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Recensione The 100 3×05 – Hakeldama

'Hakeldama' è l'episodio del confronto tra Bellamy e Clarke, in cui il primo, finalmente, mette Clarke davanti all'evidenza che anche lei è piena di sangue e colpe e che non può permettersi di giudicare nessuno. Storyline secondarie non sempre interessanti, specie se c'è di mezzo Jaha.

Nell'episodio di questa settimana di The 100 sono due i punti focali su cui bisognerebbe soffermarsi; due, insomma, gli snodi narrativi che permettono alla storia se non di avanzare, di ampliare il proprio punto di vista. Da una parte, infatti, c'è il ritorno del mistico Jaha ad Arkadia, e dall'altro c'è l'ascesa di Pike. Da una parte l'uomo di fede, dall'altra quello politico. E sono loro due a mettere in atto i cambiamenti più evidenti d Hakeldama. Theolonius torna alla basa, con il suo prezioso bagaglio e le sue pilloline magiche. Torna, accompagnato sempre da A.L.I.E., che c'è ma non si vede (almeno non ad un occhio profano). Il vecchio cancelliere, che, ahimé, è ormai a un passo dall'essere il personaggio più inutile e noioso della saga, cerca di convincere Pike del funzionamento della Città della Luce, questo luogo mistico dove non c'è dolore e non c'è sofferenza e tutto il male sembra guarire quasi per magia. Pike, che invece è un uomo profondamente ancorato alla terra, alla razionalità, alla verità tout court, quasi non presta attenzione alle parole del vecchio amico, e le etichetta subito come il parto folle di una mente altrettanto priva di lucidità. Ma al campo c'è qualcuno che è pronto a provare la piccola magica. E questa è Raven, che di certo rappresentava il bersaglio più facile da "colpire".

Raven è sempre stato un personaggio attivo, un personaggio che dopo aver commesso un solo errore, ha passato la vita a cercare di rimediare in tutti i modi possibili, compreso farsi spedire sulla Terra in una missione che avrebbe potuto essere suicida. Raven è una combattente, anche se non inforca fucili o maneggia pugnali. Raven è un personaggio forte per via della sua tempra, della sua forza di volontà, del suo desiderio di non arrendersi mai. Dall'infortunio alla gamba in poi, però, le cose per lei sono peggiorate. Dopo soprattutto l'attacco alla diga che aveva messo fuori combattimento per un attimo le difese di Mount Weather. Ora Raven è un personaggio spaccato a metà, tra la sua anima che vorrebbe essere ancora quella di una donna che non si ferma davanti a niente e nessuno, e il suo corpo che continua a tradirla, che la ferisce e la umilia. Non aiuta affatto l'idea che Mount Weather sia stato distrutto, visto che al suo interno aveva la cura adatta per la sua "malattia". E di certo non aiuta Abby, che le sta sempre col fiato sul collo. Sappiamo benissimo che la donna non vuol far altro che aiutarla, ma il risultato che ottiene è solo quello di umiliarla ancora di più, di ricordarle quello che non può più fare, l'aiuto che non potrà più dare. E, infatti, alla fine, Raven sbotta e dice: I'm not that person. People think I can just change and my pain will go away, but I can't.

Raven non è pronta ad accettare un cambiamento che comprometterebbe tutta la sua vita e la sua cognizione di se stessa. Per questo, quando finalmente le viene proposto un modo per smetterla di sentire dolore, Raven decide di provare. E da qui, immaginiamo, comincerà una sua strana parabola … Torniamo dunque a Pike. Pike ha dato l'ordine di trucidare tutti i grounders oltre i cancelli, mandati da Lexa per proteggere il tredicesimo clan appena entrato nella coalizione. Ma per Pike tra i terresti non c'è differenza: sono tutti responsabili, in un modo o nell'altro, delle pene patite dagli Sky People. Perciò esce di notte e col favore delle tenebre si prende quella vendetta che crede di meritare. Ad aiutarlo c'è Bellamy, che sembra sempre più "intontito" dalle parole del Cancelliere, sebbene dimostri ancora un po' di umanità: sia nel non voler uccidere i feriti – mossa spietata e da vigliacchi – sia nel salvare Indra. Come Raven, anche Bellamy si trova spaccato a metà. E' come se avesse perso la bussola della sua moralità, come se non riuscisse più a prendere contatto con la realtà. Non che in passato abbia sempre agito in modo eticamente corretto: ha sempre fatto quello che riteneva più saggio per il suo popolo, che fosse cercare di impiccare Murphy, distruggere la radio che serviva per comunicare con l'Arca – portando di fatto alla morte di 300 persone – o torturare Lincoln. I fan che adesso dicono di odiare Bellamy perché si è dimostrato un debole forse non hanno mai conosciuto Bellamy o forse, molto più probabile, non lo hanno mai amato. Perché Bellamy è sempre stato così: impulsivo, pronto a qualsiasi cosa pur di ottenere quello che crede sia il meglio per il suo popolo. Ora, con Pike, sta toccando il fondo e su questo non si può discutere; ma continua a mostrare i lampi della persona che è, anche quando cerca di fermare Lincoln, anche quando si fa picchiare quasi senza reagire, come se sapesse di meritarselo, come se stesse espiando una parte di tutte le colpe che si è addossato. Ma, ovviamente, il momento clou di questo episodio è il confronto con Clarke, una scena che è stata meravigliosa, e non per qualche stupida velleità da Bellarke, ma semplicemente perché Bellamy è riuscito a mettere al proprio posto quella sputasentenze di Clarke, che se ne va a fare le sue scampagnate nei boschi con Lexa, atteggiandosi a donna prode e valorosa, quando ha fatto alcuni errori che, in confronto, quelli di Bellamy sono solo incomprensioni.

Clarke arriva nell'accampamento grazie all'aiuto di Octavia, che è sempre più grounders che Sky People  – sebbene continui a rompere l'anima a Lincoln con il fatto che sta tradendo il suo popolo. No dico, seriously? – e si appresta a cercare di convincere Bellamy a fare quello che lei vuole. Arriva, dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo, e cerca di manipolare l'amico affinché faccia quello che vuole lei. Certo, Clarke sta cercando un modo per evitare la guerra, ma il modo in cui lo fa, con quelle smorfie da gatta morta e l'aria di chi sa di poter far funzionare qualche molla con due moine, la fanno schizzare immediatamente nella top della classifica dell'odio. Perché Clarke, come abbiamo detto già in passato, gioca. Gioca a fare il leader, gioca a fare l'ambasciatrice … e mentre se ne va in giro a dare consigli a chiunque, a dettare le regole del bene e del male non si sofferma mai, mai, mai, neanche una volta, a pensare a quanto profonda sia diventata la sua anima nera e quanto sporche di sangue siano le sue mani. Ed è proprio Bellamy a ricordarglierlo, quando le dice: Enough! Clarke, you are not in charge here. And that's a good thing because people die when you're in charge. You were willing to let a bomb drop on my sister. Then you made a deal with Lexa who left us in Mount Weather to die and forced us to kill everyone who helped us. People who trusted me! Come può Clarke pensare di essere la salvatrice del mondo, quando poco più di tre mesi prima ha lasciato che una bomba uccidesse innocenti tra Sky People e Grounders? Come può fare la paladina della giustizia quando ha semplicemente chiuso gli occhi davanti alla possibilità che persino Octavia morisse? (Il modo in cui , bam, Octavia ha dimenticato tutto questo poi ha dell'incredibile). Accusa Bellamy di aver lasciato che una guerra iniziasse, ma lei non ha fatto lo stesso? Nel sottotesto tutti accusano Bellamy di aver ucciso degli innocenti, ma Clarke non ha fatto lo stesso a Mount Weather? L'unica differenza è che Bellamy sa di aver fatto delle cose orribili e ci convive. Clarke invece cerca solo di dimenticarlo, di rimuoverlo, di dimenticare tutto quello che è successo solo tre mesi prima. Oltretutto mentre Bellamy accetta la responsabilità delle sue azioni, mentre Clarke cerca sempre qualcuno con cui spartire la colpa. Per la bomba su Tondc era stata Lexa a convincerla; a Mount Weather aveva dovuto scegliere per colpa di Lexa che l'ha abbandonata; la leva l'ha tirata solo perché lo ha fatto anche Bellamy. Mai una volta che ammettesse sì, è stata colpa mia. Sì, ho sbagliato anche io. Oltretutto dopo il casino che ha combinato, che cosa ha fatto la prode Clarke? E' SCAPPATA. Scappata davanti a quello che aveva fatto e davanti agli sguardi di coloro che sapevano cosa avesse fatto, non da ultimo Jasper. E sta qui il senso del "tu mi hai abbandonato" di Bellamy.

Il ragazzo non si sta lamentando perché Clarke ha scelto di rimanere da Lexa piuttosto che tornare da lui; chi dice questo probabilmente segue The 100 solo per la ship war. Perché Bellamy sta accusando Clarke di averlo lasciato ad affrontare da solo le responsabilità di una scelta da incubo; di averlo lasciato ad essere il bersaglio dell'odio altrui. E adesso Clarke si aspetta davvero che bastino un battito di ciglia e due lacrime in croce per far dimenticare a Bellamy tutto questo? La cosa dimostra solo che Clarke, come detto e ripetuto, non ha la minima idea di cosa sta facendo. Per fortuna le sue moine, però, funzionano su Lexa, che in questa puntata ha perso circa dodicimila punti nella nostra stima. Abbiamo amato il comandante tutto d'un pezzo. Il comandante che metteva persino a tacere i suoi sentimenti per il bene del suo popolo; poi, quando assiste al massacro di suoi sottoposti che erano andati lì solo perché lei lo aveva ordinato – e solo, di fatto, per far un favore a Clarke -, le bastano due paroline dolci da parte di Clarke per dire, ah no, okay, vabbé non fa niente. Cerchiamo di fare la pace. Del tipo che quando Finn aveva ucciso quelle persone – quante erano ? 18? – era successo il finimondo. Come sempre, dunque, il problema di questa terza stagione di The 100 è la repentinità dei cambiamenti e il modo in cui gli autori cerchino di mettere in mezzo Clarke e Lexa versione "meant to be" ad ogni costo, pur di ottenere ascolti e trend topic su twitter.

Cosa ci è piaciuto:

• Il fatto che Muprhy sia stato catturato. Finalmente tornerà a un passo dai suoi compagni. Questo suo isolamento cominciava a stancarci.
• Il modo in cui Bellamy risponde in malo modo a Clarke, facendole capire che non è priva di colpe e non è migliore di nessuno.
• Vedere Lincoln che chiede informazioni sullo stato di Octavia.

Cosa non ci è piaciuto:

• Il modo in cui Lexa cambia idea in tre secondi netti. Ciao Heda, ci mancherà la tua determinazione.
• Clarke. Ci odierete dopo che diremo questa cosa: ma con l'odio che ci ha messo in corpo siamo arrivati a desiderare la sua morte. Che comunque non avverrà mai.
• Jaha. Urla noia da qualsiasi punto lo si guardi.
• Pike.

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