Recensione del film Take Shelter (2011) diretto da Jeff Nichols e con protagonisti Jessica Chastain, Michael Shannon, Katy Mixon, Natasha Randall, Lisa Gay Hamilton, Tova Stewart.
Take Shelter arriva finalmente nelle nostre sale a più di un anno di distanza dalla sua partecipazione al Sundance Festival del 2011 e alla 64esima edizione del Festival di Cannes. È l’opera seconda di Jeff Nichols, considerato uno dei più promettenti autori statunitensi della nuova generazione, il quale a maggio era in concorso a Cannes con la sua ultima pellicola Mud. Protagonisti della pellicola sono due bravissimi attori come Michael Shannon e Jessica Chastain.
Curtis LaForche (Michael Shannon) è un uomo apparentemente come tanti che conduce una vita tranquilla, con un umile lavoro, ha una bella moglie, Samantha (Jessica Chastain) e una bambina che ama tantissimo. Improvvisamente l’uomo inizia ad avere strani incubi notturni in cui vede un uragano che sta per abbattersi sulla loro casa, una pioggia giallastra che fa impazzire le persone, stormi di uccelli che cadono dal cielo e il suo cane che lo assale mordendogli un braccio. Con il passare dei giorni queste visioni diventano per lui delle vere e proprie ossessioni, tanto da influenzare anche la sua quotidianità, da farlo diventare paranoico. Decide che deve costruire un rifugio anti uragano vicino casa convinto che le sue allucinazioni siano profezie di un imminente futuro.
Take Shelter mostra, attraverso scene visivamente molto potenti, la discesa nell’abisso della follia di un uomo che piomba nel tunnel della schizofrenia e della paranoia, malattia che ha colpito anche la madre in giovane età, ma che non cede di fronte ad essa anzi, al contrario, cerca di combattere e, con l’aiuto della moglie, vuole trovare una soluzione per guarire. L’uomo è ossessionato dall’imminente arrivo di una calamità naturale e la sua paranoia peggiora di giorno in giorno fino ad alterare e influenzare i suoi rapporti con le persone che lo circondano. Sogna che il suo cane lo morde e il giorno dopo somatizza tutto ciò sentendo un forte dolore al braccio e progressivamente allontana l’animale dalla casa. Stessa cosa accade con il suo migliore amico, nonché compagno di lavoro ed è anche ciò che cerca di fare con la moglie, anch’essa vista ad un certo punto come un potenziale pericolo. Per fortuna, nei momenti di lucidità, conscio del problema che lo affligge, si confida prima con il medico poi con Samantha e insieme cercheranno di venir fuori da quella situazione.
La pellicola soffre un po’ di un eccessiva lunghezza nel mostrare la progressione della malattia, poteva essere più concisa, ma anche questo è funzionale a trasmettere un senso di angoscia nello spettatore, così come lo sono le musiche e le splendide sequenze degli incubi dell’uomo, come quella che chiude Take Shelter, il quale non poteva concludersi diversamente, senza il rischio di apparire banale e scontato.
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