Taj Mahal
Taj Mahal

Taj Mahal, la recensione


'Taj Mahal' è una pellicola con qualche spunto interessante e una regia se non altro consapevole, ma che è colpevolmente privo di anima e di pathos.
Voto: 5/10

Era il 26 Novembre 2008 quando la città di Mumbai divenne il teatro di un massiccio attacco terroristico che colpì soprattutto la parte più turistica della città, con la stazione ferroviaria e alcuni hotel di lusso pressi letteralmente d'assalto. Tra questi anche l'hotel Taj Mahal che oggi diventa lo spunto per il film d'esordio di Nicolas Saada, presentato nella sezione Orizzonti della 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Louise (Stacey Martin) è una ragazza che sogna di diventare fotografa; a causa del trasferimento del padre, che per lavoro deve essere trasferito in India, Louise decide di andare con i genitori e visitare dunque Mumbai. La città tentacolare respira e si muove al di sotto delle finestre della suite famigliare all'hotel Taj Mahal. Una sera, dopo che i genitori sono usciti per andare ad un evento, Louise sente dei rumori strani provenire dai piani sottostanti. Ben presto capirà che quelle detonazioni sono spari e che l'hotel è caduto nelle mani di un gruppo di terroristi. Per la ragazza, allora, non resta altro da fare che cercare un modo per sopravvivere.

Taj Mahal è una pellicola che cerca di ritagliare una microstoria da un evento storico di grandissima portata, che ha costretto il mondo a fronteggiare il volto demoniaco di un'umanità sempre più ridotta a bestia di se stessa. Di questo lato socialmente pregnante, però, Nicolas Saada decide di farne a meno, concentrandosi piuttosto sui vari escamotage (piuttosto esigui, a dirla tutta) che Louise deve inventarsi per non cadere vittima dei terroristi. La pellicola si limita solo alla ripresa di una ragazza che si nasconde dentro la sua stanza d'albergo, una stanza che, guarda caso, è una delle poche a non essere stata soggetta ad una perquisizione. Va detto che è comunque apprezzabile la scelta di Saada di non mostrare mai i terroristi, ma di lasciarne intuire la presenza attraverso i suoni ovattati, frenati dalla porta che Louise chiude a chiave. Questo non-vedere è l'unico elemento che riesce a creare veramente un minimo di tensione nello spettatore, che altrimenti si trova seduto in poltrona a seguire le smorfie di una Stacey Martin con completamente convincente.

Nella costruzione interna del racconto, inoltre, sembra mancare una credibilità di fondo; mentre la figlia è vittima di un attacco terroristico, i genitori al telefono sembrano – per gran parte del tempo – più scocciati dall'aver perso il proprio evento mondano,  piuttosto che dall'idea di perdere la propria prole. Man mano che la storia avanza un minimo di emozione comincia a spuntare all'orizzonte, ma è veramente troppo tardi per permettere al pubblico di provare un minimo di empatia. Taj Mahal finisce dunque per essere una pellicola con qualche spunto interessante e una regia se non altro consapevole, ma che è colpevolmente privo di anima e di pathos.

Valutazione di Erika Pomella: 5 su 10
Taj Mahal (2015)Venezia 2015
Impostazioni privacy