

Sir Gawain e il Cavaliere Verde, recensione dell’epica fantasy con Dev Patel
Rivisitazione di un antico poema in cui il giovane protagonista, nipote di Re Artù, deve affrontare un viaggio ricco di pericoli e tentazioni per sfidare una creatura magica. Nel cast anche Alicia Vikander e Joel Edgerton.
di Matilde Capozio / 15.11.2021 Voto: 6/10
Gawain (Dev Patel) è un giovane aspirante cavaliere, nipote di Re Artù (Sean Harris) che, durante il banchetto natalizio nella reggia di Camelot, riceve la visita del misterioso Cavaliere Verde (dal colore della sua pelle), un essere dalle fattezze molto particolari, il quale lancia una sfida ai partecipanti alla festa: Gawain è l'unico, fra i Cavalieri della tavola rotonda, a farsi avanti e si ritrova così, un anno dopo, a dover viaggiare fino alla sconosciuta Cappella Verde, per andare incontro al confronto finale con la gigantesca creatura che lì lo aspetta.
Sir Gawain e il Cavaliere Verde si basa sull'omonimo poema del XIV secolo appartenente al ciclo arturiano, un romanzo anonimo già portato un paio di volte sullo schermo, mentre Gawain stesso è apparso anche, come personaggio secondario, anche in altri film sul mito di Re Artù: ha avuto il volto di Liam Neeson in Excalibur (che, insieme a Willow, è stato una delle fonti di ispirazione per questo film), e da Joel Edgerton (che invece qui interpreta il personaggio del Lord) in King Arthur.
Questo adattamento, firmato da David Lowery (Il drago invisibile, Old man and the gun) colpisce per un approccio al materiale che spiazza le aspettative, andando a realizzare un film che non rientra nei classici canoni del genere: niente scene d'azione caotiche e chiassose, ma un ritmo lento, meditativo, con molte scene prive di dialoghi, che si pone subito come diretto a un pubblico più adulto e non prettamente adolescenziale.
La storia ruota quindi intorno alla cosiddetta quest, la ricerca, cioè il percorso intrapreso dall'eroe per trovare solitamente qualcosa o qualcuno, che lo porta ad affrontare numerose peripezie in un viaggio che si fa poi metafora della sua crescita interiore.
Nella sua sceneggiatura Lowery ha modificato alcuni aspetti del poema originale, ad esempio aggiungendo personaggi lì assenti (come Winifred), incorporando elementi del folclore inglese, irlandese e scozzese, e perfino riferimenti alla sua filmografia. La tematica principale della storia è il concetto di integrità, con il protagonista chiamato a dimostrare il proprio valore e coraggio davanti alle difficoltà ma anche alle tentazioni, che mettono alla prova la sua virtù morale, ponendo così le basi per il ricordo di sé che verrà tramandato ai posteri, celebrato nelle canzoni e acclamato dal popolo; a questo si aggiungono anche temi come lo scontro tra il potere della natura e la società civilizzata, o quello religioso tra paganesimo e cristianesimo: sono aspetti che sono spesso oggetto di interpretazioni e letture opposte già tra studiosi e critici letterari, e che si possono dunque rintracciare anche nel film, senza che venga assunta una posizione chiara e definitiva.
È un film che contiene quindi elementi e personaggi già molto noti al grande pubblico: Artù e la moglie Ginevra, la Tavola Rotonda, la mitica spada Excalibur, la Fata Morgana (che qui è la mamma di Gawain) ma li lascia in secondo piano senza mai sfruttarne la popolarità, così come rifiuta una narrazione più convenzionale in favore di uno stile enigmatico e ambiguo, che lascia più di una domanda senza risposta. È molto curato invece l'aspetto formale del film, di grande ricchezza ed eleganza visiva, che indugia a lungo sul paesaggio, sfruttando spesso la luce naturale che dà alla storia un'aria tetra e gotica, e prediligendo una palette cromatica che richiama i colori della terra; va citato, inoltre, il contributo della colonna sonora, ipnotica e avvolgente, a cura di Daniel Hart.
Sir Gawain e il Cavaliere Verde è così un film che potrà deludere chi si aspetti un classico fantasy o un film di genere cappa e spada, che forse in alcune scene avrebbe potuto osare e azzardare di più invece di limitarsi ad accennare, ma su cui il regista (che presto si cimenterà con un'altra rilettura nel regno del fantastico, un nuovo adattamento di Peter Pan) imprime un'impronta personale e sincera.
