Suspiria di Luca Guadagnino, recensione [Venezia 75]
Suspiria è un omaggio a Dario Argento realizzato dal bravissimo Luca Guadagnino, in concorso a Venezia 75. Più che di un remake si tratta della realizzazione di una visione personale del regista siculo, diversissimo dall'originale ma con un gusto horror spiazzante e potente.
di redazione / 08.09.2018 Voto: 8/10
A quarantuno anni dall'uscita di Suspiria, capolavoro del maestro Dario Argento, Luca Guadagnino porta al cinema la vicenda che da sempre ha desiderato di poter raccontare a suo modo e lo fa con un remake che ha poco dell'originale ma che invece dice tanto del talento del regista siculo.
In concorso a Venezia75, Suspiria è ambientato nella Berlino del 1977, una città che ancora cerca di riprendersi dopo gli orrori vissuti durante gli anni di guerra. Dakota Johnson è Susie, una giovane ballerina americana che, dopo anni di sacrifici, riesce a trasferirsi in Europa per ballare nella compagnia Markos Tanz. Lì, la vita di Susie si intersecherà con quella delle altre ballerine che, come lei, hanno a che fare con delle strane ed inquietanti maestre di danza. Dopo una serie di scomparse misteriose, Susie e la sua amica Sara cercheranno di far luce sulla direttrice della compagnia e sulle ex-allieve che sono sparite senza lasciare alcuna traccia.
Risulta difficile confinare la trama di Suspiria in poche righe perché è tanto quello che Guadagnino ha espresso in questo progetto molto ambizioso. Già a partire dalla durata del film (152 minuti circa) e dalla suddivisione della diegesi in sei capitoli più un epilogo, il remake del regista cerca di costruire una storia ad intreccio in cui la vicenda principale, quella di Susie, si arricchisce e si esaudisce allacciandosi con delle sotto-trame altrettanto importanti. Alla trama di Susie, che diventa vera e propria protagonista verso la fine del film, si intrecciano le storie di Sara, del professor Jozef Klemperer e di Patricia che, dopo aver convissuto parallelamente per l'intera vicenda, si uniscono per completare un quadro tutt'altro che intuibile ma sorprendente e spiazzante. È così che la storia di una ragazza alle prese con il sogno di diventare ballerina di professione si interseca con la vita delle allieve della compagnia, dei fatti di cronaca degli anni Settanta di Berlino e della vita tormentata di un professore che ancora risente della sparizione della moglie.
Le immagini evocate da Luca Guadagnino riescono ad essere poetiche anche se raccontano di orrori, dolori e sofferenze. Spettacolari le sequenze di danza dove, anche grazie alle musiche originali di Thom Yorke, il pubblico viene catapultato in uno stato di coscienza parallela e straniante. Suspiria è un film a cui serve più di una visione per apprezzarne il gusto estetico e gli intricati intrecci di trama e sotto-trama. Inoltre, visivamente il film si colora di un simbolismo a tratti estremo, soprattutto nelle sequenze oniriche, dove Guadagnino riesce a costruire dei veri e propri incubi che avvelenano la mente di Susie poco alla volta lasciandola in balia di un'oscurità benevola ma letale. Tilda Swinton è forse l'attrice che più si è calata nella parte, o forse sarebbe meglio dire "le" parti. Ebbene sì, pare proprio che la grandissima attrice abbia recitato più ruoli nel film di Guadagnino. Dico "pare" perché in due di essi risulta praticamente impossibile riconoscere il suo volto a causa del trucco. Geniale nelle tre interpretazioni che ci offre: la riconoscibilissima Madame Blanc, l'anziano dottor Klemperer e il mostro senza volto che abita la mente di Susie.
Suspiria è un film distribuito negli Stati Uniti da Amazon Studios e che uscirà nelle sale cinematografiche italiane con Videa probabilmente il 2 Novembre.