Io sono tuo padre, scena da trailer film di Mathieu Vadepied con Omar Sy
Io sono tuo padre, scena da trailer film di Mathieu Vadepied con Omar Sy

Io sono tuo padre, recensione del film con Omar Sy


'Io sono tuo padre' racconta di un padre e di un figlio reclutati con la forza e costretti a combattere una guerra che non è la loro e che metterà a dura prova il loro legame. Una storia intimista, privata e struggente; ma al contempo universale: l'amore di un padre verso il figlio, nel bel mezzo di un conflitto atroce e poco conosciuto.
Voto: 8/10

Io sono tuo padre, l’ultima opera del regista francese Mathieu Vadepied in uscita nelle sale italiane a partire dal 24 agosto, è ambientato nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, in Senegal. Decine di migliaia di senegalesi sono stati rapiti dai loro villaggi e reclutati con la forza per combattere al fronte come truppe “senegalesi” al fianco dell’esercito francese una guerra che non è la loro.  Al contempo, sullo sfondo del conflitto si sviluppa la drammatica storia di un padre, il senegalese Bakary Diallo, interpretato da Omar Sy, e di suo figlio Thierno, nella fattispecie Alassane Diong. La guerra metterà a dura prova il loro forte legame. Entrambi spediti a combattere assieme sul fronte, Thierno ben presto sarà tentato di cedere alle lusinghe del suo comandante “bianco” invasato che, dopo averlo promosso vice-comandante, lo vuole condurre con sè nel cuore di una battaglia dal sicuro esito nefasto, e il padre Bakary proverà a fare di tutto per evitare al figlio di rimanere vittima di una battaglia senza speranze. L’autorità del padre vacillerà, e per Thierno non sarà semplice decidere il da farsi.

Il film racconta, dunque, un evento storico di cui si parla poco nei libri di storia, ma che ha segnato molte generazioni della popolazione africana. Interi villaggi sono stati privati dei loro abitanti e i loro cari non hanno mai fatto ritorno a casa dalle loro famiglie e hanno combattuto senza che il loro sacrificio fosse mai stato riconosciuto.

Il regista porta lo spettatore nella Storia con la S maiuscola

Vadepied punta a far entrare lo spettatore nella Storia con la S maiuscola. Desidera che il pubblico percepisca la forte intimità tra il padre e il figlio, nel cui rapporto vi sono presenti tutti gli elementi tipici come l’autorità della figura paterna e la rivolta del figlio contro di essa, l’ambizione di un figlio che vuole provare ad emanciparsi ed a diventare uomo. Spazio anche al valore dell’amicizia che è possibile ravvisare, nonostante l’efferatezza bellica, in trincea. Ma, non meno considerevoli, sono le modalità tramite cui il regista riesce a ricreare efficacemente e in modo diretto un’esperienza immersiva della guerra. Per ottenere ciò, Vadepied e il suo staff ci riescono mediante scene di combattimento, sviluppate e girate per lo più in sequenza con la macchina da presa a spalla in modo da rendere più rapida e coinvolgente l’azione, evitando così anche la presenza di tempi morti; la ricostruzione di scenografie molto realistiche, concrete ed efficaci dalle colorazioni tetre, rarefatte che richiamano il pulviscolo della polvere da sparo mischiato al terriccio sollevato nella guerriglia; il suono, dirompente quanto fortemente vivido; tramite le scelte musicali, che oscillano tra la tensione nervosa che suscita il conflitto e rispecchiano tutta la drammaticità dei sentimenti dei personaggi. Tutti elementi che concorrono a far percepire in modo sensibile ma al contempo sconvolgente la violenza, l’assurdità e la disumanità della guerra che annienta le vite umane senza poi lasciarne traccia dietro di sè.

Una storia che parla di esseri umani

Io sono tuo padre è, pertanto, una storia che parla di esseri umani, un tema universale come lo è quello tra un padre e un figlio, in un contesto di guerra.  I protagonisti sono impersonati egregiamente dal colossale (non meno nell’altezza) Omar Sy, grande rivelazione e noto al pubblico per il toccante The Intouchables- Quasi Amici, che, diversamente da come si è abituati a vederlo recitare in commedie agrodolci, in questo caso la sua è una recitazione più sommessa, volutamente sobria, come richiede il suo personaggio, di padre saggio e guardingo. Inoltre, Sy ha voluto recitare in lingua Fulani, tipica di quella specifica parte di territorio africano. Un plauso va anche a suo figlio Thierno che ha il volto di Alassane Diong, il quale ha reso bene la conflittualità, lo scontro e i sentimenti ambivalenti verso l’autorità della figura paterna. Il tutto è stato realizzato grazie ad un minuzioso lavoro registico che si è concentrato sui volti degli attori, sull’espressività drammaturgica dei loro primi piani.

Un’esperienza immersiva della spietatezza e della crudeltà della guerra

Gli obiettivi del film di far vivere al pubblico un’esperienza immersiva della spietatezza e della crudeltà della guerra risulta pienamente riuscito, così come lo è l’intento di innescare curiosità, consapevolezza e e far riflettere su di pezzo di storia dell’umanità poco raccontato e, di conseguenza, apportare rispetto e onore a quanti di quei soldati senegalesi sono caduti in battaglia combattendo per la Francia senza che i francesi neppure conoscessero il loro nome. “Anche perchè – si domanda Omar Sy- e se il milite ignoto francese fosse un soldato senegalese?”.

Valutazione di Marica Miozzi: 8 su 10
Io sono tuo padre
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