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Rock the Kasbah, la Recensione

Bill Murray grande protagonista di una commedia in tempo di guerra, un inno al potere della musica come simbolo di pace e tolleranza.

Rock the Kasbah è la nuova commedia che vede protagonista Bill Murray, in un altro dei personaggi stralunati cuciti su misura per lui, in questo caso dall'amico sceneggiatore Mitch Glazer.

Murray interpreta Richie Vance, manager musicale sull'orlo del fallimento, indebitato con la sua ex moglie, papà di una bambina che riesce a vedere di rado. In cerca di opportunità che scarseggiano, Richie finisce per accompagnare l'aspirante cantante Ronnie (Zooey Deschanel) in un tour in Afghanistan. Una volta giunti sul luogo, però, Ronnie si fa prendere dal panico e scappa, lasciando il suo manager senza soldi e senza passaporto a Kabul. Da lì, Richie si ritroverà coinvolto in una serie di situazioni al limite dell'assurdo e incontri con personaggi bizzarri, fino a scoprire il talento canoro di una ragazza Pashtun, desiderosa di partecipare al reality Afghan Star.

La vicenda si ispira liberamente a fatti realmente accaduti, narrati nel 2009 dal documentario Afghan star; una concorrente del reality infatti, una ragazza di nome Setara, venne criticata e minacciata di morte per la sua esibizione considerata socialmente inappropriata, ed è proprio a lei che è dedicato Rock the Kasbah.

A dirigere questo film è l'eclettico Barry Levinson, regista che nella sua carriera ha già attraversato i generi più disparati, e che già ad esempio con Good Morning, Vietnam aveva dimostrato di saper coniugare satira e comicità al caos della guerra; ma Hollywood conta una lunga tradizione di pellicole che trattino con umorismo uno scenario bellico, e che erano ben presenti anche nella mente del regista, come Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick.

Rock the Kasbah è infatti in gran parte ambientato in una terra lacerata dai conflitti, ma in cui trovano spazio fenomeni di cultura pop che spopolano lì come nel resto del mondo; è una commedia che evita la parodia più esplicita, politicamente scorretta in maniera sottile, con echi quasi fiabeschi in certi momenti. Lo spettatore si ritrova catapultato in un Afghanistan visto attraverso lo sguardo del protagonista, un pesce fuor d'acqua coinvolto in situazioni paradossali e rocambolesche, ma sempre con un fondo di credibilità e verosimiglianza.

Il film però consegna soprattutto un messaggio di speranza e tolleranza, in questo caso grazie al potere unificante e salvifico della musica, tanto che perfino Cat Stevens (ovvero Yusuf Islam), all'inizio riluttante, ha poi insolitamente acconsentito a concedere i suoi brani per la colonna sonora.

La musica è indubbiamente uno dei punti di forza del film, con interpretazioni e riletture di classici, più o meno improvvisate, alcune delle quali davvero esilaranti.

Il cast è capitanato da un Bill Murray in gran forma, che permea la pellicola, fin dalla prima inquadratura, con il suo humour malinconico, inconfondibilmente alla Bill Murray; accanto a lui, un gruppo eterogeneo di attori che comprende Kate Hudson, il ritorno di Zooey Deschanel al cinema dopo quattro anni dedicati alla tv e alla musica (qui, come già in altri ruoli, nella doppia veste di attrice e cantante), Bruce Willis in uno dei suoi ruoli autoironici, oltre ad attori palestinesi, iraniani e afghani, tra cui spicca il tenero tassista di Arian Moayed.

In certi momenti la sceneggiatura fatica a tenere insieme tutti i suoi elementi, forse anche a causa di alcuni tagli diventa meno comprensibile in alcuni passaggi; ciò che rimane del film è comunque un invito a coltivare e perseguire i propri sogni, la fiducia in un "treno della pace" per dirla con uno dei bellissimi brani ascoltati.

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