Recensione American Horror Story: Coven
Inizia bene la terza stagione di American Horror Story con ottimi spunti per poi finire con un crescendo di buchi in una storia banale.
di redazione / 06.02.2014 Voto: 5/10
Torna sul piccolo schermo la terza, attesissima stagione di American Horror Story, una serie ideata da Ryan Murphy, già ideatore di Glee e Nip/Tuck e Bryan Falchuk, produttore di Glee.
ATTENZIONE: La recensione contiene spoiler sulla Terza stagione di American Horror Story. Per non sapere in anteprima come evolve la storia non continuare a leggere.
Per tutta l'estate siamo stati invasi da teaser poster accattivanti e trailer continui che altro non facevano se non aumentare la curiosità per questa terza stagione. Dopo Murder House e Asylum, serie tv che ti obbligavano a rimanere incollato allo schermo prima e fremere per l'episodio successivo poi, l'attesa era trepidante tanto che alla prima puntata di Coven sono stati registrati oltre 5 milioni di ascolti.
Nella prime due stagioni di American Horror Story, gli ideatori ci hanno messo davanti a case infestate da fantasmi e da manicomi gestiti da suore senza scrupoli con annessi serial killer insospettabili. Ora, in perfetta coerenza con la tradizione 'horror' americana, troviamo congreghe di streghe che portano rancori dalla fatidica Notte di Salem. Da un lato troviamo Jessica Lange nei panni di Fiona, la Suprema, una strega dai poteri sovrannaturali di una forza incontrastabile che però è costretta a combattere una guerra personale contro il cancro. Ossessionata dalla vita e dalla giovinezza, riporta in vita Delphine LaLaurie, una nobildonna ricordata da tutti per aver torturato e ucciso centinaia di schiavi per creare maschere di bellezza con il loro sangue. Delphine fu fatta scomparire da Marie Laveau, moglie di uno schiavo che aveva torturato barbaramente nonché abile strega esperta nel voodoo. Marie riesce a seppellire viva Delphine dopo averle dato la vita eterna affinché possa soffrire per l'eternità. Tuttavia, Fiona, salvando Delphine, interrompe una tregua tra la sua congrega e quella di Marie Laveau. Parallelamente, troviamo le molteplici peripezie che caratterizzano le giovani streghe della congrega di Fiona e la disperazione di Cordelia, una delle insegnanti nonché figlia di Fiona, che vorrebbe avere un figlio con suo marito ma non ci riesce. I poteri di Fiona si stanno affievolendo sempre di più e questo significa che una nuova Suprema sta arrivando per prendere il posto conservato gelosamente da Fiona stessa.
Per questa terza stagione di American Horror Story sono state richiamate dalla prima stagione Taissa Farmiga, la problematica figlia della prima stagione, e Jamie Brewer, la figlia di Costance affetta da sindrome di Down. Sempre fedeli al brand, troviamo anche Jessica Lange, ormai la vera protagonista di questa serie televisiva, e Evan Peters che però in questa terza stagione ha un ruolo del tutto marginale rispetto alle prime due. Notiamo anche delle new entri, come Angela Bassett, recentemente vista sul grande schermo in Attacco al Potere, Gabourey Sidibe, conosciuta per la sua ottima interpretazione in Precious, e la fenomenale Kathy Bates, premio Oscar nel 1991 per la sua magistrale interpretazione in Misery non deve morire.
Questa terza stagione di American Horror Story, ambientata a New Orleans, ci propone la mitologia della stregoneria in una cornice molto suggestiva caratterizzata da ottimo gioco di colori che rende la serie dal forte impatto visivo. La storyline è molto più semplice rispetto quella delle prime due stagioni e paradossalmente risulta essere più dispersiva e confusionaria. Ci sono troppi buchi nella sceneggiatura e troppe scene totalmente fine a se stesse, come ad esempio il rapporto morboso tra Kyle (Evan Peters) e la madre che sfocerà nel sangue. Dopo Murder House e Asylum, Evan Peters viene rilegato ad un ruolo decisamente marginale insieme a Taissa Farmiga, colei che inizialmente sembrava dovesse essere la principale protagonista, la quale non riesce a lasciare un segno determinante nella serie. Sorte analoga è capitata al personaggio di Cordelia (Sarah Paulson), un personaggio dal fortissimo potenziale ma sfruttato nel peggiore dei modi con scelte pretenziose. Emblematica la scena in cui decide di perdere di nuovo la vista per acquisire un potere che aveva quando era stata accecata dal marito cacciatore di streghe. In breve, in questa serie troviamo moltissimi personaggi da forte potenziale che però vengono gestiti in maniera sbrigativa per lasciar spazio a scene del tutto futili ai fini della storia. Ancora devo capire il senso concreto dell'alleanza grottesca tra Delphine, diventata domestica della congrega e il fantasma del maggiordomo Spalding. O ancora la storia gestita malamente della vicina di casa, una cattolica estremista la cui vita sua e del figlio viene bruscamente scossa dalla presenza di queste giovani streghe. Altrettanto inspiegabile e futile la comparsata della popstar Stevie Nicks, anche lei una strega. Senza dubbio pesiamo salvare la magistrale interpretazione di Jessica Lange, ma ormai le performance dell'attrice non fanno più notizia. La Lange ormai è una colonna portante di questa brillante serie che se talvolta pecca di errori tecnici abbastanza banali, rimane comunque una delle migliori idee di questo secolo. Degno di nota è lo scontro finale tra madre e figlia per il titolo di Suprema in cui viene fuori il tema del rapporto madre figlia, in questo caso, perennemente tormentato.
Coven ha deluso molto le aspettative ma possiamo comunque affermare che era difficile replicare dopo due stagioni pressoché perfette e con pochissime sbavature. American Horror Story rimane una serie televisiva un po' patinata sotto molti aspetti narrativi e tecnici ma l'idea di base c'è ed è molto originale, cosa molto difficile di questi tempi (solo Breaking Bad è riuscita a dare una forte scossa al mondo delle serie tv). Attendiamo fiduciosi per la quarta stagione. Inizialmente si pensava fosse ambientata nel circo e negli spettacoli Freaks, tuttavia Murphy ha recentemente smentito affermando solo che Jessica Lange sta imparando il tedesco per la quarta serie. Noi attenderemo fiduciosi.