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Terminator – Destino Oscuro un film godibile e ricco d’azione ma…

A 35 anni dall'uscita del primo film del franchise Terminator, Sarah Connor torna sul campo di battaglia per proteggere quella che sarà in futuro la nuova minaccia per l'intelligenza artificiale Legion.

Dopo anni dall'ultimo sequel, il franchise legato a Terminator torna sul grande schermo con un nuovo capitolo. Se Terminator Salvation e Terminator Genisys la linea narrativa originaria si spostava per dare spazio a sequel e prequel, in Terminator: Destino Oscuro si torna indietro alla distruzione di Skynet per scoprire che il futuro apocalittico tanto preannunciato in realtà non si è mai avverato grazie all'opera di Sarah Connor.

La diegesi ci porta ad alcuni anni dopo quando, anni dopo la prematura morte di John Connor, arriva dal futuro un nuovo Terminator, il Rev-9, con la missione di eliminare una nuova minaccia che, in futuro, avrebbe potuto compromettere i piani di un'altra intelligenza artificiale, chiamata Legion, che auspica un futuro senza esseri umani.

Dani Ramos si trova catapultata in una vita molto diversa da quella che stava conducendo con i suoi famigliari a Città del Messico. Improvvisamente diventa preda di un robot e, allo stesso tempo, diretta protetta di Grace, un'umana potenziata proveniente dallo stesso futuro di Rev-9. Nella fuga verso la salvezza le due donne incontrano Sarah Connor, da anni dedita all'eliminazione di tutti i Terminator rimasti sulla Terra dopo la distruzione di Skynet. Con lei e la sua esperienza, le due riusciranno a bloccare temporaneamente il Terminator ma per eliminarlo dovranno per forza essere aiutate da qualcuno che sappia bene quali siano i punti deboli di una macchina del genere. Ecco che allora entra in gioco uno dei Terminator cui Sarah Connor dà la caccia, un modello che le ricorda il dolore di qualche anno prima ma che risulterà essenziale nella riuscita della loro missione.

Sequel diretto di Terminator 2,Terminator: Destino Oscuro è un film che funziona anche se preso singolarmente. Lo scopo di intrattenere il pubblico in sala è certamente un obiettivo che questo film raggiunge con estrema facilità. Sicuramente le scene d'azione, che compongono la maggior parte del film, sono l'aspetto migliore della pellicola e funzionano ancora di più perché possono essere messe in relazione con lo stesso genere di scene che siamo abituati a vedere soprattutto nei primi due film della saga. Sembra di assistere a sequenze molto simili che però risultano contemporanee grazie all'utilizzo di una tecnologia molto avanzata.

Il grande problema di Terminator: Destino Oscuro è che la storia sembra voler ricalcare, in maniera più o meno decisa, l'intera vicenda di Sarah Connor, storia che oggi conosciamo molto bene e che ha dato origine al franchise. Questa caratteristica determina purtroppo un'immaturità creativa di non poco conto se si considerano le tante sfaccettature che anche l'evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha portato nel panorama mondiale. Guardando questo film sembra di assistere a qualcosa che tutti hanno già visto; le stesse ripercussioni cui è andata incontro Sarah Connor nel corso della trilogia precedente sono le stesse prospettive di Dani Ramos.

A 35 anni di distanza dal primo capitolo del franchise sembrerebbe che gli unici apporti creativi alla storia sfiorino solamente l'evoluzione tecnica della computer grafica e il focus sui personaggi femminili forti che, in questo caso, passano dall'unica Sarah Connor al trio formato da Dani, Grace e Sarah stessa.

Insomma, Terminator: Destino Oscuro è certamente un film godibile e ricco d'azione ma lo stesso non si può dire se si prende in considerazione l'intero franchise nato nel 1984. Questo film non arricchisce quasi per nulla la diegesi globale della saga e non fa altro che riproporre, in un'epoca diversa, quello che già era stato raccontato e mostrato al cinema. Se il primo Terminator uscito negli anni Ottanta poteva essere considerato in qualche modo avanguardista per il ruolo prepotente della tecnologia, in questo caso sembra quasi che non siano passati più di trent'anni da quell'esperimento e che le tecnologie si siano fermate, sempre a livello diegetico e non tecnico, al primo Terminator.

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