The Master
La recensione del film The Master diretto da Paul Thomas Anderson. Nel cast del film in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2012 anche Amy Adams, Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix, Laura Dern e Rami Malek.
di Giorgia Tropiano / 04.09.2012 Voto: 8/10
The Master è il sesto film di Paul Thomas Anderson, uno dei registi contemporanei più ammirati e apprezzati, che ha realizzato capolavori come Magnolia e Il Petroliere e che ci regala un altro film potente e complesso. Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman sono i grandiosi protagonisti della pellicola, coadiuvati da una magnifica Amy Adams.
Freddie Quell (Joachin Phoenix) è un uomo solo, la guerra lo ha stravolto e ora ha difficoltà nel contenere la rabbia, nel relazionarsi con le donne, nel vivere una vita normale. Trascorre le sue giornate cambiando continuamente lavoro e fabbricando alcool in qualsiasi modo, tanto da diventare per lui una vera ossessione. Un giorno però la sua vita cambia quando incontra Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), il capo di una setta che compie lavaggi del cervello ai suoi adepti. Freddie con lui si sente a casa e trae giovamento dai suoi metodi, tanto che decide di restare con lui e la sua famiglia.
L'essenza di The Master è già contenuta tutta nei primissimi secondi: schermo nero, silenzio, dal fondo appare la scritta con il titolo del film, sotto la scritta c'è il suo riflesso, come quando ci specchia nell'acqua, elemento che permette l'incontro tra i due protagonisti, due uomini legati da un qualcosa, anime affini, due facce di una stessa medaglia, uno il riflesso dell'altro. E quella scritta sdoppiata anticipa anche il finale nel quale l'allievo diventa esso stesso maestro, sono entrambi dei Master, l'uno per l'altro. La pellicola non è un attacco o una critica nei confronti delle sette di quel tipo, racconta semplicemente la vita di due uomini disturbati, chi per un motivo, chi per un altro, che si incontrano e cercano di aiutarsi, instaurando un rapporto potente e morboso.
A vegliare su tutto ciò e a gestire le fila è una donna, Penny (una Amy Adams glaciale e inquietante) che, forse invidiosa del loro rapporto, cerca di plasmare entrambi, insinuandosi tra di loro con intelligenza e furbizia. Entrambi i protagonisti hanno problemi, uno con le donne, con il sesso, ha avuto un'infanzia difficile e la madre in manicomio, l'altro è stato sposato più volte e ha problemi nel restare fedele alla moglie, tutti e due hanno difficoltà nel controllare la propria rabbia, a tratti sono violenti e cercano l'aiuto reciproco per andare avanti. Ad un certo punto nel film, Lancaster dice a Freddie: "Tutti hanno bisogno di una guida per vivere, nessuno può farlo senza, tu saresti il primo". Questa frase riassume il tema centrale della pellicola, Freddie sembra capirlo, tanto da liberarsi nel finale del suo passato e del suo blocco sessuale, iniziando a sua volta un percorso che potrebbe portarlo a diventare anch'esso una guida, seguendo la strada indicatagli dal suo Master.
Il cinema di Anderson è un cinema viscerale, di pancia, con personaggi disturbati, complessi e interpretazioni potenti (queste non sono da meno, i due protagonisti sono mostruosi). È questo e molto altro, la sua mano si vede sempre, il piano sequenza è il modo che preferisce per raccontare storie, sottolineando così la sua presenza e The Master è tutto ciò all'ennesima potenza.
La musica, l'audio in generale, è un vero protagonista del film, tanta è l'importanza che il regista gli riserva nelle sue pellicole. La colonna sonora è realizzata da Jonny Greenwood, chitarrista e compositore dei Radiohead, e Anderson continua il lavoro fatto nei film precedenti: una colonna sonora fatta di suoni, percussioni, che scandiscono il film senza mai lasciarlo e contribuiscono a trasmettere quella sensazione di fastidio e di turbamento.