Recensione Bullet to the Head
Recensione del film Bullet to the Head, action thriller firmato Walter Hill con Jason Momoa, Sylvester Stallone, Christian Slater: film di genere, ben diretto, ben scritto e ben interpretato.
di Giorgia Tropiano / 17.11.2012 Voto: 7/10
Bullet to the Head è un action thriller firmato Walter Hill (I guerrieri della notte, 48 ore) con protagonista assoluto un Sylvester Stallone deturpato nel viso ma non nell’anima, che rimane sempre quella combattiva dei tempi di Rambo. La sceneggiatura è stata affidata allo scrittore italiano Alessandro Camon, candidato all’oscar per il film Oltre le regole – The messanger, il quale si è ispirato alla graphic novel Du Plomb Dans La Tete, scritta da Matz e illustrata da Colin Wilson. Nel cast anche Sung Kang (Fast & Furious 5), co-protagonista a fianco a Stallone, Christian Slater e Jason Momoa (Khal Drogo di Game of Thrones), nel ruolo del cattivo. La pellicola, girata a New Orleans, è stata presentata fuori concorso durante l’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
Jimmy Bobo (Sylvester Stallone) è un killer di professione, spietato e con delle regole ferree (non uccide donne e bambini), è un duro vero che è stato ventisei volte in prigione e se l’è sempre cavata. Dopo aver svolto un nuovo incarico, ovvero uccidere un poliziotto corrotto, Jimmy e il suo partner vengono attaccati in un bar da Keegan (Jason Momoa), un mercenario incaricato a sua volta di ucciderli. Quella sera Jimmy riesce a scappare ma il suo collega muore e lo scopo dell’uomo ora è quello di scoprire chi voleva ucciderlo e meditare vendetta. Ad aiutarlo sarà la persona che meno si sarebbe aspettata, uno sbirro (categoria odiata dall’uomo), il detective Taylor Kwon (Sung Kang), in cerca dei mandanti dell’omicidio del poliziotto. La nuova coppia di colleghi formatasi non potrebbe essere più diversa, uno spietato killer e un onesto poliziotto costretti a lavorare insieme per un fine comune, ma non per forza ad andare d’accordo e destinati a prendere strade diverse una volta raggiunto l’obiettivo prefissato.
Jimmy Bobo è una nuova maschera indossata da Stallone, che sembra non sbagliare mai un colpo quando si tratta di proporre al cinema nuovi personaggi duri e violenti. La forza del film è senza dubbio la fisicità degli attori scelti, in particolare quella del protagonista e di Jason Momoa, due colossi che combattono l’uno contro l’altro in una scena finale veramente tosta, come da molto tempo non si vedeva al cinema. Ma oltre all’azione, alla violenza, al combattimento fisico, la pellicola piace perché propone una storia di fondo, di per sé vista migliaia di volte (la vendetta per un amico ucciso), ma imperniata di battute ironiche che sono già leggenda, tutte ovviamente uscite dalla bocca di Stallone. Il rapporto tra i due uomini che si ritrovano obbligati a collaborare se pur mal volentieri e la loro incompatibilità è spesso fonte di contrasti che culminano nel finale aperto.
Jimmy è un eroe della strada, con il corpo segnato da una vita fatta di pericoli ed eccessi e non più giovane, ormai sulla via del tramonto, un eroe non del tutto positivo, che lotta per ciò in cui crede ma che uccide senza scrupoli per denaro. Vedendo sullo schermo Stallone in Bullet to the Head ci si chiede come sia possibile a 66 anni avere un fisico così, che sia merito dell’allenamento, della chirurgia o di un patto con il diavolo, fatto sta che l’attore è in forma più che mai e torna sullo schermo in un ruolo pensato e creato su misura per lui. Un film di genere, ben diretto, ben scritto e ben interpretato, assolutamente consigliato per chi ama Stallone, i film tosti e Walter Hill.