

Scandal, nuovo legal drama sui generis
Recensione della serie televisiva Scandal in onda su FoxLife: una sorta di legal drama sui generis diretto da Shonda Rhimes. Per ogni episodio un nuovo caso su cui indagare, con una linea di narrazione superiore che unisce in qualche modo tutti gli episodi. Nel cast: Kerry Washington, Tony Goldwyn e Katie Lowes.
di Erika Pomella / 17.11.2012 Voto: 6/10
E’ sbarcata su FoxLife, canale satellitare di Sky, Scandal, la nuova serie televisiva di Shonda Rhimes, vincitrice nel 2007 del Golden Globe per la miglior serie drammatica per il campione d’ascolti Grey’s Anatomy. La serie, una sorta di legal drama sui generis, pone al centro della narrazione la conturbante Olivia Pope (Kerry Washington, già vista in Save The Last Dance e Miracolo a Sant’Anna), presidentessa dell’Olivia Pope and Associates, una società di gestione delle crisi che protegge i propri clienti e li scagiona prima che si giunga ad un regolare processo. Alle spalle, però, Olivia Pope ha anche un passato da direttrice delle comunicazioni alla Casa Bianca: un lavoro che sembra aver dovuto lasciare per un rapporto un po’ troppo intimo con il presidente degli Stati Uniti d’America, Fitzgerald Grant (Tony Goldwyn, il cattivo di Ghost). Scandal, però, è anche la storia di Quinn Perkins (Katie Lowes), un avvocato appena uscito dal college, con il sogno di cambiare il volto sociale e culturale dell’America, lavorando per Olivia Pope. Le fantasie della ragazza, tuttavia, si dovranno scontrare con la realtà, e Quinn dovrà presto fare i conti con i metodi poco ortodossi del suo nuovo capo.
Già dal primo episodio, Sweet Baby – incentrata sulla difesa di un soldato eroe di guerra, accusato dell’omicidio della moglie – Shonda Rhimes mette in scena tutte quelle caratteristiche che hanno sancito il successo dei suoi precedenti lavori, come il già citato Grey’s Anatomy e Private Practice. I quaranta e più minuti di narrazione si dispiegano grazie a dialoghi serrati, pronunciati alla velocità della luce; dialoghi che ballano incerti sul confine labile tra commedia e dramma, e che dipingono un mondo irreale, fuori dagli schemi, affascinante e disarmante al tempo stesso. Un mondo che si reinventa puntata dopo puntata, a seconda dei casi che l’Olivia Pope and Associates si ritrova ad affrontare.
Scandal, infatti, presenta un caso diverso ad ogni episodio; un caso che, ogni volta potrebbe rappresentare un possibile scandalo per varie personalità di spicco dell’élite di Washington. A questi casi, poi, si aggiunge una linea di narrazione superiore, che collega in qualche modo tutti gli episodi, e che vede al centro della narrazione le personalità dei vari associati di Olivia. Va riconosciuto che, almeno in Sweet Baby, è proprio il versante dei personaggi a presentare più lacune. E’ come se la Rhimes non fosse in grado di gestire tutti coloro che ruotano intorno ad Olivia. Se, infatti, la donna è già molto ben caratterizzata da questo primo episodio, gli altri personaggi sono solo bozzi di stereotipi: il donnaiolo, l’ingenua, l’hacker, l’arpia ecc…
Andata in onda dal 5 Aprile al 12 Maggio grazie all’emittente americana ABC, la prima stagione di Scandal conta di sette episodi, ognuno di circa quarantacinque minuti. L’idea di partenza – ossia quella di rivoluzionare i cliché di un genere ormai fortemente stereotipato come quello dei legal drama – appare senz’altro accattivante e, grazie all’aiuto di un’estetica ultra pop e quasi allucinata, Scandal al debutto italiano convince lo spettatore, nonostante i personaggi ancora poco sviluppati. Va detto, tuttavia, che la serie televisiva deve molto ad altri, grandi prodotti seriali made in Usa. Quello a cui deve di più è senz’altro Suits: Olivia Pope è la versione femminile e più “povera” di Harvey Specter, così come Quinn è la variante ingenua e sognatrice di Mike Ross.