Recensione: Mi rifaccio vivo di Sergio Rubini
Recensione del film Mi rifaccio vivo di Sergio Rubini: Rubini si allontana stilisticamente e tematicamente dai suoi precedenti film, riuscendo a divertire con questa commedia leggera.
di Matilde Capozio / 03.05.2013 Voto: 6/10
L'erba del vicino è sempre più verde. È su questo assunto che si basa Mi rifaccio vivo, undicesimo film diretto da Sergio Rubini, nel quale l'attore e regista si ritaglia, come di consueto, un piccolo ruolo.
Protagonista della storia è Biagio Bianchetti (Lillo Petrolo, più noto come metà del duo comico Lillo e Greg), che fin da bambino ha sempre avuto un unico, grande rivale: Ottone Di Valerio (Neri Marcorè), sempre primo in tutto, dalla scuola al successo con le ragazze, fino al lavoro, in cui ha avuto più successo a scapito di Biagio. È per questo che, sommerso dai debiti, Bianchetti decide di suicidarsi. Ma, arrivato nell'aldilà, gli viene offerta una possibilità: reincarnarsi per qualche giorno in Dennis Rufino (Emilio Solfrizzi), potentissimo manager nonché amico e socio in affari di Ottone; Biagio è così convinto di poter finalmente aver accesso alla vita e ai segreti del suo rivale così da poterlo distruggere. Ovviamente, tra una serie di equivoci, rivelazioni e contrattempi disastrosi, l'operazione si rivela più ardua del previsto.
Abbandonando l'amata Puglia per girare a Roma, con quest'ultimo film Sergio Rubini cambia anche registro, e mette da parte le atmosfere più cupe dei precedenti lavori per realizzare una commedia più leggera, con risvolti surreali, quasi fiabeschi.
La trama della pellicola segue così lo schema classico di tante commedie degli equivoci, giocando sullo scambio d'identità e sui tanti piccoli malintesi che ne derivano.
Qualche sberleffo alla cultura del capitalismo, con una battuta sull'imprenditore visto come incarnazione del male destinato all'inferno, e la presa in giro delle manie e delle nevrosi contemporanee, per arrivare alla più tipica delle morali da favoletta: ciascuna vita non è perfetta vista dall'interno e bisogna imparare ad apprezzare il buono della propria vita, compresi coloro che all'apparenza sembrano nemici.
I due protagonisti Marcorè e Solfrizzi, forti dei loro ben noti trascorsi da attori brillanti, sono a proprio agio con una comicità anche molto fisica, coadiuvati da una Margherita Buy qui nelle vesti insolite di una moglie con segrete tendenze da ninfomane. Brave, ma poco sfruttate le altre interpreti femminili Vanessa Incontrada (la moglie di Biagio Bianchetti) e Valentina Cervi (psicanalista nevrotica innamorata di Ottone).
Mi rifaccio vivo forse deluderà qualche fan del Sergio Rubini regista, che si allontana sia stilisticamente che tematicamente dai suoi precedenti film, ma divertirà chi è in cerca di una commedia leggera, farsesca, nel solco fertilissimo dei tanti recenti successi del genere nel nostro Paese.