Recensione del film Sansone (2010) diretto da Tom Dey e con protagonisti Enzo Ghinazzi, Owen Wilson, Emma Stone, Ron Perlman, Jeremy Piven, Stacy Ferguson.
Recensione del film “Sansone“, basato sull’omonima serie di fumetti creata nel 1954 da Brad Anderson, noto in Italia come Sansone di Sopon Sukdapisit. In Italia l’ uscita è per il 13 agosto 2010.
Il cane è un affare serio, questo vorrebbe suggerire l’alano di 90 chili alla sua affezionata cerchia di spettatori. Sansone, non è il primo e non sarà l’ultimo cane a risultare più simpatico e avveduto del padrone, almeno sul grande schermo. Quello che probabilmente invece lo distingue dai suoi amici attori, veri o animati, è la frequenza con cui desidera esprimere i suoi pensieri “umani”.
Il film di Tom Dey racconta di un gigantesco danese combinaguai che, trasferitosi con la sua famiglia in California, cerca di affrontare gli inevitabili problemi di ambientamento. Il padrone Phil deve far colpo sul nuovo capo naif e sul suo cane, mentre la moglie Debbie e i figli si adattano alla nuova assolata realtà. C’erano una volta le strisce a fumetti ideate da Brad Anderson nel 1954, apprezzate da tutti e pubblicate anche in Italia su Topolino, c’è adesso il film Sansone, che prova a espandere quell’umorismo silenzioso.
Il codice utilizzato dal regista di Pallottole cinesi e A casa con i suoi è apertamente adolescenziale, perchè lo stesso Dey ha affermato di avere un debole per i film scolastici a lieto fine e questa idea di “classe mista” l’ha resa evidente anche nel suo film. Il parco in cui Sansone cerca nuovi amici e approvazione è una sorta di liceo per cani dove varie tribù si spartiscono il territorio: dai “palestrati“, ai “meticci“, ai “pedigree“, quei ricchi irragiungibili e facilmente corruttibili.
Tante razze diverse, altrettanti accenti e gerarchie da rovesciare. Sansone fa simpatia per quei caratteri da loser che sono in ognuno di noi, quando ci sentiamo inadeguati a un posto o a una situazione, quando cerchiamo la complicità di chi non ci desidera o facciamo in mille pezzi oggetti preziosi (magari evitando di fare pipì sul divano).
L’alano taglia maxi è piuttosto maldestro, buffo con gli occhiali da sole, divertente perchè il suo miglior amico è un gatto pigro con accento spagnolo, ma alla fine per convincere i più raffinati il film punta sui rumori corporei con cui il quadrupede diletta i suoi padroni.
Il film è energico, a tratti ballabile, ma anche saturo di gag e di parole. C’è un po’ di Baywatch, un po’ di Summerland, qualche accenno ai chihuhua di Beverly Hills e un ricordo sfocato di Io e Marley, non fosse altro che per la voce originale del protagonista, di Owen Wilson, che sembra aver scoperto la sua indole canina. Nella versione italiana invece si è giocato sul contrasto di taglia, offrendo al cantante Pupo la possibilità di diventare molto più grande e caricandolo, a quanto pare, di un’impronta recitativa meno “flat“.
Ciò che risulta ovviamente condivisibile del film è la morale di cui si fa carico Sansone, quando fa capire a Phil, tutto impegnato a trovare lo spot perfetto del nuovo cibo per cani, che deve prestare più attenzione alle persone che ama. Ciò che continua a sorprendere, per merito di un esercito di addestratori, è che i cani recitano sempre meno “da cani“. Infine ciò che risulta opinabile, amanti o meno della filmografia cinofila, è l’inevitabile evoluzione antropomorfa degli amici a quattro zampe, come se questo potesse renderli più divertenti e familiari. Infatti la famiglia ne esce vincitrice se c’è qualcuno, un cane, che sa capirne le esigenze.
Fonte: ComingSoon.it – di Giulia Pietrantoni.
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