Recensione del film Il cecchino di Michele Placido con Luca Argentero e Violante Placido: un discreto poliziesco sufficientemente interessante. La storia di base richiama senza successo il duetto tra De Niro e Pacino nel capolavoro di Michael Mann. La trasferta francese di Placido non è riuscita del tutto.
Il cecchino è la nuova pellicola diretta da Michele Placido che per la prima volta esce fuori dai confini italiani e dirige un film di produzione francese, girato prevalentemente a Parigi e totalmente in lingua francese. I due sceneggiatori Cedric Melon e Denis Brusseaux hanno voluto Placido alla regia dell’opera dopo essere rimasti colpiti da Romanzo Criminale e il regista italiano ha accettato la proposta, anche se inizialmente, per sua stessa ammissione, era un po’ intimidito dalla sfida, ma, dopo aver letto il copione, e aver visto che il progetto comprendeva attori come Daniel Auteuil, Mathieu Kassovitz e Olivier Gourmet, ai quali si sono aggiunti in seguito i due italiani Luca Argentero e Violante Placido, figlia di Michele, si è tranquillizzato.
Una banda di rapinatori di banche sta per essere fermata dal Commissario Mattei (Daniel Auteuil), che è sulle loro tracce da tempo, ma improvvisamente un cecchino (Mathieu Kassovitz), appostato su un tetto, inizia a fare fuoco contro i poliziotti, così da far scappare i rapinatori. Uno di loro viene però ferito, sono quindi costretti a rifugiarsi presso un medico corrotto (Olivier Goumert) e a cambiare i loro piani iniziali. I criminali si dividono e una telefonata anonima rivela al Commissario il luogo dove il cecchino si è rifugiato. Quest’ultimo finisce in carcere e da lì scopre che è stato incastrato e che qualcuno li ha traditi, inizia da quel momento la sua caccia al traditore per vendicarsi e contemporaneamente la caccia di Mattei ai restanti componenti della banda.
Michele Placido ha definito questa sua nuova pellicola il suo Romanzo criminale francese. Ecco se pensate di andare in sala e vedere questo scordatevelo, Romanzo Criminale originale era tutt’altra cosa. Non che Il cecchino sia un brutto film, è un discreto poliziesco, un prodotto di genere che si lascia guardare, forse un po’ ingarbugliato ma in fin dei sufficientemente interessante, ma niente a che vedere con i precedenti lavori del regista italiano come il già citato Romanzo o Vallanzasca. La storia di base, con lo scontro e il testa a testa finale tra il Commissario e il cecchino, richiama lo splendido duetto tra De Niro e Pacino nel capolavoro di Michael Mann, Heat – La sfida, ma non basta questa somiglianza, o il nome che hanno in comune i due registi per accostare le due opere, perché se il modello era quello, l’operazione è fallita.
Il cecchino ci mostra una Parigi diversa da come siamo abituati a vederla, sempre tetra, scura, con un cielo nuvoloso e un’atmosfera cupa e minacciosa, perfetta per avvolgere lo spettatore all’interno della storia narrata. La trasferta francese di Placido non è riuscita del tutto, ma c’è comunque da apprezzare il coraggio e la voglia di mettersi in gioco e soprattutto di proporre film di genere, cosa sempre positiva per il cinema in generale.
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