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The Zero Theorem, la recensione
Terry Gilliam torna al cinema con The Zero Theorem, che rispecchia in tutti gli aspetti il cinema futuristico, colorato e folle del registama è un passo indietro rispetto ai suoi lavori precedenti. Film tecnicamente buono ma ripetitivo.
di Giorgia Tropiano / 04.09.2013 Voto: 7/10
Terry Gilliam torna al cinema con un nuovo lungometraggio, The Zero Theorem, dopo il tormentato Parnassus, ultimo film che ha visto il compianto Heath Ledger apparire sul grande schermo, e dopo due cortometraggi, di cui uno girato in Italia. La pellicola è presentata in concorso durante l'ultimo Festival del Cinema di Venezia e vede come protagonista Christoph Waltz, oltre a Matt Damon e Tilda Swinton in piccoli ruoli.
Il film è ambientato in un futuro distopico in cui le corporazioni controllano tutto, la popolazione è ossessivamente seguita e ripresa in ogni momento da telecamere e la figura del Management (Matt Damon) è colui che sta al di sopra di tutto, una sorta di occhio alla Grande Fratello, che osserva e rimane nell'ombra. Qohen Leth (Christoph Waltz) è un haker al quale viene commissionato il compito di risolvere il cosiddetto Teorema Zero, che dovrebbe dimostrare la ragione dell'esistenza umana.
The Zero Theorem è un prodotto che rispecchia in tutti gli aspetti il cinema futuristico, colorato e folle di Terry Gilliam. A metà tra l'utilizzo dello spazio-tempo de L'esercito delle dodici scimmie ma soprattutto di Parnassus con il passaggio tra diversi universi e tra il mondo futuro super-tecnologico e super-controllato di Brazil (rispetto al quale questo film sembra completamente speculare), la nuova pellicola del regista britannico aggiunge un nuovo tassello alla sua originale e fantastica filmografia. Insieme con Tim Burton, Gilliam è sicuramente il regista odierno che, a livello visivo, riesce a incantare e a lasciare un'impronta così forte e personale da aver ormai milioni di seguaci in tutto il mondo.
The Zero Theorem rappresenta però un piccolo passo indietro rispetto ai lavori precedenti. E' tecnicamente buono, visivamente affascinante, con colori definiti e accesi e una fotografia brillante, ma ripetitivo nei concetti espressi e nelle formule utilizzate per rappresentarli. Ci aspettavamo molto di più e forse per Gilliam è arrivato il momento di provare nuove strade, di sperimentare nuovi orizzonti. Niente da dire a Christoph Waltz, attore dal grande talento, che da solo regge l'intero film e che dà nuovamente prova della sua bravura.