The Grandmaster
The Grandmaster

The Grandmaster


The Grandmaster di Kar Wai Wong non è un capolavoro, ma riesce parlare al cuore dello spettatore. The Grandmaster racconta il rapporto uomo-donna, inteso sia come completezza che come disarmonia.
Voto: 7/10

In The Grandmaster, Ip Man (Tony Leung) è un appassionato di arti marziali, che vive a Fo Shan nel sud della Cina. Qui l'uomo pratica una tecnica opposta a quella del Maestro Gong (Wang Qingxiang), una vera e propria leggenda che si prepara al suo addio alle arti marziali. In cerca di qualcuno che possa prendere il suo posto, Gong è costretto a trasferirsi nella città di Ip Man, insieme alla figlia Gong Er (Zhang Ziyi). In occasione dell'addio del Maestro, Ip Man e Gong Er si incontrano e tra di loro nasce subito un forte sentimento, che sfocia però in un amore del tutto platonico, visto che Ip Man è un uomo sposato che vuol restare fedele a sua moglie. Tuttavia, con lo scoppio della guerra in Cina e la competizione legata alla successione del maestro Gong, le esistenze di questi due esseri umani sono destinate ad intrecciarsi di nuovo.

Coloro che conoscono già il nome dell'eroe cinese – figura realmente esistita – probabilmente lo conoscono perché il maestro di arti marziali, tra i tanti meriti, ha quello di essere stato l'istruttore di Bruce Lee, ossia colui che, agli occhi dell'Occidente, è il vero e proprio simbolo delle antiche e nobili arti marziali. Il regista Wong Kar-Wai, tuttavia, non si cura degli aspetti più conosciuti, né tantomeno sembra interessato ad una mera biografia per immagini di Ip Man. Il regista, al contrario, si sofferma sugli uomini che mette in scena, in un equilibrio instabile tra il riconoscibilissimo wuxiapian e il più tradizionale melodramma. Miscelando queste due nature così diverse tra loro, Wong Kar-Wai dirige un'opera che punta molto sulla messa in scena, su immagini particolareggiate fino nell'intimità della loro essenza, dove lo sguardo dello spettatore può perdersi lungo mille confini. Tuttavia va detto che a questa contemplazione si alterna una lentezza di narrazione che, se da un lato è una caratteristica principe dello stile del regista di 2046, dall'altra minaccia di appesantire una diegesi che in alcuni punti risulta di difficile comprensione, a causa di una sceneggiatura a volte un po' troppo confusa.

Ma il vero cuore del film non è da ricercarsi nell'impeccabilità della messa in scena, o nelle lacune in fase di script. Pur non essendo affatto un capolavoro, The Grandmaster ha il pregio di parlare al cuore dello spettatore, di emozionarlo a più riprese, in un gioco continuo di luci e ombre, specchio senz'altro delle molteplici difficoltà che il protagonista intraprende lungo il suo cammino. Ma, soprattutto, quel continuo alternarsi tra oscurità e luminescenza, diventa per il regista di Hong Kong un espediente per poter tornare a concentrarsi sul rapporto uomo-donna, inteso sia come completezza che come disarmonia. Wong Kar-Wai, nel dirigere questa bella storia d'amore, si sofferma su un dualismo quasi primitivo, una sorta di valzer astratto che pone Ip Man e Gong Er ai limiti estremi di una sala. In The Grandmaster questi due personaggi rappresentano uno l'alter ego dell'altro; come se Wong Kar-Wai stesse suggerendo al mondo che l'amore – quello vero, quello che si palesa attraverso sguardi rubati, acrobatiche coreografie di supremazia e rincorse lungo le molteplici spirati del tempo – è un momento magico dove due persone si incontrano, lasciando però inalterate quelle differenze basilari che permettono l'esistenza della magia stessa.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
The Grandmaster
Impostazioni privacy