Recensione del film Viva la libertà di Roberto Andò, con Toni Servillo e Valerio Mastrandrea: regia ottima, efficace e precisa; sceneggiatura solida e intelligente. Molto bravo Toni Servillo.
Viva la libertà è un’opera scritta e diretta da Roberto Andò, regista cinematografico e teatrale siciliano, grande amico di Leonardo Sciascia, che diventa anche suo mentore, trasmettendogli l’amore per la letteratura e introducendolo nel mondo del giornalismo. Questo suo ultimo lavoro è tratto dal suo romanzo Il trono vuoto, vincitore del Premio Campiello Opera Prima nel 2012. Il protagonista assoluto della pellicola è il grande Toni Servillo che interpreta ben due ruoli, due fratelli gemelli identici esteticamente ma opposti caratterialmente. Accanto a lui troviamo Valerio Mastrandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Andrea Renzi e Anna Bonaiuto.
Enrico Oliveri (Toni Servillo) è il segretario del partito d’opposizione al governo. La sua immagine a livello popolare è in crisi, tutti sembrano aver perso fiducia in lui e gli ultimi sondaggi sono sfavorevoli. Oliveri è scoraggiato e deluso, decide così di prendersi una pausa sparendo, senza dire niente a nessuno. Tutti sono sorpresi e sconvolti dalla sua sparizione, soprattutto sua moglie Anna (Michela Cescon) e l’eminenza grigia di Oliveri, Andrea Bottini (Valerio Mastandrea). Anna consiglia ad Andrea di contattare il gemello di Enrico, Giovanni Ernani (Toni Servillo), il quale è uscito dalla loro vite da anni, sperando che potesse sapere qualcosa. I due fratelli conducono vite completamente diverse in quanto Giovanni è un ex professore, un filosofo geniale e coltissimo che ora vive solo, in una casa modesta, dopo aver passato anni in una clinica di sanità mentale perché afflitto da depressione bipolare. Andrea lo va a trovare e dal loro incontro nasce un’idea geniale ma azzardata al tempo stesso: Giovanni prenderà il posto di Enrico e nessuno si accorgerà dello scambio, solo Andrea e Anna saranno a conoscenza della cosa.
In un periodo di crisi generale, sia in politica che al cinema, ci voleva un film, italiano oltretutto, che portasse un sorriso e un po’ di speranza. Si perché, seppur nella sua folle e utopica idea di base, ovvero che un professore con seri problemi mentali possa diventare un acclamato leader politico, così amato da riuscire ad ottenere il 66 per cento dei consensi, la figura che Giovanni Ernani rappresenta è tutt’altro che assurda. Anzi rappresenta colui che tutti gli italiani voterebbero e che servirebbe a capo di un governo. Perché, nonostante la malattia, la sua pazzia è del tutto relativa se si parte dal presupposto che per fare un lavoro del genere un po’ folli lo si deve essere e che, dopotutto, Giovanni la maggior parte delle volte ha dei momenti di lucidità e di pura genialità. Chi non amerebbe un politico che parla ad una folla immensa recitando una poesia di Bertolt Brecht, A chi esita, che mai come oggi sembra essere così attuale e pertinente?
Viva la libertà ha una regia ottima, efficace e precisa; ha una sceneggiatura solidissima e intelligente ma soprattutto ha lui, Toni Servillo. Quando si pensa che abbia raggiunto il massimo della sua bravura si rimane sempre sorpresi da come riesca a migliorare sempre di più. Interpreta alla perfezione due fratelli gemelli, che più diversi non si può, con una credibilità sconcertante. Senza di lui sicuramente il film non sarebbe stata la stessa cosa.
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