Recensione del film d'animazione La bottega dei suicidi di Patrice Leconte, adattato da un racconto di Jean Teulé. L'idea alla base del romanzo prima, e del film poi, è geniale ed estremamente originale.
La bottega dei suicidi è un film d’animazione di Patrice Leconte, stimato autore francese che decide per la prima volta di cimentarsi con il mondo dell’animazione, adattando sul grande schermo un racconto di Jean Teulé, scrittore molto amato dal regista. Leconte, dopo aver letto il bizzarro e insolito romanzo, ha creduto che la scelta della trasposizione animata fosse l’unica possibile e, in effetti, sembra quella migliore. Ma il regista ( anche autore della sceneggiatura) non si è fermato qui, ma ha reso il film anche un musical, creando delle canzoni originali appositamente per la pellicola.
Il mondo è in una fase di crisi, tutti gli uomini sono infelici e pensano che la vita sia triste e inutile. Così aumentano sempre più coloro che pensano di farla finita, passando a miglior vita. Il tasso di suicidi ha raggiunto un livello altissimo, tanto che esistono dei negozi appositi per aiutarti a trovare il modo migliore per uccidersi. Una di queste botteghe è gestita dalla famiglia Tuvache, composta da il capofamiglia, la moglie incinta, una figlia e un figlio anch’essi tristi e stanchi di vivere. Fino al giorno in cui nasce il terzo figlio della coppia che ha la caratteristica innata di essere sempre allegro e sorridente. Alan è considerato dalla famiglia stessa un diverso ed è spesso costretto a limitare le sue espressioni di gioia come se fosse una cosa sbagliata. Ma il bambino non demorde e crede ancora che il mondo può tornare ad essere felice e che le persone possano di nuovo sorridere, non pensando più al suicidio.
L’idea che sta alla base del romanzo prima, e del film poi, è semplicemente geniale ed estremamente originale. Tutto è così ironico e grottesco e ti ritrovi a ridere della tragedia. La bottega è un ambiente fantastico, dove si possono trovare tutti i modi possibili per togliersi la vita, dai classici veleni (per i quali il prezzo varia a seconda della rapidità e dell’efficacia), ai gas, lalle corde per l’impiccagione, le pistole, le spade, gli insetti velenosi, fino alle lamette e chi più ne ha più ne metta. Addirittura, se si è in coppia a San Valentino c’è lo sconto per una morte doppia. Il tutto secondo il motto “trapassati o rimborsati”.
Nel La bottega dei suicidi le citazioni e i riferimenti cinematografici sono tanti, su tutti c’è sicuramente Tim Burton, maestro delle atmosfere dark e surreali, confermato dal regista stesso. Anche le canzoni sembrano uscite direttamente da un film burtoniano, in particolare la melodia di quella in cui i bambini organizzano il piano per riportare la speranza e il sorriso nelle persone sembra ripresa da una scena di The Nightmare Before Christmas, quando i tre birbanti partono per andare a rapire Babbo Rachele.
La bottega dei suicidi è un film sicuramente consigliato, a tratti geniale, con un ottima regia e sceneggiatura e un finale speranzoso e solare. Unica pecca sono gli intermezzi musicali, noiosi e spesso un po’ inutili, senza di quelli sarebbe stato un lavoro migliore.
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