The Woman King, recensione dell’epico film d’azione con Viola Davis
Ispirato a eventi reali, il film porta nell'Africa occidentale dell'Ottocento, dove Viola Davis è il generale a capo delle feroci e abili guerriere Agojie che difendono il loro regno dagli invasori europei.
di Matilde Capozio / 29.11.2022 Voto: 6/10
Ci troviamo nel 1823, in Africa occidentale, dove il generale Nanisca (Viola Davis) è la leader delle Agojie, un esercito interamente femminile di guerriere, simili alle Amazzoni, incaricate di proteggere il regno di Dahomey (situato in quello che è l'attuale Benin). Temute e rispettate, le Agojie sono combattenti feroci e preparate, a cui non è permesso sposarsi o avere figli ma hanno uno status quasi sacro in un luogo in cui, secondo un'antica leggenda, si aspetta l'ascesa al trono di una "woman king", cioè una sovrana che sia considerata paritaria al re; quando il regno è minacciato sia da una guerra con il vicino impero di Oyo che dal commercio di schiavi con l'Europa, Nanisca cerca di esortare il re Ghezo (John Boyega) a pensare al futuro del proprio popolo e a non lasciarsi soggiogare dalle altre potenze, mentre lei e le sue compagne si preparano alla resa dei conti sul campo di battaglia.
The woman king è un'epica al femminile diretta da una donna, Gina Prince-Bythewood (reduce da un altro film d'azione, The old guard per Netflix) e nasce da un soggetto dell'attrice Maria Bello, ispirata da un suo viaggio nel Benin.
Dopo una sequenza iniziale in cui vediamo le Agojie in azione per liberare un gruppo di donne rapite, veniamo introdotti alla vita nel reggimento di guerriere principalmente attraverso il personaggio di Nawi (Thuso Mbedu, protagonista della miniserie La ferrovia sotterranea), una giovane ragazza fiera e indipendente che, dopo aver rifiutato un matrimonio combinato, viene fatta arruolare nell'esercito da suo padre; la prima parte del film è quindi dedicata in gran parte all'addestramento delle nuove reclute, con le impegnative prove fisiche a cui devono sottoporsi che ne mettono allo stesso tempo alla prova l'aspetto mentale ed emotivo: da un lato le guerriere più navigate sono severe ed esigenti con le più giovani, ma tra le donne si viene anche a creare un potente legame di sorellanza e sentimenti in alcuni casi quasi materni.
Fra crescita interiore, la scoperta delle proprie capacità e la necessità di fare i conti con alcuni fantasmi del passato, seguiamo così anche il viaggio interiore che coinvolge le protagoniste e che le porterà ad abbracciare appieno la loro identità.
The woman king mescola dunque l'azione e il sentimentalismo, il dramma storico e il war movie, con gli ingredienti dei film a cui la regista ha detto di essersi ispirata (L'ultimo dei mohicani, Braveheart, Il Gladiatore) compreso un accenno (qui molto casto) di romanticismo, con grande enfasi nelle scene di lotta e un filo di retorica in qualche punto, compresi alcuni dialoghi.
Esteticamente il film possiede una palette cromatica molto luminosa grazie alla direttrice della fotografia Polly Morgan, che (come già per La ragazza della palude) va a esaltare luci e colori della natura e degli ambienti in maniera molto vivida, oltre ai costumi e in alcuni casi anche le elaborate acconciature e il make-up sfoggiati dai personaggi.
Il contesto geo-politico, sebbene ovviamente presente e funzionale al racconto, rimane però un po' in superficie senza essere particolarmente approfondito e, mentre solitamente nei film d'azione si lamenta una carenza di ruoli femminili interessanti, in questo caso si può dire il contrario: i personaggi maschili sono quelli meno complessi e sfaccettati, dallo schiavista Santo Ferreira (Hero Fiennes Tiffin)allo stesso Ghezo, che rimane una figura vagamente piatta senza esprimere appieno un potenziale di controversa ambiguità.
Il film riesce comunque nell'impresa di portare sul grande schermo un film d'azione al femminile con una prevalenza di interpreti africane o afroamericane (e protagonista ultracinquantenne), il che è già di per sé un traguardo, con la Davis che aggiunge al suo ricco curriculum un ruolo per lei inedito e che ne conferma la versatilità e la voglia di osare (è anche produttrice del film insieme al marito) e il risultato è un film che coniuga Storia e intrattenimento.