The Gift – Regali da uno sconosciuto Recensione
Thriller psicologico con cui debutta alla regia l'attore Joel Edgerton. Un uomo dal passato misterioso inizia a perseguitare un vecchio compagno di scuola e sua moglie: cosa ci sarà sotto?
di Matilde Capozio / 04.03.2016 Voto: 6/10
The Gift (con il poco calzante sottotitolo italiano Regali da uno sconosciuto) è il debutto alla regia dell'attore, sceneggiatore e produttore australiano Joel Edgerton (qualcuno lo ricorderà, ad esempio, nel ruolo di Tom Buchanan nel film Il grande Gatsby).
All'inizio del film, seguiamo una coppia, Simon Callum (Jason Bateman) e sua moglie Robyn (Rebecca Hall), durante il loro trasferimento da Chicago a Los Angeles, in un'elegante villa sulle colline appena fuori città; lui ha ottenuto un nuovo lavoro, lei ha un impiego da freelance e i due sperano di poter mettere su la tanto desiderata famiglia. Un giorno, in un negozio, Simon viene avvicinato da un uomo, che si presenta come Gordon "Gordo" Moseley (lo stesso Joel Edgerton) e dichiara di essere un suo vecchio compagno di scuola i due si ripropongono di rimanere in contatto e Gordo inizia a recapitare doni di benvenuto a casa della coppia, presentandosi anche di persona per visite inaspettate. Mentre Robyn cerca di essere amichevole, Simon comincia a mostrarsi infastidito dall'improvvisa frequentazione, anche a causa del comportamento bizzarro, talvolta inspiegabile di Gordo; quando tenta di mettere fine agli incontri, gli eventi iniziano a precipitare, i rapporti fra i tre si fanno sempre più tesi e appare evidente che ci sia qualche segreto sepolto nel passato, ora pronto a riemergere.
The gift è un thriller psicologico che ha sollevato paragoni con film come Attrazione fatale o La mano sulla culla: da una parte, film di suspense, con il personaggio inquietante e misterioso che, con movenze da stalker, arriva a turbare la quiete di una famiglia perfetta; in più, un apologo sul peso e le conseguenze della menzogna, e sul valore della fiducia.
La trama non brilla proprio per originalità, con una serie di situazioni già note agli appassionati del genere, sia nell'evoluzione di eventi e personaggi, sia in alcuni dettagli estetici, vedi la grande casa isolata con le pareti in vetro, ormai un classico.
Il neoregista presta comunque attenzione ai dettagli, e realizza un film visivamente ben curato, dai set alla fotografia, e in alcuni momenti riesce a tenere alta la tensione, in altri invece la storia diventa più prevedibile e ripetitiva, a volte decisamente poco plausibile. Di positivo ci sono le interpretazioni dei protagonisti, ma nel complesso non riescono ad evitare che il film emani una sensazione di già visto, non ai livelli di quel Hitchcock a cui Edgerton ha detto di essersi ispirato.