diretto da Sabrina Moranti, con le musiche di Erika Provinzano e gli arrangiamenti di Luigi Montagna, è diviso in due atti. Il primo contiene dieci canzoni, il secondo undici, in una perfetta simmetria realizzativa.
Ma che spettacolo è Uomo tra gli uomini? Probabilmente coloro che andranno a teatro aspettandosi una sorta di biopic di uno dei papi più amati della storia della Chiesa, rimarrà deluso. Wojtila, infatti, non è mai in scena, non in carne ed ossa, almeno. Il musical inizia, in maniera molto suggestiva con un gruppo di attori che camminano tra il pubblico, veli neri a nasconderne i tratti sofferenti e un cero tra le mani, che sono nel mezzo di una processione a lutto, conseguente l'annuncio che Giovanni Paolo II è appena morto. Il giorno è il 2 Aprile 2005. Basta questo breve prologo da brividi per permettere allo spettatore di contestualizzare il racconto, di rendersi conto che non sarà il personaggio del Santo a calpestare le tavole del teatro; la platea, infatti, si riempie di ricordi e di storie, di testimonianze di giovani che si sono avvicinati alla fede sotto il pontificato di Wojtila. Ragazzi che, tra album di ricordi, coreografie e pensieri cerca di rievocare la propria vita attraverso gli occhi della propria fede. E mentre loro sono lì, a raccontare e a raccontarsi, il Male cerca sempre di intromettersi, una figura rossa, nera, a volte piena di spuntoni e a volte stagliata contro le fiamme. Il male, che si palesa e che parla al pubblico, che si snoda come supremo tentatore per distogliere gli occhi della gente dal piano di Dio, dal bene, da ciò che conta.
Più che uno spettacolo su San Giovanni Paolo II, infatti, Uomo tra gli uomini è una rappresentazione evocativa ed efficace della continua lotta tra il bene e il male vista in chiave religiosa. Una giostra di archetipi folcloristici e di tradizioni spirituali che si innesta sul racconto di come Wojtila, durante tutta la sua vita e non solo durante il suo pontificato, sia riuscito a toccare la vita di molti, spingendoli a cercare il bene piuttosto che il male, convincendoli a combattere piuttosto che ad arrendersi con la (falsa) consapevolezza di non avere più nessuna speranza. Il musical, infatti, sembra anche voler riflettere sulla santità della normalità. Essere uomo tra gli uomini, che cosa significa? Significa sì essere un leader, accettare delle responsabilità maggiori rispetto a quelle che devono affrontare gli altri; ma significa anche accettare i propri limiti, la propria mortalità e la consapevolezza che la vita umana e terrena ha comunque fine. Che non importa quanto si possa combattere, la morte arriva anche per il più pio degli uomini. Ma il messaggio, che arriva forte è chiaro, è che la morte non è la fine. Non lo è mai. Ed è questo senso di infinito e di poetica presa di consapevolezza che lo spettacolo rincorre per tutta la sua durata, distendendosi sulle scenografie evocative, i costumi sontuosi (soprattutto quelli del diavolo) e le belle coreografie di Paola Leste.