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Recensione: Iron Man 3

Recensione del film Iron Man 3: commovente, divertente, adrenalico e a tratti fortemente epico; il merito è sopattutto di Robert Downey Jr. che regala il proprio cuore a chi crede ancora in lui.

"Possono togliermi tutto. Ma io sarò sempre Iron man".  Non sono bastati gli alieni del recente The Avengers a spingere oltre il baratro uno dei beniamini di casa Marvel. A distanza di tre anni dal deludente Iron Man 2il miliardario Tony Stark – interpretato sempre magistralmente dal divo Robert Downey Jr. – torna al cinema sotto la guida di Shane Black (Qualcosa è cambiato) e lo fa con grande stile, con un capitolo conclusivo (?) che rischia di diventare il migliore della trilogia.

Dopo i fatti di New York e le (dis)avventure del gruppo di supereroi denominati Vendicatori, Tony Stark ha abbandonato Manhattan e si è ritirato nella sua villa a Malibù, in compagnia della fidanzata Pepper (Gwyneth Paltrow), dove, suo malgrado, subisce le conseguenze dell'evento traumatico che l'ha visto come protagonista. Dopo essere saltato oltre il portale per sconfiggere gli alieni mandati da Loki, infatti, Tony è precipitato in un'esistenza fatta di insonnia cronica, difficoltà nel gestire le relazioni e un disturbo quasi compulsivo che lo porta a costruire armature su armature, fino ad arrivare alla modica cifra di 42. Come se non bastasse, il goliardico filantropo soffre di attacchi di panico che lo costringono a nascondersi dentro la propria armatura. Tutto questo, tuttavia, è destinato a cambiare quando la minaccia terroristica del Mandarino (Ben Kingsley), una sorta di Bin Laden sui generis, intacca la sfera personale di Tony, con il ferimento di Happy (Jon Favreau). A questo punto il popolo si aspetta che Iron Man reagisca: tuttavia il supereroe dovrà vedersela con una realtà molto differente da quella passata dai media. Oltre al mandarino, infatti, una nuova e potente minaccia arriva da Aldrich Killian (Guy Pearce) che, grazie agli studi di Maya Hansen (Rebecca Hall), ha creato dei superuomini che si autorigerano e che sono in grado di saltare in aria come bombe. Quando la vita di Pepper viene messa in pericolo, Tony dovrà mettere da parte tutte le sue fobie e, grazie all'aiuto del capitano Rhodes (Don Cheadle) e del piccolo Harley (Ty Simpkins), salvare – di nuovo! – il mondo.

Più che un film di supereroi, Iron Man 3 è un film sugli eroi. Nel terzo e possibile conclusivo capitolo di una saga che, negli anni, è stata in grado di riscrivere il genere supereroistico, il vero protagonista della drammaturgia non è più l'uomo di ferro, ma bensì Tony Stark. Alla goliardia che da sempre caratterizza il personaggio, la sceneggiatura di Shane Black Drew Pearce aggiunge ulteriori livelli di lettura, volti ad indagare il lato più umano di un supereroe che si è inventato come tale. Privo di superpoteri come i suoi "colleghi" (vedi Superman, Spiderman, Thor e così via…), Tony ha fatto della sua intelligenza la propria arma segreta, rivestendo la propria umanità di ferro e materiale d'avanguardia. Ma cosa succede quando l'uomo incontra il divino e l'alieno? La scelta più intelligente degli sceneggiatori è stata, infatti, quella di ambientare il film nell'immediato futuro di The Avengers, tratteggiando un personaggio che ha finalmente scoperto la propria vulnerabilità e che ora ne è spaventato. Non è un caso se ad ogni attacco di panico Tony fila a nascondersi dietro la sua armatura; cerca di nascondere il proprio livello umano, quel livello fragile e debole che potrebbe condurlo all'annientamento.

La prima parte del film, con una colonna sonora che rimanda l'immagine del "vecchio" Tony Stark, gioca soprattutto sull'analisi e la descrizione di questo cambio di carattere. La scelta saggia, tuttavia, è quella di continuare a giocare su questa umanità umiliata per quasi tutto il film: ecco allora che la grandezza di Tony non sta più nell'arrogante consapevolezza di poter piegare la materia a proprio piacimento. Il suo eroismo risiede nell'aver scoperto la propria vulnerabilità e decidere ugualmente di combattere per le persone che ama. Robert Downey Jr, in questo capitolo più che nei precedenti, riesce a dare forma solida al suo protagonista. E, mentre non mancano le solite frecciate satiriche verso il mondo che lo circonda, l'emergere di uno strato più intimo e personale riesce in maniera tanto folgorante grazie ad un'interpretazione maestosa. Dietro il fisico sempre statuario, l'attore riesce a rimandare allo spettatore uno spettro ampio di sentimenti, spesso grazie anche solo all'incredulità dipinta nei begli occhi scuri.

Detto questo, tuttavia, Iron Man 3 è anche uno spettacolo pirotecnico sostenuto da effetti visivi d'alto livello – vi consigliamo in particolar modo la scena del disastro aereo, un vero balsamo per gli occhi degli amanti degli effetti speciali – che deve gran parte della sua bellezza alle scelte registiche di un regista che riesce a sostenere il peso narrativo di due villain affascinanti e complessi. Guy Pearce è l'avversario che più di tutti – molto più del Mickey Rourke del secondo episodio – riesce a tenere testa ad Iron Man, a giocare con lui in  modo sadico, senza tuttavia rinunciare mai al proprio lato seducente e luciferino. Egli rappresenta quello che Tony sarebbe potuto diventare se avesse scelto una strada diversa.Gli scambi fra i due personaggi – anche quando avvengono a distanza – sono senz'altro elementi che permettono una più vasta immedesimazione con l'eroe della storia.

Commovente, divertente, adrenalico e a tratti fortemente epico Iron Man 3 è una macchina cinematografica perfettamente oliata, che funziona in ogni sua parte – anche se il 3D non sempre è funzionale al racconto. Merito di un equipe di prima categoria, che evidentemente ama il suo supereroe quanto gli spettatori. Ma il merito è sopattutto di Robert Downey Jr,, baldanzoso e bellissimo, tenero e micidiale, che parla al pubblico senza bisogno di grande orazioni, e che regala il proprio cuore a chi crede ancora in lui. Perchè la verità è questa: Tony Stark non è Iron Man. Iron Man è Tony Stark. Non perdetevelo!

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