

Recensione: L’amore inatteso
Recensione del dramma francese L'amore inatteso di Anne Giafferi: commedia impegnata del cinema transalpino sull'aspetto umano della quotidianità, nella ricerca costante e a volte disperata che porta ogni individuo a cercare l'amore.
di Erika Pomella / 22.03.2013 Voto: 6/10
Antoine (Eric Caravaca) ha una vita tutto sommato soddisfacente. La sua carriera da avvocato procede senza intoppi, grazie anche ad una dialettica che lo rende un difensore auspicabile; a casa, Antoine ha una famiglia serena, composta dalla moglie Claire e da due figli. Proprio a causa di Arthur, il figlio maggiore, Antoine viene richiamato all'ordine: il preside della scuola di Arthur, infatti, lo manda a chiamare per un colloquio.
Convinto che il figlio abbia problemi scolastici legati allo studio, Antoine si sorprende quando il professore, al contrario, loda i risultati del ragazzo, soffermandosi invece sulla situazione familiare. Cresciuto con un padre autoritario e burbero, Antoine viene quasi costretto a prendere parte ad un corso di catechesi per adulti. L'iniziale scetticismo dell'uomo – educato al cattolicesimo, ma da anni lontano dal praticare la fede – si tramuta ben presto in curiosità, fin quando gli incontri non diventano qualcosa di assolutamente imperdibile, tanto da suscitare i sospetti di Claire, del tutto all'oscuro dei passatempi serali del marito.
L'amore inatteso è la trasposizione cinematografica che la regista Anne Giafferi ha tratto dal best-seller transalpino Catholique Anonyme di Thierry Bizot, marito della regista. Al centro della narrazione, almeno nelle intenzioni, c'è una sottile riflessione sui temi della spiritualità e del sacro: l'illuminazione – se così si può definire – di Antoine passa attraverso il recupero di episodi di biblica memoria, che arrivano a parabole come quella del figliol prodigo (rappresentato da Alain, il fratello di Antoine, che sembra avere l'unico scopo drammaturgico di dissipare i beni di famiglia).
Pur non scendendo in prosaici e filosofici ragionamenti sulla condizione della religione ai giorni nostri e senza tentare di razionalizzare troppo il modo di reagire all'esistenza del sacro, Anne Giafferi sembra essere interessata solo in minima parte a raccontare l'aspetto cattolico della storia messa su carta da Bizot. Questo disinteressa intacca la buona riuscita del film; il punto nevralgico del racconto, infatti, dovrebbe essere improntato sugli incontri di catechismo, sul tocco di divino che si insinua nella vita dello scettico Antoine. Invece questi incontri rubati alla sera, questi scambi di opinioni e di segreti, risultano la parte più debole della pellicola, finendo in più di un'occasione per annoiare lo spettatore.
Molto meglio, invece, quando Giafferi decide di concentrarsi sui difficili rapporti interpersonali all'interno del nucleo familiare. In una sorta di rilettura dell'eterno ritorno, la regista mette in gioco tre figure maschili di cui Antoine è il centro perfetto. Desideroso di non diventare mai come suo padre, di cui ancora si prende cura, Antoine cerca di fare del suo meglio con Arthur che, a sua volta, vede il genitore con l'occhio accusatorio di un tormentato. In questi gioco di parentele e di eredità familiare L'amore inatteso riesce dove l'intento educativo e religioso fallisce. Ammantato dalla luce soffusa di una Parigi che, come sempre, riesce a ritagliarsi uno spazio da protagonista, con i suoi tetti d'ardesia e la placida Senna che accompagna i passi dei personaggi, L'amore inatteso riesce a creare un'empatia con il pubblico in sala quando si sofferma di più sull'aspetto umano della quotidianità, in quella ricerca costante e a volte disperata che porta ogni individuo a cercare l'amore. Non a caso il titolo originale del film recita Qui a envie d'etre aimé? (letteralmente: chi ha voglia di essere amato?). Tra il desiderio di essere un buon padre e un buin figlio, Antoine riesce a raggiungere il pubblico proprio per la condivisibilità di questi sentimenti, completamente umani.
Uscito in Italia con ben tre anni di ritardo rispetto all'uscita francese, L'amore inatteso si presenta come commedia impegnata del cinema transalpino, ma ben presto gli elementi più brillanti finiscono col rimanere intrappolati in una riflessione che, seppur risulta interessante sulla carta, appare priva d'anima sulle pagine di celluloide, facendo sì che la pellicola perda gran parte delle sue potenzialità.