Strappare Lungo I Bordi, recensione della serie di Zerocalcare su Netflix
'Strappare lungo i bordi' è la serie Netflix firmata da Zerocalcare disponibile sulla piattaforma dal 17 novembre. E sarà una delle cose più belle che vedrete quest'anno.
di Erika Pomella / 16.11.2021 Voto: 9/10
I primi due episodi di Strappare lungo i bordi erano stati presentati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma: con quei primi due episodi Zerocalcare aveva presentato alla stampa la sua serie animata, che debutta su Netflix il 17 novembre, ricevendo un consenso quasi generale da addetti ai lavori e non. Un consenso che è destinato a moltiplicarsi con la visione integrale di tutti gli episodi che compongono la serie e che la rendono uno dei prodotti più belli che vedremo quest'anno. Prima di parlare della serie, però, bisogna fare un piccolo ma necessario passo indietro. Perché non si può parlare di Strappare lungo i bordi senza parlare di chi sia Zerocalcare o, meglio, cosa rappresenti nel mondo editoriale. Perché Michele Rech, l'alterego di Zerocalcare e viceversa, è un autore che ha saputo trasformarsi in un cult senza mai rinunciare né alla sua cifra stilistica né al mondo che ha sempre portato sulle sue tavole. Un mondo che è fatto di fragilità e di dubbi costanti, in cui non c'è il classico eroe che salva la situazione, ma un comune mortale che affronta la vita di tutti i giorni, il più delle volte senza avere neanche uno straccio di bussola per capire dove andare e quali strumenti adoperare per non correre troppo spesso il rischio di farsi mettere con le spalle al muro. E questi sono elementi che si trovano facilmente anche in Strappare lungo i bordi, dove emerge con forza anche la romanità intrinseca al lavoro di Zerocalcare. Una Roma che però non è mai quella delle cartoline, quella fittizia e irreale da vendere ai turisti. È la Roma piena di macerie, la Roma che ammicca con il trucco sfatto e l'alito pesante. Una Roma che conserva una sua primordiale bellezza nel suo essere così apertamente imperfetta come il suo protagonista. E anche questa Roma riempie gli episodi di Strappare lungo i bordi in un viaggio che il protagonista fa tra flashback e idiosincrasie, tra paure e rimpianti, tra il timore di agire e vivere l'istante e la sensazione che ormai si sia valicato il confine del È troppo tardi.
È difficile parlare di Strappare lungo i bordi con l'intento di non dire molto, di non dire troppo: perché si tratta di una serie che va scoperta piano piano, che va seguita con il ritmo che il suo autore ha pensato e creato. C'è una frase alquanto famosa che, parafrasandola, dice che ogni autore parla di sé e che se è molto bravo ti convince che stia parlando di te. Zerocalcare riesce a fare entrambe le cose: si racconta con un tono talmente dissacrante che è pressoché impossibile non scoppiare a ridere e allo stesso tempo mette in mostra insicurezze e dubbi che in molti hanno provato e che molti, ancora, stanno affrontando. Passando per una critica al capitalismo e riflessioni intelligenti ma mai ridondanti sul peso del patriarcato e su come la mascolinità si trovi in uno stato di costante dubbio, Zerocalcare racconta un'esistenza e lo fa senza risparmiarsi, senza celare disordine, spavento o prese di coscienza. Parla di sé, Zerocalcare, ma parla anche di una generazione in divenire, una generazione che forse è divenuta, ma che ancora non sa cosa diavolo fare della propria esistenza. Strappare lungo i bordi è una serie che ha al suo interno tutti gli elementi necessari a presentarsi come un vero e proprio gioiello, un capolavoro che trabocca romanità ma anche voglia di continuare a mettersi in discussione, di non accettare mai lo status quo e di farsi domande anche – e forse soprattutto – quando fanno male.