Robots, recensione della commedia romantica sci-fi con Shailene Woodley e Jack Whitehall
Robots, in arrivo da noi su Prime Video, è una commedia romantica ambientata in un prossimo futuro in cui i protagonisti utilizzano dei cloni di se stessi per arrivare ai loro obiettivi... finché non incorrono in qualche imprevisto.
di Matilde Capozio / 15.07.2023 Voto: 6/10
Arriverà da noi in anteprima su Prime Video, a partire dal 17 luglio, l’inedito film Robots, surreale commedia romantica con un tocco di fantascienza: in un prossimo futuro, gli androidi sono ormai parte integrante della vita quotidiana, impiegati ad esempio come camerieri e personale di servizio, o per svolgere lavori di ordine pubblico.
Charles (Jack Whitehall) è un ragazzo pigro e vanitoso che ha fatto realizzare (illegalmente, perché l’utilizzo privato è proibito) un robot-clone di se stesso, che utilizza per tutte le cose che lui non ha voglia di fare, dai mestieri di casa, al lavoro in ufficio, fino agli appuntamenti con le ragazze: Charles lascia che sia il suo robot (chiamato sinteticamente C2) a portare avanti al posto suo tutta la fase del corteggiamento, le cenette romantiche, le passeggiate e così via, per poi entrare in scena solo quando è sicuro di andare in porto. Un giorno però tutto cambia con l’incontro di Elaine (Shailene Woodley), una ragazza che esce con gli uomini al solo scopo di farsi fare dei regali costosi, e che però nasconde un segreto: anche lei, infatti, possiede un androide-clone di se stessa (ovviamente di nome E2) che, allo stesso modo, la aiuta docilmente nei suoi obiettivi. Imprevedibilmente, però, C2 ed E2 si incontrano e si innamorano, e decidono quindi di scappare insieme, inseguiti dai rispettivi e disperati proprietari.
Androidi e clonazione tra letteratura e cinema
Robots è diretto a quattro mani da Casper Christensen, autore e attore danese (tra i film in cui ha recitato, Il grande capo di Lars Von Trier e la commedia Attenti a quelle due con Anne Hathaway e Rebel Wilson), qui al suo debutto nella regia di un lungometraggio, e Anthony “Ant” Hines, (già collaboratore di Sacha Baron Cohen per Borat, Brüno e Il dittatore), mentre la sceneggiatura si basa sul racconto di fantascienza The robot who looked like me di Robert Sheckley, apparso per la prima volta sulla rivista Cosmopolitan nel 1973.
La creazione e l’utilizzo di androidi e cloni è un argomento che suscita da tempo l’interesse di letteratura, cinema e tv, anche se ultimamente più spesso in chiave drammatico-apocalittica. Robots sceglie invece i toni della commedia, richiamando così alla mente, semmai, pellicole come Mi sdoppio in quattro, in cui un Michael Keaton oberato da lavoro e vita familiare decideva di farsi clonare in modo da riuscire a svolgere tutte le incombenze quotidiane.
Robots quindi parte da lì, dall’ironia sul clone come versione apparentemente migliore (forse per qualcuno addirittura ideale) di se stessi: instancabile, servizievole e infallibile, almeno fino al momento della ribellione e alla scoperta di una propria volontà; così il film coniuga la commedia romantica alla fantascienza, con un tocco di satira sociale, fino a diventare anche una sorta di road movie, che ci mostra principalmente gli scenari di un assolato New Mexico; è interessante anche la scelta delle location che, sia per quanto riguarda le scene girate in esterni che le scenografie degli interni, evitano di eccedere nella rappresentazione di una realtà iper futuristica o tecnologizzata, ma anzi con un retrogusto vagamente vintage, e volutamente piuttosto impersonale.
Il risultato è un film curioso e vagamente ibrido che, ad esempio, in un paio di momenti sfoggia delle battute affilatissime ma poi non prosegue per tutto il tempo su quella strada, e si concentra più spesso sulle situazioni buffe da commedia degli equivoci, anche con alcune trovate divertenti, sia a livello narrativo che visivo, e una sceneggiatura con qualche incertezza, specie nella parte centrale.
Rimane quindi in parte il dubbio se si tratti di un film molto arguto, cinico e tagliente che cerca di coprirsi con una patina più edulcorata o se, al contrario, sia una pellicola di intrattenimento con aspirazioni più elevate e complesse.
Il protagonista maschile, Jack Whitehall, è un attore, comico e presentatore televisivo britannico piuttosto impegnato in patria, ancora poco noto da noi (lo abbiamo visto in Mother’s day e Jungle Cruise) mentre per Shailene Woodley in versione vanitosa e frivola, si tratta di una divertente novità rispetto ai ruoli a cui è maggiormente associata. L’aspetto interessante è anche che, naturalmente, entrambi si trovano a dover interpretare un doppio ruolo, e senza peraltro essere aiutati da trucchi prostetici o comunque delle differenze evidenti dal punto di vista estetico, ma svolgono un lavoro più sottile sulle espressioni e sugli atteggiamenti, creando quindi anche una duplice alchimia tra le due coppie di personaggi.
Robots, quindi, è una commedia gradevole da guardare per una serata casalinga, con una storia che forse vuole dirci qualcosa sul possibile futuro che ci aspetta ma poggia anche su temi universali e senza tempo.