Recensione: The Bay
Recensione del film horror The Bay di Barry Levinson: un prodotto che riesce a scavare sulla paura dell'America post 11 settembre; il cast poco famoso riesce a dare un tocco più naturale al film.
di redazione / 06.06.2013 Voto: 7/10
Torna dietro la macchina da presa dopo due anni di inattività Barry Levinson, con il suo primo horror in stile mockumentary, The Bay prodotto da Jason Blum e Oren Peli.
La storia ci mostra il catastrofico evento che colpisce una piccola cittadina nel Maryland posizionata su una baia. Tutto inizia con una inspiegabile moria di pesci a causa di una misteriosa infezione che poi colpirà anche tutta la popolazione gettando nel panico ogni individuo. La causa di questa strage è un insetto cresciuto a dismisura a causa dell'alto tasso di tossicità presente nelle acque della baia e che entra nei corpi di ogni essere vivente nutrendosi dei suoi organi interni. Il tutto ci viene raccontato attraverso un abile montaggio di reperti video che il governo americano ha confiscato per evitarne la diffusione guidati dal racconto di una delle poche persone sopravvissute a questa carneficina, l'aspirante giornalista Donna (Kether Donohue).
La cosa che colpisce di più di questo film è come il regista (premio Oscar con Rain Man e autore di capolavori come Good Morning, Vietnam e The Sleepers) abbia un'assoluta padronanza di un genere ormai inflazionato ma che non compare mai tra i titoli della sua filmografia e senza un budget multimilionario. Sicuramente aiutato da produttori come Jason Blum e Oren Peli (regista quest'ultimo del horror Paranormal Activity e già produttore di ottimi film horror come Insidious), The Bay riesce a creare un atmosfera ansiogena al punto giusto andando a scavare sulle paure primordiali dell'essere umano.
Il cast è composto da attori tutti quanti poco conosciuti, apparsi solamente in ruoli marginali ma forse questa scelta di prendere attori 'inesperti' riesce a dare un tocco più naturale, a tratti documentaristico, al film. The Bay è ispirato anche da un dato tristemente reale: la baia di Chesapeake risulta avvelenata per il 40 èer cento della sua superficie. Riguardo ciò, a Levinson gli venne proposto di girare un documentario circa questa disatrosa situazione; tuttavia il progetto sfumò in quanto la tv di stato già l'aveva fatto (Poisoned Waters, disponibile interamente on-line). Malgrado ciò, Levinson ebbe l'idea di girare non più un documentario bensì un mockumentary, la cui finzione gli avrebbe certamente permesso di alzare i toni del film, facendo gioco sulla paura e dando un senso di totale impotenza e rabbia di fronte davanti alla distruzione della natura da parte di uomini senza scrupoli.
The Bay probabilmente non passerà alla storia ne tantomeno darà un qualcosa di nuovo all'estetica del "mockumentary" però rimane un prodotto che riesce a scavare in maniera ineccepibile sulla paura dell'America post 11 settembre, dovuta dalla costante paranoia di un attentato chimico da parte di Al Qaeda o di un qualche complotto governativo e le finte telefonate intercettate sono a dir poco emblematiche.
Levinson attinge molto dalle convenzioni stilistiche del genere ma lo fa utilizzando tutta la sua esperienza del campo riuscendo a creare un film che tiene incollati alla poltrona senza cadere mai nel banale, cosa tutt'altro che semplice considerando il genere.