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Seberg, la recensione [Venezia 76]

Seberg è un film interessante dal punto di vista storico e imprescindibile per chi apprezza la buona recitazione; Kirsten Stewart dona una delle sue migliori performance attoriali.

Nel 1979 l'attrice americana Jean Seberg fu trovata morta nella sua automobile all'età di 41 anni, oggi il regista Benedict Andrews porta sul grande schermo la triste storia che condusse la Seberg alla depressione e al conseguente suicidio. 

Resa famosa dal film simbolo della nouvelle vague Fino all'ultimo respiro di Jean Luc Godard, Jean Seberg fu immediatamente accolta da critica e pubblico come una delle migliori attrici dell'epoca. Pur essendo di nazionalità americana, il lavoro portava spesso l'attrice a spostarsi tra Europa e Stati Uniti per collaborare con alcuni dei più importanti registi in circolazione tra gli anni Cinquanta e Sessanta tra cui Otto Preminger, con il quale debuttò in Saint Joan

Jean Seberg ci viene presentata da Andrews proprio a partire dal primo ruolo che impersonò la giovane attrice, Giovanna d'Arco, condannata e arsa viva per eresia. Proprio nell'incipit si racchiude la grande metafora che il regista vuole sottolineare verso il pubblico. Jean Seberg è stata infatti una grande benefattrice delle pantere nere e, al contrario di molte persone di spicco dello show business hollywoodiano, lei non ha mai nascosto di sostenere la causa per la quale il movimento afroamericano si batteva: l'integrazione razziale. La morte dell'attrice è, secondo alcuni, diretta conseguenza della pesante campagna denigratoria organizzata ai suoi danni dall'FBI negli anni Sessanta e Settanta. Secondo delle documentazioni scoperte dopo la morte della Seberg, l'FBI avrebbe spiato ripetutamente l'attrice perché ritenuta pericolosa soprattutto a causa dell'importanza mediatica della sua persona. La pressione mediatica e le menzogne costruite a tavolino dal Boureau avrebbero quindi portato la Seberg a una grave paranoia che è sfociata, nel 1979, nel suicidio dell'attrice. Andrews quindi ci suggerisce che l'innocenza e la caparbietà di Giovanna d'Arco si possono ritrovare anche nella persona di Jean Seberg che, ostacolata e non creduta da tutti quelli che la circondavano, non ha retto alle numerose accuse e alle altrettante bugie che altri avevano messo in giro per fare in modo che la sua figura pubblica risultasse in difetto agli occhi dell'opinione pubblica.

Con Kirsten Stewart come protagonista, Seberg porta sul grande schermo l'atroce e dolorosa storia di un'attrice come poche altre che ha scelto pubblicamente di sostenere una causa cui teneva ma contro cui gli USA si erano schierati segnando profondamente la vita di una donna che aveva come unica colpa l'essere compassionevole e caritatevole nei confronti di chi pensava avesse bisogno di un aiuto. 

Seberg è un film interessante dal punto di vista storico e imprescindibile per chi apprezza la buona recitazione; Kirsten Stewart dona una delle sue migliori performance attoriali prendendosi anche la responsabilità di portare avanti l'intero film da sola. Infatti registicamente Seberg non dona nulla personale al film in sé ma accompagna la Stewart nell'oscurità fatta di alcol e medicinali in cui la Seberg cominciò a precipitare in seguito alle azioni dell'FBI. Sicuramente un film godibile e ben confezionato lontano però dall'essere un originale biopic pur avendo cercato di inserire la storia parallela del giovane agente dell'FBI interpretato da Jack O'Connell accanto al filone narrativo principale che vede come protagonisti la Seberg e il suo declino psicologico. 

Dopo essere stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Seberg sarà proiettato anche al Toronto International Film Festival e sarà distribuito da Amazon.

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