Recensione Il violinista del diavolo
Vita e opere del leggendario violinista Niccolò Paganini raccontato come la prima rockstar nella storia della musica, tra fama ed eccessi; ad interpretarlo, la superstar del violino David Garrett.
di Matilde Capozio / 19.02.2014 Voto: 7/10
Quando si affermò nella scena musicale dapprima italiana, e poi internazionale, con i suoi sperticati virtuosismi e uno stile che infrangeva le convenzioni, inventando un proprio metodo di esecuzione che donava al suo strumento un'importanza del tutto inedita, in molti dissero che per arrivare a un tale livello di bravura, Niccolò Paganini doveva aver stretto un patto con il diavolo: solo una delle tante leggende che accompagnarono la figura, divenuta leggendaria, del musicista e compositore di origine genovese. Ed è proprio Il violinista del diavolo il titolo della pellicola, scritta e diretta dall'inglese Bernard Rose, che tenta di ricostruire la turbolenta vita di Paganini mescolando il mito a fatti realmente accaduti e documentati.
Il film comincia infatti mostrandoci un Niccolò bambino, rimproverato dal severo padre per la sua eccessiva creatività nell'approcciarsi allo studio del violino; anni dopo, Paganini (David Garrett) ha ormai fatto suo quello stile virtuoso e originale che caratterizzerà la sua composizione ma ancora poco capito dal pubblico, quando incontra un misterioso uomo di nome Urbani (Jared Harris). Egli si offre di diventare il suo manager chiedendo in cambio solo un'assoluta ed eterna lealtà. Il dissoluto Paganini, però, perde tutti i suoi soldi al gioco, e accetta per questo l'offerta di un impresario londinese, John Watson (Christian McKay), di recarsi a Londra per una serie di concerti nella città inglese. Il soggiorno nella capitale si rivela però non privo di difficoltà: proteste contro il musicista da parte di un gruppo di suffragette, un complesso rapporto con la stampa e l'incontro con Charlotte (Andrea Deck), la figlia dell'impresario, che farà sorgere qualche problema, in particolare tra l'artista e il suo manager.
A distaccare Il violinista del diavolo da un convenzionale e didascalico biopic è la prospettiva faustiana attraverso cui viene raccontata la storia; l'influenza del poema di Goethe è evidente soprattutto nel rapporto fra Paganini e Urbani, l'oscuro servitore del violinista, ma tutto il film è percorso da una riflessione sul fascino e l'ambiguità connessi a fama, successo e potere. Questo Paganini, che ha il look e i modi di una moderna rockstar, tutto genio e sregolatezza come tradizione vuole, è un dongiovanni tormentato, la cui arte è insieme la sua fortuna e la sua prigione, che finisce per essere guidato dalla comune passione per la musica anche nella ricerca di una donna da amare, complicando così ancora di più la propria vita.
Il ritratto che il film dipinge di Niccolò Paganini è quello di un precursore, un uomo che costruisce da solo la propria leggenda non solo per via delle innovazioni apportate in campo artistico e musicale, ma anche grazie ad un'immagine di sé sapientemente alimentata: sia che serva a mandare in delirio un adorante pubblico femminile, sia che gli attiri le critiche dei tradizionalisti e dei benpensanti, ogni elemento contribuisce a richiamare attenzione e denaro, con quel meccanismo oggi a noi ben noto, che verrebbe definito di "gestione dei media". Non è l'unico paragone con l'odierna concezione della fama, in quanto il film affronta anche la questione del difficile equilibrio tra carriera e vita privata, le contraddizioni insite nel successo, i compromessi a cui spesso bisogna arrivare per affermare se stessi, rinunce comprese.
L'elemento di sorpresa nel casting arriva proprio dal ruolo principale: a interpretare Niccolò Paganini, infatti, non è stato chiamato un attore di professione, bensì un vero e proprio musicista, e non uno qualunque: David Garrett è uno dei violinisti più conosciuti al mondo, pluripremiato e acclamato in moltissimi Paesi, a suo modo un innovatore anche lui, visto che ama coniugare la musica classica al rock, pop e rhythm and blues; Garrett è inoltre anche autore, insieme a Franck Van Der Heijden, degli arrangiamenti musicali del film, e presta al personaggio, oltre al talento, tutta la sua fisicità, così fondamentale per Paganini, la cui postura unica nell'esecuzione era divenuta il proprio marchio. A spiccare nel cast è anche il luciferino Urbani di Jared Harris (già malvagio professor Moriarty in Sherlock Holmes – Gioco di ombre).
Il violinista del diavolo è un film che intrattiene e coinvolge, e può essere interessante per chi voglia avvicinarsi alla figura complessa e affascinante di Niccolò Paganini, un artista che, secondo lo stesso David Garrett, continua, a distanza di secoli, ad essere insostituibile punto di riferimento per un aspirante musicista.