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Recensione: Dead Man Down – Il sapore della vendetta

Recensione del film Dead Man Down - Il sapore della vendetta di Niels Arden Oplev, con Colin Farrell, Noomi Rapace, Dominic Cooper: un thriller convenzionale nella storia di fondo ma con personaggi e sviluppo narrativo diversi dal comune.

Dead Man Down – Il sapore della vendetta rappresenta l'esordio hollywoodiano del regista danese Niels Arden Oplev, diventato famoso nel mondo per aver diretto la versione svedese del best seller Uomini che odiano le donne e aver in questo modo portato alla ribalta internazionale la Lisbeth protagonista del film, ovvero quella Noomi Rapace che ormai sembra trapiantata definitivamente nel cinema a stelle e strisce dopo il ruolo di supporto femminile alla coppia Robert Downey Jr. e Jude Law in Sherlock Holmes – Gioco di ombre e quello di protagonista nel Prometheus di Ridley Scott. L'attrice svedese torna nuovamente a collaborare con il regista questa volta in coppia con Colin Farrell e Terrence Howard nel ruolo inedito del cattivo.

Victor (Colin Farrell) è un criminale che fa parte della squadra del signore della malavita newyorkese Alphonse (Terrence Howard). Da qualche tempo c'è qualcuno che lavora nell'ombra per arrivare direttamente al boss, uccidendo uno per uno tutti i componenti della gang. Alphonse inizia ad innervosirsi e la sua priorità diventa quella di scoprire l'identità del misterioso uomo, così anche quella di Darcy (Dominic Cooper), amico di Victor, che vuole a tutti i costi arrivare alla verità per poter fare bella impressione sul loro capo. Nel frattempo la storia del protagonista si intreccia con quella di Beatrice (Noomi Rapace), una giovane ragazza che vive con la madre (Isabelle Huppert) nel palazzo di fronte al suo, rimasta sfregiata dopo un brutto incidente causato da un uomo ubriaco alla giuda che però l'ha passata liscia. La donna cerca vendetta e trova in Victor la giusta persona che può garantirgliela.

Dead Man Down è un thriller convenzionale nella storia di fondo, quella della vendetta. I revenge-movie sono ormai all'ordine del giorno nel genere action, così come le sparatorie, gli inseguimenti d'auto e le uccisioni, tutti i classici espedienti dell'intrattenimento. Ciò che però distingue il film dalla massa è la messa in scena, la caratterizzazione dei personaggi e lo sviluppo narrativo che per alcuni versi sono affrontati in maniera più europea, dove lo zampino del regista si sente. Innanzitutto i due protagonisti sono delineati profondamente e non superficialmente come è solito nei film americani di questo tipo. Victor ha forti motivazioni, è una persona reale e non un semplice eroe da film immortale, ha sentimenti, paure, commette sbagli e ha una forte umanità. Ma la vera nota positiva è il personaggio della protagonista femminile, spesso superfluo negli action e relegato a semplice pupa della situazione. Beatrice è ossessionata dall'incidente, tutta la sua vita è proiettata alla vendetta che la rende cieca davanti a tutto. Solo l'incontro con un'altra anima dilaniata può farla tornare a prendere in mano la sua vita.

È bello vedere un thriller che dà tanta importanza alla psicologia dei personaggi più che all'azione di per sè, tanto che alcune scene sembrano tutto tranne che appartenere ad un film d'azione, con momenti di riflessione, di silenzio, di introspezione, grazie anche alla buona alchimia che si crea tra i due protagonisti. Il finale di Dead Man Down è sicuramente la cosa meno riuscita, dove torna la convenzionalità del genere, con il faccia a faccia conclusivo, la donna in pericolo, le tanto attese sparatorie e assurdità irreali. Ma dopotutto ci sta.

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