Recensione del film Tre Uomini e una Pecora (2012) diretto da Stephan Elliott e con protagonisti Rebel Wilson, Xavier Samuel, Olivia Newton-John, Kris Marshall, Kevin Bishop, Elizabeth Debicki.
Con Tre uomini e una pecora il regista australiano Tre uomini e una pecora il regista australiano Stephan Elliott, dopo la deliziosa commedia molto british Un matrimonio all'inglese con una fantastica Jessica Biel, torna a girare e ad ambientare un film nel suo paese d'origine. La pellicola è stata presentata fuori concorso all'ultimo festival del cinema di Roma dove è stato ben accolto da pubblico e critica, avendo portato una ventata di allegria in un edizione un po' fiacca.
Due giovani, David e Mia, uno inglese, l'altra australiana, si conoscono durante un viaggio, si innamorano e decidono di sposarsi. Così il ragazzo con tre suoi amici partono alla volta della lontana terra dei canguri per partecipare alla cerimonia e conoscere la famiglia della sposa. Una volta arrivati si scontreranno con una cultura diversa dalla loro e quello che avrebbe dovuto essere un tranquillo matrimonio si trasformerà in un disastro.
Guardando la pellicola, il primo pensiero dello spettatore sarà ovviamente rivolto a Una notte da leoni, film capostipite del genere "testimoni dello sposo che mettono a rischio il matrimonio", anche se lo sceneggiatore del film, Dean Craig (Funeral Party), durante la conferenza stampa al festival ci ha tenuto a sottolineare che la sceneggiatura della pellicola è stata scritta prima di quella del film americano ma è stata riposta in un cassetto per un po'. Fatto sta che i due lavori sembrano fratelli gemelli, soprattutto nella caratterizzazione degli amici dello sposo: abbiamo il cicciottello comico, l'insicuro che soffre per amore e l'irriverente spaccone. Tuttavia, nonostante le assonanze, nello stile Tre uomini e una pecora è molto diverso e a tratti risulta essere più divertente.
Forse poco originale, demenziale e anche un po' volgare, Tre uomini e una pecora ci regala però dei dialoghi scoppiettanti ed esilaranti che sono la vera forza del film. Il film è molto onesto nei suoi intenti che sono quelli di divertire, far ridere (e si ride, garantito!) e far passare del tempo di svago e scacciapensieri. La pellicola non mira di certo ad essere un film che rimarrà nella storia del cinema, ma chi lo va a vedere ne è consapevole e per questo lo amerà sicuramente.
Una piccola postilla la merita l'orribile traduzione del titolo originale, A Few Best Men, in italiano. Per prima cosa perché gli uomini non sono tre ma quattro (scandalosa l'assenza del cuore comico del film, Kevin Bishop, dalla locandina), e poi la pecora citata, che tra l'altro è un ariete, ha la sua importanza solo nell'ultima parte della storia. Ma si sa, spesso per attratte persone al cinema si utilizzano questi stratagemmi.
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