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Recensione Sin City – Una donna per cui uccidere

Il tanto atteso sequel di Sin City arriva finalmente nelle sale e riporta in vita alcuni tra i personaggi più amati, affiancandoli a interessanti new entry, intrecciando quattro storie diverse contenute nella graphic novel di Frank Miller, da cui sono tratti i film.

Sono nove anni che fan di tutto il mondo aspettano con ansia il seguito di quello che è stato un vero fenomeno di massa dopo la sua uscita. Un film diventato cult fin da subito. Stiamo parlando di Sin City, la pellicola tratta dalla famosa graphic novel del maestro del disegno Frank Miller e diretta da quel tuttofare che è Robert Rodriguez, fratello non di sangue ma per scelta di Mr Quentin Tarantino, il quale non ha semplicemente tratto ispirazione dalla storia di Miller ma ha trasportato sul grande schermo le sue pagine, mantenendone lo stile sia narrativo che, soprattutto, grafico, come se le figure su carta prendessero letteralmente vita e passassero su pellicola. Il film è così tanto legato al suo creatore che Rodriguez ha voluto inserire anche il nome di Miller come regista e ha combattuto per ottenere ciò tanto da scontrarsi con la DGA (Directors Guild of America), l'associazione dei registi americani, e uscirne definitivamente. Ora, dopo anni dal suo annuncio arriva finalmente nelle sale l'atteso sequel: Sin City – Una donna per cui uccidere.

Si torna a raccontare le storie dei protagonisti del primo capitolo, intrecciandone nuovamente i cammini e alternando momenti precedenti a momenti posteriori alla prima pellicola. Le storie tirate in ballo questa volta sono principalmente tre. In una un giovane giocatore di azzardo, Johnny (Joseph Gordon-Levitt), sfida più volte il pericoloso e potente Senatore Roark (Powers Boothe), vincendo sempre e scatenando così la sua ira. Nell'altra ritroviamo Nancy (Jessica Alba) ancora sconvolta dalla morte dell'amato Hartigan (Bruce Willis), la quale non riesce ad andare avanti e pensa solo alla tanto attesa vendetta che cercherà di ottenere con l'aiuto di Marv (Mickey Rourke). Infine c'è la storia principale, da cui prende anche ispirazione il titolo del film. Dwight (Josh Brolin, prima di cambiare faccia e diventare Clive Owen nel film precedente) viene ricontattato dalla donna che ha amato, la femme fatale Ava (Eva Green), perché bisognosa di aiuto.

Robert Rodriguez, lo sappiamo, è un uomo dalle mille risorse. A 46 anni ha già al suo attivo quasi venti film, di cui non è solo regista ma anche sceneggiatore, produttore (ha una sua casa di produzione a Austin, in Texas), spesso montatore, direttore della fotografia e creatore degli effetti speciali. Per non parlare del fatto che ha da poco fondato un canale televisivo El Rey Network dove sono andate in onda già due serie tv da lui ideate. Del resto è soprannominato Speedy Rodriguez per la velocità con cui sforna idee e le mette in pratica. Nessuno quindi si aspettava un'attesa così lunga per il sequel del suo film più amato e conosciuto, neanche lui. Ma dopotutto l'attesa è stata ben ripagata.

Sin City – Una donna per cui uccidere non è sicuramente ai livello del primo, ma c'è anche da dire che per il primo capitolo giocava molto il fatto della novità visiva che ha portato una rivoluzione in termini di effetti e modo di rendere il fumetto sullo schermo, tanto da essere scelto in concorso al Festival di Cannes. È comunque un buon film, che tende a spingersi ancora oltre rispetto al precedente, giocando ancora di più sulla grafica fumettistica e adattando la pellicola alla terza dimensione, che per una volta sembra veramente portare qualcosa in più rispetto al bidimensionale. Anche il cast è azzeccato, sia le conferme, che hanno riportato in vita personaggi ormai iconici, sia le new entry. 

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