Paranorman
Paranorman

Recensione Paranorman


Recensione di Paranorman, film comedy di Sam Fell e Chris Butler girato in stop motion dalle tinte fosche, dove tragedia e farsa si rincorrono in una pellicola che si fa forte di molti rimandi e omaggi al cinema horror.
Voto: 8/10

Dai creatori del film nominato agli Oscar Coraline e la porta magica, arriva al cinema una nuova avventura in stop motion, Paranorman. Secondo film realizzando con la tecnica dello stop-motion, che il regista Tim Burton ha riportato in auge, Paranorman è una comedy dalle tinte fosche, dove tragedia e farsa si rincorrono in una pellicola che si fa forte di molti rimandi e omaggi al cinema horror, molto spesso di serie b, costruendo un racconto adorabile e malinconico, che tuttavia non rinuncia a slanci di una comicità disarmante.

La storia è quella di Norman Babcock, un ragazzino di undici anni di Blithe Hollow, piccolo centro cittadino famoso per essere stato, 300 anni prima, lo scenario di una raccapricciante e crudele caccia alle streghe. Diviso tra i suoi film dell’orrore preferiti e i tentativi di sfuggire alle angherie del bullo Alvin, Norman deve vedersela anche con uno strano dono. Il ragazzino, infatti, riesce a vedere i fantasmi dei defunti. La sua capacità paranormale richiama le attenzioni negative di tutte gli abitanti, oltre che le incomprensioni del padre. Unici amici di Norman sono la nonna e il piccolo Neil. Le vite di tutti i personaggi saranno sconvolte quando una vecchia maledizione della strega uccisa in città si ripercuote su tutta la città, provocando distruzione e isteria di massa. Riuscirà Norman, con la sua capacità di parlare con i defunti, a placare l’ira della terribile strega?

Tutti coloro che imperterriti continuano a denigrare il cinema d’animazione, relegandolo nella scomoda posizione di intrattenimento per i più piccoli, avranno con ParaNorman l’ennesima prova di quanto i loro pregiudizi siano poco fondati. Con la tecnica del frame-by-frame i registi Sam Fell Chris Butler confezionano un film intriso di tematiche attuali e di grande contenuto sociale. Proprio come i capisaldi della letturatura, ParaNorman usa i toni della favola per parlare alla coscienza degli spettatori. Il punto nevralgico della drammaturgia – la paura del diverso – scava le sue radici in prodotti culturali vecchio stampo, che vanno da Notre Dame de Paris a La Bella e la Bestia, dal Frankenstein di Whale a tutta la filmografia del già citato Burton. Quello che i registi mettono in scena è un mondo dove il mostro spesso si annida nell’umanità stessa, in quel terrore irrazionale che ci fa tremare in una notte senza stelle. E’ un orrore ancestrale, quasi fin troppo stereotipato, che però ParaNorman affronta dando all’intera vicenda – di cui non si può svelare troppo – un sapore dolceamaro, intriso di una nostalgia rassegnata che trasforma le risate in lacrime.

Essendo, comunque, un film anche per bambini, ParaNorman non rinuncia ad un tono più scanzonato, quasi parodistico, che riesce però a comunicare molto. Ecco allora che la superficiale sorella maggiore (doppiata, in lingua originale, dalla brava Anna Kendrick) diventa lo specchio di un’adolescenza votata molto più all’apparenza che all’essenza. Contenuti, questi, che sono inseriti tra le righe, di modo che chi voglia semplicemente divertirsi possa farlo, senza dover necessariamente passare per tutti i sotto testi socio-culturali.

ParaNorman è, poi, un grande omaggio al mondo del cinema. Da quello di genere horror – i rimandi a film come Poltergeist o La notte dei morti viventi si sprecano – a quello più giovanile, con richiami evidenti alla pellicola Hocus Pocus. L’unico punto dolente di questa pellicola d’alto livello è la sceneggiatura un po’ altalenante di Chris Butler: il film infatti ha piccole cadute di ritmo che, tuttavia, si dimenticano facilmente man mano che la storia avanza, in favore di un finale assolutamente imperdibile, sia dal punto di vista narrativo che estetico, dove Alice nel Paese delle Meraviglie sembra incontrare la storia della seconda guerra mondiale.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
ParaNorman
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