Sette Minuti dopo la Mezzanotte, Recensione
A metà strada tra il genere fantasy e il dramma di un bambino che si affaccia per la prima volta sul baratro degli orrori "quotidiani" della vita, 'Sette Minuti dopo la Mezzanotte' è un film che andrebbe visto senza saperne nulla, un viaggio che si estende quasi fino ai sensi.
di Erika Pomella / 09.05.2017 Voto: 8/10
A Monster Calls, piccolo libro per ragazzi scritto da Patrick Ness e da Siobhan Dowd è uno di quei romanzi che hanno, all'interno delle loro pagine, una prorompente forza narrativa, una sorta di potenziale visivo e immaginativo in bottiglia, che occhieggia dalle parole stampate e che colpisce il lettore a tal punto da fargli sperare di vedere quelle immagini mentali trasformarsi in immagini puramente visive. Nel caso di Sette Minuti dopo la Mezzanotte – questo il titolo italiano dell'opera – i lettori più accaniti non rimarranno di certo delusi, perché il regista J.A. Bayona – che al cinema si era fatto notare per film come The Orphanage e The Impossible – ha deciso di prendere in mano questo libro breve ma intenso e di portarlo al cinema. Ed è una fortuna che a farlo sia stato un regista dalle capacità visive e immaginative come Bayona, che aveva dato prova delle sue preferenze e delle sue abilità nella serie televisiva Penny Dreadful.
Sette minuti dopo la mezzanotte, che in Italia uscirà il prossimo 18 Maggio grazie a 01 distrubution, racconta la storia di Conor (Lewis MacDougall) un bambino di dodici anni costretto a subire le angherie dei bulli della sua scuola, mentre a casa sua madre (Felicity Jones), malata, lo affida alle cure di una nonna (Sigourney Weaver) che sembra fredda e scostante nell'affetto. La vita del bambino cambia quando una notte, sette minuti dopo il rintocco della mezzanotte, fa irruzione nel suo mondo un albero-mostro (Liam Neeson) con il compito di raccontare a Conor tre storie, al termine delle quali sarà compito del bambino raccontarne una quarta, con l'unica condizione che sia una storia vera.
Difficile raccontare, in poche righe, la trame del film senza correre il rischio di svelarne troppi meccanismi e invenzioni. Questo perché A Monster Calls è un film che andrebbe visto senza saperne nulla, un viaggio che si estende quasi fino ai sensi e che ha bisogno di una mente aperta, pronta ad accogliere la fatalità come la magia, il lato umano così come quello mostruoso. Perché la pellicola non disdegna di affrontare temi che sono molto delicati: il bullismo, la malattia, l'abbandono, il coraggio. Tematiche che sono alla base di qualsiasi racconto di formazione che sia degno di questo nome. Ma le tematiche scelte non vengono affrontate con il tono ridondante di qualche missione educativa: al contrario, sette minuti dopo mezzanotte utilizza la fantasia, la fascinazione del mostruoso e del diverso, arrivando quasi a danzare intorno ad una visione del bovarismo dedita al tragico.
A metà strada tra il genere fantasy e il dramma di un bambino che si affaccia per la prima volta sul baratro degli orrori "quotidiani" della vita, Sette Minuti dopo la Mezzanotte è una pellicola fortemente ancorata al libro da cui trae origine, verso il quale rimane perfettamente fedele. La grammatica cinematografica si sottomette ad una storia già molto forte e, come si diceva all'inizio, di grande impatto emotivo e visivo. Nonostante questo, però, il regista non rinuncia a lasciare traccia del proprio passaggio: lo fa attraverso una composizione visiva che, pur non rinunciando all'ordine logico, si perde in volute stilistiche che danno al film un ampio respiro. Tuttavia, il vero tocco di classe è rappresentato dalle sequenze animate che riguardano le tre storie del mostro: tre piccoli capolavori visivi, tre cortometraggi quasi indipendenti, che fanno la gioia degli occhi. Occhi che, ve lo promettiamo, vi si riempiranno di lacrime per il destino di Conor e della sua, misteriosa, quarta storia.